Polonia: l'Europa tira fuori gli artigli
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Matteo IacovellaIl 13 gennaio la Commissione europea ha avviato un’indagine su Varsavia. Vuole accertare se le ultime riforme varate dalla Polonia violano o meno i princìpi della democrazia e dello Stato di diritto. Mentre secondo alcuni commentatori l’UE deve guardarsi bene dal sanzionare il Paese, altri invitano il Governo polacco a prendere sul serio l’ultimatum di Bruxelles.
Varsavia non deve ignorare l’ultimatum
Le azioni dell'UE sono un chiaro ultimatum rivolto al Governo polacco, analizza il giornale scandalistico e conservatore Fakt: «Una parte dei commentatori ha minimizzato la decisione della Commissione. (…) Ci troviamo però di fronte al primo processo di questo tipo in tutta la storia dell'UE, e questo andrà a tutto svantaggio della reputazione del nostro Paese. Gli eurocrati ci hanno strappato il titolo di Paese leader fra i nuovi membri dell'Unione e ci hanno fatti accomodare in panchina. È un segnale di allarme per il PiS (Prawo i Sprawiedliwość, Diritto e giustizia, partito conservatore ed euroscettico al Governo, n.d.t.). Il PiS non può spiegare le sue azioni politiche, e neanche il modo in cui queste sono attuate, facendo riferimento solo alla sua vittoria elettorale o alla volontà popolare, in quanto il popolo stesso non ha votato il PiS perché riformasse radicalmente la Corte costituzionale. In campagna elettorale, quantomeno, non se ne era parlato».
Da Fakt Polonia » 14/01/2016
L'UE rispetti la volontà dell'elettorato polacco
Dialogo sì, sanzioni no: è questa la linea suggerita dal liberal-conservatore Neue Zürcher Zeitung sui rapporti fra l'UE e la Polonia. «L’avvio dell'indagine sullo Stato di diritto, che consiste in primo luogo nella ripresa del dialogo fra Bruxelles e Varsavia, può essere (…) un mezzo adatto ad incoraggiare la reciproca comprensione. (…) Tuttavia minacciando sanzioni contro la Polonia (tra l'altro con scarsa possibilità di vederle davvero applicate), l'UE segue un approccio sbagliato, che con ogni probabilità si rivelerà controproducente. In primo luogo, le sanzioni inciterebbero ad atteggiamenti difensivi e al nazionalismo e non farebbero che legittimare la già discutibile politica del PiS. In secondo luogo, sanzioni di questo tipo metterebbero in discussione i valori fondamentali su cui la stessa Unione europea si basa. La mancanza di rispetto nei confronti della sovranità e della volontà dell'elettorato polacco non è in linea con i princìpi di una democrazia».
Da Neue Zürcher Zeitung Svizzera » 14/01/2016
La Lituania tra incudine e martello
Non esiste una sola risposta giusta alle vicende che si stanno sviluppando in Polonia, spiega il politologo Kęstutis Girnius sul portale online Delfi. «Secondo gli osservatori occidentali, alcune delle più recenti azioni del Governo polacco sono in contraddizione con i princìpi di uno Stato di diritto. Il Governo ignora le decisioni della Corte costituzionale mentre cerca di assumere il controllo dei media. (…) L'UE non può restare cieca di fronte a un Paese che disconosce i suoi valori fondamentali. Se il tentativo di sanzionare la Polonia fallisce, l'UE dimostrerebbe di essere una tigre di carta. Le sanzioni, qualora fossero applicate, umilierebbero il più potente fra gli Stati dell'Europa orientale e molti polacchi vedrebbero nell'Unione un nemico da combattere. Qualunque sia il voto della Lituania (tutti gli Stati membri devono decidere all'unanimità) ha poca importanza: in ogni caso susciterebbe l'indignazione o della Polonia, da un lato, oppure della Germania e di Bruxelles, dall'altro».
Da Delfi Lituania » 14/01/2016
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