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Quale futuro per il nucleare in Europa?

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La crescente domanda di energia da parte della Cina e l’instabilità in Medio Oriente hanno fatto sì che il tema del nucleare diventasse uno dei problemi più pressanti per l’Europa.

La situazione è così preoccupante che la Commissione Europea ha deciso di intervenire in materia con la pubblicazione di un Libro Verde su come assicurare all’Europa una fornitura stabile di energia. Questo documento tenta di dare una svolta decisiva alle politiche che la Commissione ha cercato di promuovere senza grandi risultati. Il documento pone l’accento sui metodi con cui l’Europa può garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, stimolare la competitività e l’occupazione, incoraggiare l’innovazione e continuare la lotta al surriscaldamento globale. Alcune Ong hanno criticato il documento perché non prevede riduzioni del consumo energetico e l’uso di energie rinnovabili alla base della nuova strategia europea. Le critiche sono state riprese anche dal Ministro dell’Ambiente tedesco, Sigmar Gabriel. Il Libro Verde – lamentano le Ong – ha una serie di lacune imbarazzanti. Non menziona per esempio i metodi per ridurre il petrolio usato per i trasporti, nonostante questo settore sia responsabile del 70-80% di tutto il petrolio importato.

Europa ed energia, odio e amore

In tutta la storia dell’Europa l’energia è stata allo stesso tempo fonte di problemi e di soluzioni. Alla fine della Seconda guerra mondiale si tentò di trasformare le risorse, precedentemente impiegate nella produzione di armi, in maniera pacifica e produttiva.

Nell'accordo di Postdam gli Alleati inclusero un sistema di distribuzione della produzione di carbone e acciaio nel bacino della Ruhr. Ciò permise agli Alleati – alla Francia in particolare – il controllo di un’area altamente strategica e il livello di produttività dell’economia tedesca.

Nel 1951 fu creata la Ceca (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), la prima delle comunità europee. Seguì il trattato della Ceea (Comunità Europea dell’Energia Atomica), firmato a Roma nel 1957. Per l’Europa l’energia è stata molto più che una risorsa. È stato attraverso l’energia che la Comunità europea ha cominciato a consolidarsi dopo la guerra. È come se l’amicizia fosse stata costruita dal fumo che oggi ci soffoca.

Nera, grigia o verde?

Uno studio Eurostat mostra che la maggior parte degli europei vorrebbe veder incrementare l’energia verde ed è contraria al nucleare. Nonostante il parere dell’opinione pubblica, l’Unione Europea continua ad investire nell’energia nucleare. Continua così un lungo percorso iniziato nel 1974 quando l’Unione Europea ha speso più di 46.2 miliardi di euro in energia nucleare. Il Libro Verde si concentra su alcuni problemi relativi ai nuovi Stati membri, molti dei quali hanno energia nucleare, e come rivela il documento, hanno una legislazione molto poco rigida in materia di sicurezza. Nonostante le riserve che si possono avere riguardo l’energia nucleare, assicurarsi che questi Paesi aumentino gli standard di sicurezza europei dovrebbe rimanere una priorità.

Attualmente i combustibili fossili rappresentano il 79% del consumo europeo di energia, il 15% costituito da energia nucleare e solo il 6% dell’energia europea derivante da fonti rinnovabili. Dato l’attuale clima di incertezza riguardo i combustibili fossili, sta crescendo in Europa la richiesta di investimenti in nuove fonti di energia. Tuttavia Greenpeace denuncia le maggiori compagnie energetiche, che stanno ostacolando un processo non più rimandabile.

Translated from El futuro de la energía en Europa