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Processo alla NSU: un tribunale senza volto

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società

Il processo riguardante i crimini perpetrati dalla cellula terroristica neonazista Clandestinità nazionalsocialista (NSU) minaccia, già nella sua fase introduttiva, di degenerare in una farsa. Il colpevole sarebbe proprio il tribunale competente, che considera il pubblico come una scomoda presenza.

Inoltre, al processo non sono ammessi i giornalisti, ufficialmente per "mancanza di spazio" nell'aula. 

Nei riguardi del processo storico contro la cellula terroristica di Zwickau (Sassonia), l’interesse dell’opinione pubblica è particolarmente alto, anche a livello internazionale. Non a caso, visto che per quasi dieci anni numerosi attentati mortali hanno scosso la Repubblica Federale Tedesca. Otto persone di provenienza turca e greca sono state crudelmente uccise in una serie di attentati che è stata etichettata da parte dei media con l’infelice denominazione di “omicidi del kebab o del döner”.

Persino le indagini sono state un disastro: prima di riconoscere lo sfondo della destra radicale nella vicenda, le autorità hanno per anni brancolato nel buio, con in mano la sola ipotesi che i colpevoli provenissero ugualmente dall’ambiente degli immigrati. È stato indagato persino un chiosco di kebab al fine di scoprire le astuzie della presunta mafia. Solamente poco più di due anni fa è stato ritrovato il trio di assassini che bighellonava indisturbato in un camping. Fin qui tutto è a dir poco imbarazzante. Ma non è finita.

Entrambi gli uomini del trio omicida si sono uccisi, quindi solo la donna può essere dichiarata responsabile dei crimini commessi: Beate Zschäpe, una signora occhialuta, quasi quarantenne, designata indifferentemente come amante non a conoscenza dei fatti oppure come mandante. La donna sarebbe comparsa per la prima volta a metà aprile di fronte al tribunale della circoscrizione di Monaco, che nel corso di un maxiprocesso dovrebbe fare luce sui crimini ad opera della NSU. Tuttavia il tribunale si è reso ridicolo sin dall’inizio del processo.

Principio del levriero, fuori i media turchi

Già il primo tentativo di stabilire quali giornalisti dovessero essere ammessi nell’aula, idonea per 100 spettatori, si è rivelato un disastro: secondo il cosiddetto "principio del levriero" sono stati ammessi solo rappresentanti di media poco significativi, tra questi un’emittente radiofonica locale, mentre è stato vietato l’accesso ai media turchi, solo perché la loro iscrizione non era stata inviata tempestivamente. Il quotidiano turco Sabah ha presentato ricorsi costituzionali e ha avuto ragione. Di conseguenza i giudici hanno dovuto riorganizzare lo spazio in aula e procrastinare la data di inizio del processo.

Tuttavia il risultato del secondo tentativo è stato ancora più disastroso. In questa sede i media sono stati suddivisi in gruppi e sorteggiati. Per lo meno questa volta c’erano tre gruppi differenti: agenzie, media nazionali e media internazionali, tra i quali cinque posti per i rappresentanti turchi. Nonostante ciò, i media tedeschi ammessi al processono si sono rivelati ancora più assurdi di quelli del primo tentativo.

Ad esempio, nessuno dei grandi quotidiani tedeschi, eccetto il rotocalco scandalistico Bild, si è potuto fregiare di un posto nell’aula del tribunale. Non vi era posto né per la Süddeutsche Zeitung né per la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Per l’occasione sono stati pescati nuovamente diversi piccoli rappresentanti della stampa, quali la rivista femminile Brigitte e la versione online del giornale di annunci monacense Hallo München, le cui peculiarità sono segnalazioni di concorsi e foto di lettori. Su Internet circolano già bozze di prime pagine, come quella di Brigitte che promette di dedicare una galleria al colore scuro dei capelli di Beate Zschäpe.

Il carattere imbarazzante di questo processo, iniziato il 6 maggio, è difficile da superare. È chiaro che il tribunale consideri l’opinione pubblica come un male necessario. Anziché segnalare l’interesse, fomenta il timore di fronte ad un presunto clamoroso processo e si preoccupa di più degli strepiti pubblici che di una efficiente assegnazione dei posti alla stampa. Sicuramente viene richiesta cautela in un caso politico come questo di scottante attualità. Cautela deve però essere mostrata anche nello stesso processo, omettendo le decisioni marginali che screditano sin dall'inizio l’intera corte. L’avvocato a difesa di due famiglie delle vittime degli attentati critica la situazione ritenendo abbia un carattere farsesco. Per non parlare dell’impressione suscitata all’estero.

Imbarazzo inevitabile

Sarebbe stato semplice risolvere la questione dei rappresentanti della stampa se i giudici fossero scesi solamente di poco dal piedistallo. Se l’estrazione sembra una scelta irremovibile, i giudici avrebbero potuto suddividere in maniera più sensata i media in regionali e nazionali e garantire così che almeno alcuni giornali più autorevoli potessero rendicontare del processo. Questi sono sicuramente più importanti per il pubblico a cui si indirizzano rispetto a un giornale di annunci. La soluzione più facile sarebbe ed è a conti fatti trasmettere il processo semplicemente tramite video, come accade già in numerosi paesi europei.

Molti grandi quotidiani hanno già preso una posizione contro la decisione del sorteggio. Il tribunale dovrebbe occuparsi nuovamente dell’incresciosa questione dei posti riservati ai giornalisti e trovare una soluzione pragmatica, per poi dedicarsi finalmente al suo effettivo compito. Di ciò sarebbero soddisfatti non solo i parenti delle vittime.

Immagini: copertina Anti-NSU Demo (cc)Wikimedia, Brigitte Fake Cover (cc)FDB Liberté auf Facebook; Video (cc)deutschewelleenglisch/YouTube

Translated from NSU-Prozess: Gericht ohne Gesicht