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Professione Clown: Marenka e l'arte di far ridere

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Default profile picture Valentina

BrunchPolitica

Da 7 anni Marenka – alias Marenka Leins, 37 anni – calca i palcoscenici europei di lingua tedesca vestita da clown. Il suo mestiere, che ha imparato ad Hannover, poi in Francia e in California, è far ridere la gente.

Vienna, un fresco giorno di primavera, ore tre del pomeriggio. Sotto la volta sfarzosa del Caffé Central i camerieri si affrettano da un tavolo all’altro. Tra questi si può incontrare con un po’ di fortuna un vero pagliaccio. Contrariamente a tutti i luoghi comuni è femminile: si chiama Marenka. È struccata, porta il 37 di piede, naso piccolo, i capelli legati in una semplice crocchia, e veste abiti civili. È stata per la prima volta in un circo a 24 anni.

Osservare e assimilare

«Un clown osserva. La gente, se stesso. Ha la capacità di assimilare, di plasmare ciò che vede, e poi anche l’istinto di presentarlo davanti ad altre persone»

A dire il vero solo la cartella scolastica di cuoio, allacciata un po’ troppo stretta sulla schiena di Marenka, possiede qualcosa di clownesco. Ora Marenka ha un impegno a Vienna e spesso al pomeriggio sta per delle ore al tavolino di un bar. Bevendo un caffè viennese si gusta l’atmosfera piacevole e assorbe l’ambiente intorno a sé: «Un clown osserva. La gente, se stesso. Ha la capacità di assimilare, di plasmare ciò che vede, e poi anche l’istinto di presentarlo davanti ad altre persone».

Ed è possibile, che anche un momento in un caffè prima o poi cambi la struttura portante di un ruolo: l’uomo che si è appena innamorato, che, con fare deciso, cerca di aiutare la sua amata a togliersi la giacca e invece suscita una reazione a catena con vasi barcollanti, sedie che si rompono e attaccapanni che cadono; la signora elegante, che fa danzare il suo cucchiaio al ritmo di walzer nel “caffè lungo con latte”, o la domestica maldestra, che inavvertitamente finisce direttamente sotto la luce dei riflettori del palcoscenico e non sa come sfuggire a questa situazione spiacevole senza vergognarsi.

L'artista tedesca spesso porta in scena anche altri personaggiOltre allo spirito di osservazione il mestiere di Marenka richiede soprattutto massima disciplina. Come clown indipendente deve sviluppare non solo continuamente nuove idee per buffe coreografie, ma queste esigono anche di essere preparate con regolare allenamento per raggiungere la massima padronanza fisica. Inoltre questo significa trovare il costume adatto, curare i contatti e organizzare giornalmente nuovi impegni. Spesso Marenka sbriga il lavoro d’ufficio già dalle sette e mezza, poi segue un allenamento di parecchie ore. Il giorno termina quasi sempre appena prima di mezzanotte con il sipario che si chiude. Volendo, il clown Marenka riunisce molti mestieri diversi in una persona: è attrice, autrice, regista, manager… Tutto questo scorre insieme sul palcoscenico.

Viviamo di bugie

All’inizio intraprese la strada di clown all’età di 14 anni in seguito  all’esperienza con un mimo: «Creò un mondo che io potevo vedere ma che ancora non c’era». Quattro anni dopo Marenka, che in realtà si chiama Marenka Leins, prese parte ad un corso di pantomima stimolata da un’amica, e in seguito fece domanda per un seminario intensivo presentando un orribile video-messaggio da lei creato. Fu accettata semplicemente perché, come venne a sapere più tardi, non ebbe nessuna inibizione a mostrare che non sapeva fare niente. Questa sfrontatezza, insieme alla sincerità disarmante, è rimasta un’importante forza motrice per Marenka: «Senza accorgercene viviamo di bugie. Io ho bisogno di mostrarlo, [...] di rappresentare la vita vera, quella autentica».

«Viviamo di bugie. Io ho bisogno di mostrarlo».Un influsso determinante sulla sua formazione, Marenka lo attribuisce agli artisti Garold Andersen, Avner Eisenberg e sua moglie Julie Goell. Li ha incontrati a diversi stadi della sua formazione in Francia e California, dove ha studiato alla Dell'Arte School of Physical Theatre a Blue Lake. Ciò che Marenka ha imparato là, è oggi il suo marchio di fabbrica, che l'artista utilizza durante manifestazioni culturali, galà, feste e varietà e spettacoli, in Germania, Spagna, Austria, Svizzera, Paesi Bassi e negli Usa.

Sono solo brevi momenti, quelli che Marenka registra come un sismografo. Poi vengono raffinati e migliorati con una miscela adeguata di serietà e arguzia. Per una massima autenticità è stata necessaria talvolta la ricerca di studi ambientali adeguati degli anni '50, in negozi di antiquariato; il resto avviene sul palcoscenico. Anche da lì Marenka osserva, allo stesso tempo, persone seriose e interesse per il comico: «Se un uomo cade per terra, si ride. Se una donna cade per terra...ci si sente cattivi, se si ride. Se un uomo viene picchiato, si ride. Se una donna viene picchiata…questo è quasi un tabù. [...] Il pubblico ti indica cosa funziona e cosa no. I più grandi doni hanno avuto origine per me spesso da errori davanti al pubblico». Così si formano i suoi lavori, dalle banali situazioni quotidiane fino alla completa rappresentazione con un pieno impegno del corpo; spontaneo, dinamico e simulato, senza sforzo. Più spiacevole è l’errore, più grande è il potenziale di sviluppo. Ecco un autentico clown, anche se struccato.

Foto: marenka.de

Translated from Beruf Clown: Marenka oder die Kunst des Echt-Seins