Piccole radio (europee) crescono
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Anna NarcisiIn Francia propongono uno sguardo multiculturale e giovane sull'Europa.
Parlare di Europa in modo diverso alla radio? Com’è possibile se le redazioni e i corrispondenti sono al 100% italiani? Due nuove emittenti radiofoniche e un programma sono state recentemente inaugurati in Francia per offrire uno sguardo più multiculturale, soprattutto ai più giovani: 'Eur@dioNantes', 'Eurosph’R' e Europe N’Roll. Una novità per le orecchie francesi, non abituate a notiziari flash pronunciati con accento greco o tedesco. Queste emittenti trasmettono anche musica proveniente da tutta Europa, ma senza cadere nello stereotipo folcloristico. Il programma Europe N'Roll trasmette reggae ungherese, Contrebande su Eurosph'R scopre invece veri e propri talenti in tutta Europa.
Il giornalista europeo di prossimità
Nella primavera del 2005 Florence Aubron, una giornalista di Nantes, decide di lanciare un progetto pilota di radio locale, ma a vocazione europea, chiamato Eur@dioNantes. Il suo obiettivo è quello di riunire un gruppo di giornalisti provenienti da ogni angolo d’Europa per trattare la cronaca di Nantes secondo le diverse culture e formazioni. «Desidero creare – spiega – una radio sia per i francesi che per gli stranieri, che moltiplichi i punti di vista sull'Europa». Florence vorrebbe che Eur@dioNantes, le cui trasmissioni sono iniziate lo scorso 12 maggio, diventi un'occasione per formare un nuovo genere di giornalista – «il giornalista europeo di prossimità» – il frutto di una generazione che ha fatto propria la mobilità europea, che parla diverse lingue e che vede l'attualità locale con uno sguardo nuovo. Un altro obiettivo è quello di dare maggior spazio alle notizie dei Paesi vicini, così da confrontare la loro situazione interna con quella francese.
Per Sophie Barbier, presidente d’Eurosph'R, lanciata sul web il 9 maggio 2006, la creazione di una frequenza europea era un vecchio sogno. Adolescente negli anni Ottanta, Sophie ha conosciuto la primavera delle radio libere e afferma che oggi «le grosse radio commerciali come Skyrock hanno mangiato le più piccole». Nella sua «prima radio online dedicata all’Europa» Sophie ha voluto riproporre la libertà di toni e d’espressione che caratterizzava le prime radio associative, proponendo così «una nuova modalità di fruire la radio» via Internet. Quanto all'indifferenza generale nei confronti delle problematiche europee, la giornalista dice di volerla combattere attraverso un mezzo di comunicazione dinamico, originale e che sappia analizzare i fatti con un linguaggio chiaro.
Nessuna propaganda
Margot Reis e i suoi collaboratori desiderano far comprendere l’Europa a chi ha meno di 25 anni. Questa studentessa della facoltà di Scienze Politiche della Lorena ha riunito alcuni suoi compagni e ha lanciato, nell'ottobre 2006, la trasmissione Europe N’Roll su proposta del direttore di Radio Fajet, una piccola emittente associativa con sede a Nantes.
La redazione, che in breve tempo ha potuto contare sull'appoggio di diversi studenti Erasmus, cerca di avere un approccio giornalistico nuovo e giocoso, spesso concentrato sulle notizie di un Paese europeo. «L’attualità viene commentata – spiega Margot – per renderla accessibile ai giovani, soprattutto ai ragazzi dai 15 ai 18 anni. Cerchiamo di usare un lessico adeguato, ma senza fare propaganda».
La situazione è abbastanza precaria per queste piccole radio che vogliono restare indipendenti e cercano inserzionisti europei pur non essendo grandi gruppi. Sono poche quelle che raggiungono i criteri di selezione per beneficiare delle risorse dei Programmi Gioventù finanziati dalla Commissione Europea.
Laurence Aubron, ad esempio, ha intrapreso una vera e propria maratona per ottenere qualche finanziamento per Eur@dio Nantes dai collettivi locali e dal Ministero per le Politiche comunitarie. Nessuna sovvenzione, però, è arrivata da Bruxelles. Anche Eurosph'R finora non ha trovato alcun finanziamento perché, secondo Sophie Barbier «le tematiche europee non sono molto redditizie».
La struttura stessa di queste radio, che a volte sopravvivono solo grazie alla forte motivazione dei suoi fondatori e dei volontari, fa venire a galla anche il problema della qualità e dell’obiettività dell’informazione diffusa. Queste emittenti, infatti, coinvolgono soprattutto i cittadini europei e non i rappresentanti politici o i professionisti dell'informazione. Le notizie di cronaca, poi, prendono il sopravvento su quelle istituzionali. Esiste quindi un rischio reale che il mezzo di comunicazione diventi un grande forum di discussione tra giornalisti improvvisati e militanti fortemente coinvolti nella causa europea. In questo caso la mancanza di oggettività e l'eventuale propaganda sono scogli difficili da evitare. Ma non è detta l'ultima parola. La primavera delle piccole radio europee porterà i suoi frutti?
Translated from Radio : l’Europe jusqu’au bout des ondes