Peseta, lira, franco e dracma: perché l'euro ha le ore contate
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Default multipli, ritorno alla lira, alle pesetas, perfino ai franchi? Fine dell’euro, separazione dell’unione monetaria, frantumazione dell’Unione Europea. E’ una catena senza fine, e ci sembra ancora pura fantascienza. Eppure la fine delle moneta unica per la stampa e gli economisti europei non è più un tabù. E’ una previsione elementare. A meno che…
Spagna: comunque vada, il caffè al bar sarà troppo caro
L’editor della versione spagnola di cafebabel.com salta sulla sedia: “Ormai lo dicono tutti i giornali, è la fine dell’euro!”. Ha appena letto un articolo di El Pais, il migliore che la stampa europea abbia pubblicato sui possibili scenari economici. Il quotidiano di Madrid ne individua quattro, e in tutti i casi il cittadino medio, tra sei mesi, non potrà permettersi un caffè al bar. Vediamo perché.
1° scenario: La Spagna torna alla peseta, il cambio è lo stesso del 2002. La recessione è brutale ma è compensata dai picchi di esportazioni e turismo, grazie alla svalutazione decisa dalla Banca di Spagna. E’ lo scenario meno pessimista, che segue le previsioni di Capital Economics, centro di ricerca inglese secondo cui, ai PIIGS, l’uscita dall’Euro conviene. I trattati non permettono l’espulsione o l’addio forzato all’Unione Monetaria? Risponde la storia: gli choc economici e politici hanno portato al crollo di altre unioni come l’URSS o la Yugoslavia.
2°: Torna la peseta, che si svaluta del 40%, la disoccupazione sale al 23%, il Pil perde tra i 30 e i 40 punti percentuali: l’addio all’euro è una catastrofe, come spiegano gli esperti di UBS, Citigroup e Rabobank. Il motivo è semplice: i privati e le imprese, prima che sia troppo tardi, svuoterebbero le casse delle banche spagnole per portare i propri risparmi altrove.
3°: La Spagna esce dall’area euro e bisogna fare in fretta, ci vuole un corralito, come quello che permise all’Argentina di tenere le banche chiuse per evitare il ritiro dei risparmi. Le banconote diventano “euro peseta”, una sorta di euro svalutato, con un’astuzia tecnica per passare gradualmente a una nuova moneta. Secondo il gruppo giapponese di servizi finanziari Nomura, il debito privato interno e gran parte del debito pubblico si potrebbero convertire nella nuova moneta.
4°: Tutto continua con la stessa lentezza con cui Angela Merkel e le istituzioni europee ci hanno abituato: continuano gli aiuti ai paesi in difficoltà e viene abbuonata gran parte del debito di Italia, Spagna e Portogallo, così come è stato già fatto in Grecia. Il caffè costa sempre 1 euro e 50, ma i tagli di bilancio e le politiche di austerità sono sempre più duri: meglio ordinare una tisana.
Italia: una Cassandra sottovalutata aveva previsto il Contagio
Loretta Napoleoni è uno dei più celebri economisti italiani. Aveva previsto tutto ma non così in fretta, e ha dovuto aggiornare le conclusioni del suo ultimo libro, Il Contagio. Dissoluzione dell’euro e default multipli, per l’Italia un amaro ritorno alla lira: “Questa politica di austerità porterà alla contrazione delle entrate pubbliche e quindi all’aumento in valori percentuali del debito rispetto al Pil, anche perché gli interessi sul debito rimarranno elevati” – scrive. “Dovrebbe essere l’Ue ad approvare e guidare l’uscita temporanea dei Piigs dall’euro e la svalutazione delle monete nazionali per riequilibrare le economie, ancor meglio sarebbe creare un euro a due velocità. E stabilire parametri più realistici (e controlli più efficienti) per il reingresso nel futuro”.
Germania: prudenza e silenzio stampa
Sono in tanti a prevedere l’uscita volontaria della Germania dall’euro, e uno studio dell’economista Dirk Meyer dell'Università Helmut Schmidt di Amburgo è stato rivelato lunedì scorso dal quotidiano italiano Repubblica: le perdite per lo stato tedesco sarebbero tra i 250 e i 340 miliardi di euro, ma nella situazione odierna la Germania sborsa 80 miliardi all’anno per aiutare la Grecia e i suoi fratelli maggiori. Nella stampa online tedesca, non vi è nessun accenno al piano, nessuno parla di addio all’euro, gli editoriali non si sbilanciano. Solo prudenza, la stessa con cui si muove il cancelliere Angela Merkel.
Francia: l’Euro può sparire prima di Natale
Nicolas Sarkozy le sta provando tutte, ma non riesce a convincere il cancelliere tedesco né sugli eurobond, né sul ruolo della Banca Centrale Europea come prestatore di ultima istanza nei confronti degli stati. Anche per Le Monde, si tratta di temi cruciali della sopravvivenza dell’Euro. Martedì scorso, l’economista e storico Nicolas Baverez nelle pagine economiche parlava di “fine partita”, individuando come causa l’impotenza e la mancanza di leadership dei politici europei: “Per salvare l’Europa – ha scritto – Parigi deve rinunciare alla crescita a credito e Berlino alla chimere di un monetarismo anacronistico”.
L’ex consigliere di Mitterrand Jacques Attali, in un’intervista al quotidiano gratuito 20 Minutes, prova a usare la leva delle feste di fine anno: “C’è una possibilità su due che l’euro sparisca prima di Natale”. Non ha tutti i torti, il 9 dicembre la stampa europea attende a Bruxelles il summit decisivo dei capi di governo. La ricetta, secondo Attali, è in tre punti: permettere alla BCE di fare come tutte le banche centrali del mondo, ovvero di acquistare direttamente i titoli di Stato dei paesi più indebitati (come vuole la Francia); creare un sistema rigido di controllo europeo dei bilanci (come vuole la Germania); modificare i trattati per una politica fiscale comune e istituire gli eurobond (alla prima dice no la Francia, ai secondi dice no la Germania). L’alternativa? “Il disastro”. Per gli scambi commerciali in Europa, per i partner come Cina e Stati Uniti, soprattutto per Francia e Germania.
Foto: dal film In Time