Presi per il Pil: alternative felici alla crescita infinita
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Il dogma del Pil e della crescita domina incontrastato lo "zeitgeist" di questi decenni sui media, in politica e presso la pubblica opinione. Vi raccontiamo "Presi Per il PIl", un documentario che entra nella vita di quelle famiglie dell'Italia in recessione che hanno sposato la decrescita o semplicemente una visione alternativa. E sono felici.
L'Eurozona é nei guai: anche il Pil della Germania registra un segno negativo, la Francia ristagna e l'Italia, grande malato d'Europa, é tornata in recessione. Se dovessimo scegliere un termine chiave dei tempi moderni o semplicemente scegliere una parola magica, non potremmo escluderne uno, il prodotto interno lordo, o semplicemente Pil.
Qualche anno fa lo scrittore americano Jonathan Rowe "inventava" un personaggio immaginario e lo presentava al Congresso degli Stati Uniti come l'"Eroe del Pil". Questa figura, quasi letteraria, é un malato terminale di cancro alle prese con una costosa causa di divorzio. Il nostro uomo, in effetti, grazie al fatturato che porta agli ospedali e agli studi legali, contribuisce all’economia più di un marito felice e in perfetta salute. Sempre secondo la stessa teoria il “vigliacco” del PIL è un cittadino che va al lavoro in bicicletta, fa volontariato e coltiva nell’orto domestico la frutta e la verdura che consuma. Questa persona al contrario non crea valore, non svolge attività che abbiano un prezzo, non fa girare l’economia. In poche parole non genera PIL, ovvero il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti in un dato paese in un certo intervallo di tempo. Ma siamo sicuri che questa convenzione statistica sia un indicatore affidabile per misurare il benessere di una società?
A questa domanda ha cercato di rispondere un documentario. "Presi per il Pil", oltre un acuto gioco di parole, é il tentativo di esplorare una nuova tendenza di un tessuto economico e sociale in crisi come quello italiano, ma anche di dimostrare che esistono delle alternative concrete al dogma liberista della crescita perpetua, necessaria e infinita. Il regista Stefano Cavallotto e i due autori Lorenzo Fioramonti e Andrea Bertaglio in poco più di un'ora raccontano le storie dei "vigliacchi del Pil" che hanno deciso di utilizzare le risorse che la generosa natura paesaggistica italiana offre loro e che producono gran parte di quello che consumano in modo sostenibile. Le telecamere entrano nella vita quotidiana di quelle persone che "sono riuscite a emanciparsi dal modello 'lavora-consuma-crepa', ossia il dogma della crescita economica e dei consumi", secondo le parole dello stesso Bertaglio.
"Una scelta che in pochi sono disposti a portare avanti"
Storie di famiglie normali che hanno fatto una scelta diversa in grado di cambiar loro la vita, come Roberto che ha abbandonato il suo appartamento nel centro di Cagliari per tornare a Orrioli, piccolo paesino di campagna da cui proviene; Marta e Giorgio, lei medico e lui traduttore, che si sono trasferiti insieme ai 5 figli a San Damiano Macra nella provincia di Cuneo e che producono un formaggio prelibato; o ancora i giovani ragazzi "emigrati" a Pescomaggiore (L'Aquila), che hanno reagito alla precarietà economica di una generazione perduta per recuperare un territorio suggestivo che porta ancora le ferite del terremoto. Storie di coraggio e di duro lavoro, di chi pensa che il benessere non derivi dalla crescita e dalla società dei consumi, ma dal rapporto diretto e primordiale con la natura e dalle interazioni profonde tra le comunità umane nel lavoro, nella famiglia e nella condivisione. Una scelta che tuttavia "in pochi sono disposti a portare avanti", commenta amaro Bertaglio.
Non solo in campagna
Il documentario esplora anche quelle realtà associative come il Movimento per la Decrescita Felice che ha sposato le teorie divulgate da uno dei padri nobili della Decrescita come Serge Latouche, autore di molti saggi tra cui La Scommessa della Decrescita e intervistato a più a riprese insieme a Maurizio Pallante, fondatore di MDF.
E le città? Il comitato locale MDF di Torino, tra i protagonisti del documentario, é la testimonianza de fatto che il ruolo del centro urbano sia fondamentale. "Si parla spesso della campagna perché ha un aspetto più romantico e il fatto di avere l'orto e le galline salta maggiormente all'occhio, ma posso dire per esperienza avendo vissuto sia in megalopoli come Londra che in piccoli villaggi di poche centinaie di anime nella campagna astigiana, che vivere in città può offrire ancora più possibilità e spunti per vivere la decrescita". E qui Andrea Bertaglio si riferisce ai vantaggi offerti dal trasporto pubblico rispetto all'isolamento dei piccoli villaggi che impone l'uso del mezzo privato con i conseguenti costi economici e ambientali.
Perché ancora il Pil?
Ma se il Pil non indica il benessere di una società ed é stato già criticato dalla super commissione di economisti Premi Nobel come quella Stiglitz-Sen-Fitoussi, perché questa convenzione statistica non viene messa in discussione?
"Per due motivi: una certa inerzia a livello sia mentale che istituzionale e il fatto che il Pil, per come é stato concepito, dà modo a chi detiene il potere (economico, oltre che politico) di mantenerlo saldamente nelle proprie mani", risponde Bertaglio. "Se nel mondo invece dei soldi che girano si considerassero maggiormente gli atti di solidarietà si potrebbero vedere sconvolte molte priorità. Se invece le economie fossero basate sull'efficienza piuttosto che sugli sprechi, sarebbero in molti a non esserne contenti", prosegue, alludendo ad esempio alle multinazionali dei combustibili fossili che finanziano e influenzano i partiti o le campagne elettorali presidenziali, in poche parole alla politica.
E la decrescita felice secondo l'autore, ex vicepresidente di MDF Italia, "é politica pura, sotto certi aspetti." "È il desiderio di ridare alla cosa pubblica il giusto valore, non monetario", aggiunge, mentre cita l'esempio concreto di politiche per la decrescita felice, come il network Comuni Virtuosi, rete associativa di enti locali che promuovono politiche sostenibili sul territorio a misura del cittadino.
E l'esempio di queste famiglie, in un Paese come l'Italia della crisi e delle grandi risorse paesaggistiche, potrebbe essere un modello alternativo ed estendibile: "il nostro Paese offre enormi possibilità, non abbastanza sfruttate per il rilancio economico, legato al patrimonio paesaggistico, culturale o eno-gastronomico", aggiunge ancora Bertaglio. Forse la crescita economica non tornerà, ma la semplicità, la riscoperta del territorio e soprattutto la bellezza potranno salvarci.
In questi giorni il documentario sarà trasmesso in streaming su reteconomy. Per richiedere il dvd del documentario o organizzare delle proiezioni private contattare [email protected] o cliccare qui.