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Portrait of Naples #1 – Suzzanne: “Non sono io che ho scelto Napoli, ma in un suo qualche strano modo è Napoli che ha scelto me”

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È già da qualche tempo che avevamo per la testa la voglia di indagare la nostra città con occhi diversi, che è un po’ il concetto alla base di questo blog. Il filtro che abbiamo deciso di usare è quello dello sguardo e delle storie di giovani europei (non per forza provenienti da paesi membri dell’UE), storie di emigrazione, di scelte importanti, di lavoro e di vita.

Col tempo abbiamo scoperto che anche altri babelblog avevano in cantiere un’idea simile. Raccoglieremo quindi storie che traccino un po’ le nuove migrazioni di giovani, professionisti o meno, in Europa. Ecco la prima intervista della nostra serie, cui presto faranno seguito altre storie.

di Eliana De Leo. Foto di Eliana De Leo

Ho conosciuto Sue quest’estate, eravamo entrambe ad un meeting internazionale di Couch Surfers in Costiera Amalfitana, nel marasma di così tante persone non avevo avuto modo di conoscerla o di capire che persona fosse. Ci siamo rincontrate ed ho scoperto che da qualche tempo vive a Napoli per questioni lavorative: insegna inglese in un’azienda con sede nei complessi industriali della provincia vesuviana. Dopo qualche mese di permanenza in città il suo collega Pete ha accettato il trasferimento a Roma. Lei, invece, nonostante il contratto e l’offerta di un altro lavoro nel nord Italia, ha deciso di restare qui a Napoli, nel suo accogliente appartamentino in centro, dove trovo ristoro in un pomeriggio piovoso, di quelli che “non toglie acqua da terra”, davanti a thè all’inglese il trucco è non lasciare il filtro in ammollo per più di 5 minuti e roccocò e susamielli, siamo sotto natale e a Napoli sono i dolci tipici di questi tempi. Il connubio in quel momento mi sembra praticamente perfetto.

Suzzanne #1 Sue ha 28 anni, è una ragazza gentile, socievole ed una perfetta cittadina del mondo. Mi racconta che prima di trasferirsi a Londra ha vissuto con la sua famiglia a Dubai, poi in India ed ora è a Napoli da maggio ed ha intenzione di restarci ancora, nonostante la prima volta che vi ha messo piede, arrivata alla Stazione Garibaldi l’estate scorsa, ha pensato: “Oh My God, questa non può essere l’Italia, questa sembra più Mumbai!” Chi ben comincia… “Poi abbiamo preso la barca per andare a Capri, ho visto il panorama, il Vesuvio e sono rimasta semplicemente stupita, ho mangiato la mia prima pizza da Michele e non avevo mai assaggiato nulla di comparabile che si chiamasse pizza! A parte queste cose molto semplici, sono arrivata che non avevo idea di come Napoli fosse e sono andata via incuriosita da una città interessante, ricca di personalità e carattere”.

Quando sono tornata per viverci, quest’anno a maggio, ho iniziato a vedere le cose in maniera più definita. Ho la sensazione che qui non sia “Europa” in senso stretto è una posto europeo certo, perché sei in Italia e le persone parlano italiano ma qui c’è qualcosa di diverso, vedo Napoli come un piccolo paese a sé all’interno del continente Europa. Mi fa sentire più vicina all’India, l’essere una città così caotica, i negozietti piccoli e stretti, la possibilità di mangiare tanti cibi per strada, ci sono anche le ape car in giro che vendono frutta e verdura che generalmente in india sono usate come Taxi”. Quando mi racconta questo particolare sorrido pensando ai miei ricordi di bambina, che non sono molto differenti dai suoi, quando ad Ischia si tornava a casa dal mare in motoretta, il taxi-ape generalmente addobbato con sonagli e amuleti scaramantici.

Cosa pensi che offra questa città ad una persona della tua età?

Che non ti annoi mai, ogni giorno è diversa. Per me ogni giorno è un’avventura, avete proprio un modo vostro di fare le cose, mi piace perfino il caos, ed io abito al centro quindi ne so qualcosa. E poi, hai la possibilità di fare moltissime cose che io credevo fossero soltanto per gente ricca! Prendere una barca ed andare a passare la giornata su spiagge bellissime o su isole come Capri e Procida non è così scontato. Ci sono i bar, i club ed i ristoranti aperti fino a tardissimo, vedi piazza Bellini, qui in centro, puoi restare a chiacchierare ed a bere con gli amici per strada, fino al mattino. Quella piazza è uno dei miei posti preferiti in assoluto, è così casual potresti scendere in pigiama e sentirti comunque a tuo agio.

