Per amor vostro: le visioni mistiche di Giuseppe Gaudino
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Dopo il successo alla 72esima Mostra del cinema di Venezia, con 9 minuti di applausi da parte del pubblico e la prestigiosa Coppa Volpi a Valeria Golino, il nuovo film di Giuseppe M. Gaudino Per Amor Vostro è uscito nelle sale e si presenta come un progetto nuovo, ricco di diversi spunti in campo artistico, cinematografico e visuale.
Per Amor Vostro è il secondo lungometraggio di Giuseppe M. Gaudino, regista e scenografo nato a Pozzuoli e conosciuto per i suoi documentari e medio-metraggi (tra cui Aldis, presentato sempre a Venezia nel 1985).
La sua macchina da presa si muove stavolta tra Napoli e Pozzuoli, riprende i fumi grigi della Solfatara e i panorami di Campo Miseno, restituendo sullo sfondo una Campania mistica e affascinante.
I sentimenti cambiano ciò che gli occhi realmente vedono
Anna Ruotolo, interpretata da una più che mai intensa Valeria Golino, è una donna che ha paura del mare e non riesce a prendere atto dell’insofferenza che regna nella sua vita. Si muove nella città che l’ha vista bambina: una Napoli contemporanea e antica al tempo stesso, che la tiene immobile in una morsa di noncuranza impedendole di denunciare la propria inerzia.
Vive con i suoi tre figli, Cinzia, Santina e Arturo, ragazzo sordomuto, e un marito violento che fa tremare il corpo e le buone intenzioni ad ogni suo ingresso in scena. Anna vorrebbe un’altra vita, ma non riesce a superare l’aura di ingenuità che le si è materializzata intorno e a trovare il coraggio di denunciare il compagno usuraio. Si rifugia nel suo lavoro: un impiego da gobbista in una fiction di dubbio gusto, in cui recita Michele (Adriano Giannini), attore instabile che la trasporta nella possibilità di un nuovo sentimento.
Ma non è solo il presente di Anna che ci parla di lei: la quotidianità si alterna alle immagini del suo passato, mostrando allo spettatore che prima di diventare vittima (cieca e sorda) di persone ed eventi, non aveva paura di nulla e riusciva a gettarsi in volo, con delle ali di piume bianche e spelacchiate.
Uno degli aspetti interessanti del film è proprio questa sovrapposizione di immagini, ottenuta con una varietà di diversi registri stilistici: lo spettatore percepisce le differenti emozioni dettate dalle vicende della protagonista, grazie all’alternanza di colore e bianco e nero, con degli effetti speciali che traslano l’immagine, e attraverso le atmosfere surreali che si compenetrano a scenari reali. I ritmi teatrali non restano confinati al set su cui lavora Anna, ma contaminano la percezione degli eventi esterni. Splendida la disposizione dei passeggeri sull’autobus, di ritorno da lavoro: sono come attori intenti a sovrapporre le loro parti.
Ispirazioni e ricordi
Gaudino sperimenta con il mezzo cinematografico una gamma di diverse suggestioni, attingendo dal mondo dell’arte sacra partenopea ma anche dalla cultura controversa e unica che la caratterizza. Si sovrappone sacro e contemporaneo, formulando un nuovo modo di presentare una storia. Il regista si prende l’incarico di tracciare il profilo di una donna comune e fragile sfruttando la ricchezza degli effetti speciali e della visionarietà. Non tutte le sue scelte sono condivisibili, ma è facile scendere a compromessi con esse, se a dettarle è un’idea interessante circa la narrazione cinematografica.
L'autore non guarda però solo al futuro: le foglie che scricchiolano sotto le scarpe di Michele ed Anna e lo strapiombo senza via d’uscita mi ricordano le stesse foglie sotto ai piedi di Cabiria, fuggita per amore nell'omonimo capolavoro felliniano che riecheggia in qualcosa di completamente diverso.
È necessario vederlo per comprendere in che direzione si sta muovendo il nostro cinema.
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