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Premio del cinema europeo di Copenhagen: niente di nuovo sul fronte occidentale?

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Cultura

In questa edizione, quattro delle sei pellicole nominate all’European Film Awards sono documentari o fiction che usano sfacciatamente la struttura del documentario. Un cinema che sembra senza fantasia e senza alcun finalista dell’Est. Tra i sei finalisti due italiani, Gomorra e Il Divo, La Classe di Cantet e The Orfanage di Bayona.

Quest’anno è toccato a Copenaghen accogliere la cerimonia di consegna dei premi, che si celebrerà sabato 6 dicembre sotto la direzioni di Wim Wenders. L’Accademia Europea del Cinema, che ha sede a Berlino, alterna ogni due anni la celebrazione di questo premio tra la capitale tedesca e altre capitali europee. Inoltre, com’è abitudine, i candidati sono stati annunciati durante il Festival del Cinema Europeo di Siviglia (forse il più prestigioso di questo settore nel continente). Più europeo, impossibile.

(Foto: www.europeanfilmacademy.org)

Altra curiosità: i sei film nominati sono stati prodotti dai cinque paesi più ricchi d’Europa: Francia, Italia, Inghilterra, Spagna e Germania. Il G20 avrà qualcosa a che vedere? O forse non c’è sufficiente talento nel cinema a Est? In ogni caso, sembrano essere due le pellicole che partono come favorite: la francese Entre les murs (La classe), per essersi meritata la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, e l’italiana Gomorra, che ha suscitato un interessante dibattito su scala europea. Una sorpresa potrà forse arrivare dal britannico Happy.  Di seguito, un piccolo riassunto, con trailer aggiunto, delle sei candidate al premio alla Miglior Pellicola Europea.

Gomorra (Italia, di Matteo Garrone)

Il libro su cui questa storia si basa, un’affresco sulla Camorra napoletana, è costato al suo autore un quasi esilio per le minacce di morte, subite. Sicuramente anche una pubblicità per questa produzione italiana d’impatto. Recentemente, la Camorra ha cercato di ostacolare il film, vendendo versioni pirata dello stesso senza doppiaggio (la versione originale è in dialetto napoletano, incomprensibile se non agli italiani stessi). Un ritratto realistico del sud Italia più povero.

Entre les murs (La classe, Francia, di Laurent Cantet)

Premiato nel Festival più spoetizzante e con il più basso livello cinematografico dell’anno (Cannes), altro candidato a metà strada tra la fiction e il documentario. Come ha dichiarato Nicolas Sarkozy, il film dimostra le difficoltà della scuola nella Francia di oggi, ma anche gli sforzi, le speranze e i risultati dei professori il cui lavoro al servizio degli alunni dà forma al film. Senza che serva come precedente, il Presidente francese ci ha preso. 

Happy go Lucky (La felicità porta fortuna, Inghilterra di Mike Leigh)

Di nuovo il regista inglese torna con una storia fatta di personaggi con personalità pittoresche. Sally Hawkins interpreta Poppy, una maestra elementare di 30 anni che vive con una leggerezza che sa di profondo. Divide un appartamento con una sua amica, Zoe, e passa il tempo libero uscendo e girovagando per pub. La sorella di Poppy critica il suo stile di vita e la avverte che dovrà mettere la testa a posto. Ma Poppy non l’ascolta anzi crede di essere felice.

El orfanato (The Orphanage, Spagna di Juan Antonio Bayona)

Nonostante abbia ottenuto ottimi risultati nei botteghini spagnoli, il film non è altro che una superproduzione ispirata al più puro stile hollywoodiano. Benedetta da Guillermo del Toro, El orfanato è horror ambientato in un antico orfanotrofio in cui avvengono fenomeni paranormali. Un’ evidente dimostrazione del basso livello creativo che attraversa il cinema spagnolo.

Waltz with Bashir (Valzer con Bashir, Israele/Francia/Germania, di Ari Folman)

Altro documentario, in questo caso, di animazione. Unicamente per l’originalità del genere merita la visione. Il film narra del massacro di Sabra e Chatila (Libano). Una notte in un bar, un vecchio amico racconta al regista che ha un incubo in cui lo inseguono 26 cani. I due uomini arrivano alla conclusione che l’incubo ha a che fare con una missione che fu realizzata per l’esercito israeliano durante la Prima Guerra del Libano, agli inizi degli anni Ottanta. Ma il protagonista non ricorda nulla del periodo: un viaggio nei meccanismi della memoria attraverso il sogno. Inquietante!

Il divo (Italia, di Paolo Sorrentino)

Il biopic (o film biografico) di Giulio Andreotti, per sette volte Primo Ministro in Italia. Ossessionato dal potere, minacciato (e accusato di collusione con) dalla mafia. Una radiografia mordace di uno degli uomini più potenti d’Italia.

Translated from Premios del cine europeo: ¿Se acaba la imaginación?