Confesso che sentir dire questo genere di cosa da una londinese mi stupisce non poco. Tralasciando per un istante l’entusiasmo, hai incontrato delle difficoltà? Il mio problema principale è la lingua, io insegno inglese come madrelingua quindi non conosco l’italiano e per me è molto difficile in varie situazioni interagire con le persone, avere una vera conversazione. Ci sono molte persone che capiscono l’inglese ma non lo parlano. Riesco ad andare a comprare il pane ma non posso andare oltre, purtroppo. Altra grossa difficoltà è legata ai trasporti, lavoro fuori Napoli ed è difficile raggiungere l’azienda ogni mattina, quando è possibile preferisco camminare a piedi è il modo più semplice e rapido per spostarsi. Non credo che questa città sia collegata molto bene, è basata troppo sulla cultura dell’auto, la sera i treni non partono dopo le 23, se non hai un’auto o uno scooter puoi spostarti poco. Non puoi dipendere dal trasporto pubblico. E poi… ci sarebbe un’altra cosa, ma non è un reale problema, non ci sono molti ristoranti diversi da quelli tradizionali, la domenica è difficile mangiare qualcosa che non sia pizza!

La cosa migliore e la peggiore

''La migliore in assoluto, le persone, i miei amici Couch Surfers di Napoli sono le più gentili e disponibili che io abbia mai incontrato, ed anche i miei studenti, mi mancheranno, una classe di ragazzi rispettosi ed educati. La peggiore è stata sotto gli occhi di tutti a lungo purtroppo, è la questione spazzatura. Per quanto ne so quando sono arrivata la situazione non era all’apice della crisi, comunque dove abitavo prima nei pressi di piazza Cavour era davvero pieno. Io ho vissuto a Mumbai che è una città pericolosa e orribile, quindi mi ci sono abituata facilmente ed ora si sta molto meglio per fortuna, ma per altri può essere davvero shoccante. Una mia collega scozzese appena ha messo piede a Napoli l’ha odiata.''

Ovviamente mi aspettavo che avremmo affrontato in qualche modo l’argomento spazzatura. Il fatto è che Sue è un’entusiasta, sembra che ai suoi occhi anche le cose più gravi e disastrose diventino piccole. Non nascondo che mi piace questo modo di affrontare la vita, le difficoltà che ti mette davanti. Decido di spostarmi su argomenti di più ampio respiro, per capire se sia davvero questo il suo approccio alla vita o se sia solo il fatto di essere da non molto a Napoli a farla parlare così.

Suzzanne #2Pensi che Napoli sia una città moderna e multiculturale? Puoi essere onesta, tanto lo so che vieni da Londra… Ci sono molte persone straniere che vivono qui ma non basta questo per far sì che una città sia da considerarsi multiculturale, ovviamente non è paragonabile a Londra che è “troppo” multiculturale, lì non interessa a nessuno da dove vieni; ho incontrato davvero tanta gente straniera a Napoli, questo vuol dire che ci sono possibilità di lavoro qui per chi proviene dall’estero. Ma non è ancora abbastanza multiculturale dal mio punto di vista, un esempio banale: qui tutti i film al cinema sono in italiano, senza sottotitoli eccetto rari casi, di nuovo il cibo, sono pochi i ristoranti di altre etnie. Non è una città moderna, anche in questo caso si possono fare esempi molto semplici, i negozi la domenica sono chiusi tutti, non esistono negozi aperti 24 ore, dopo le 20 non hai la possibilità di acquistare più nulla, non puoi pagare con la carta di credito se non da una determinata cifra in su. Ma va bene - dice sorridendo - a me non piacciono le città ultramoderne.

Ti va di parlarmi dell’Unione Europea dal tuo punto di vista di cittadina del mondo? ''L’Unione Europea è una cosa meravigliosa, è di per sé un messaggio di integrazione, la mobilità che ti consente è la cosa che amo di più. In termini politici, con tutte le difficoltà che in questo momento si stanno affrontando in termini di occupazione, per esempio, la mobilità per un ragazzo greco o portoghese o italiano ma anche inglese è fondamentale. È chiaro, ci si poteva spostare anche prima ma con quante difficoltà che sono state completamente abbattute? Noi ormai ci siamo abituati e non ce ne rendiamo conto, è praticamente normale fare un biglietto sola andata per un altro paese europeo. ''

Lo sapevo, è proprio così, inguaribilmente positiva, e allora la domanda sorge spontanea…

Parliamo della crisi? Tu, personalmente, ne hai risentito? Ad essere sincera no, e so di essere una privilegiata. Ma quando lavori nell’ambito dell’istruzione non risenti della crisi, c’è sempre bisogno della scuola! - mi scappa un sorriso amaro, pensando che forse questa è una regola valida per la Gran Bretagna, non per noi, ma Sue fa scappare subito questo pensiero dicendomi che in effetti - a Londra è difficile lavorare come insegnante d’inglese, e non tanto per la crisi ma perché il governo inglese non consente agli studenti stranieri di imparare l’inglese (se non nei college privati) per una questione di immigrazioni illegali e questo ha ridotto notevolissimamente il numero di studenti. Ma se insegni inglese in paesi che non siano la Gran Bretagna, trovi sempre lavoro. So di essere fortunata per questo.

Mentre parliamo di crisi il thè è ormai finito, i susamielli pure, si sono fatte le 7 e Sue mi dice che in serata ha appuntamento con un po’ di amici per uno scambio culinario, inizia a tagliuzzare verdure, trafficare con pentole e così al nostro potpourri di tradizioni culinarie, si aggiunge un fortissimo odore di masala, mia madre è stata in India poco tempo fa e me l’ha spedito, senti che profumo…