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Pendolari di carta

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Cultura

Un momento diverso in una giornata uguale a tutte le altre in cui i libri diventano pendolari inconsa-pevoli tra le mani dei vostri futuri ex-sconosciuti. Domenica 29 marzo torna la giornata "Regala un libro a uno sconosciuto!"

Esci di casa, porta con te la tua storia preferita e donala senza pensieri a chi cattura la tua attenzione. Unica regola: solo ventiquattr’ore di tempo.

Alberto è toscano, programma applicazioni per iPad e ha 27 anni. Fa il pendolare fin dai tempi del liceo, tratta Empoli-Firenze, prima, Calenzano e Prato, poi, per lavoro. Ma questa non è la storia di un viaggiatore né un reportage sulle condizioni precarie dei pendolari italiani. È l’occasione per raccontare come un pensiero, nato tra i vagoni di un regionale qualsiasi, si sia trasformato in un progetto virale capace di coinvolgere in pochi giorni moltissime persone. «Regala un libro a uno sconosciuto, una persona qualsiasi - racconta Alberto  – è l’idea che mi è venuta in mente un giorno mentre tornavo a casa da lavoro, giusto per il piacere di rompere il ritmo della routine quotidiana. Quel giorno mi resi conto di aver trascorso gran parte del mio tempo seduto accanto a persone sconosciute, senza mai aver avuto il coraggio di avvicinarmi e rompere il silenzio».

Per scherzo, senza darci troppo peso, è nata allora l’idea di pubblicare sul blog il post che inaugurava la prima giornata: «Era il 2010 e stavo per compiere ventidue anni, decisi  di farmi un regalo e invitare i lettori del mio blog e gli amici su FB a donare a un completo sconosciuto un libro che gli era particolarmente piaciuto o che rappresentava qualcosa per loro. L’idea centrale era quella della rottura del silenzio, in più a me piace molto leggere e un libro è un mezzo potente».                                                                             La pagina Facebook dell’evento raccoglie in pochi giorni quasi 300.000 adesioni, da tutta Italia ma anche dalla Francia, dall’Olanda, dalla Svizzera e dalla Spagna. Tutto grazie al passaparola.«Il giorno dopo l’evento ho iniziato a ricevere moltissimi commenti. Le persone hanno iniziato di loro spontanea volontà a raccontarmi le loro storie, il momento della scelta, l’imbarazzo dell’approccio e l’aria poco convinta di chi riceveva il libro. Qualcuno è stato scambiato per un truffatore, qualcuno si è commosso, qualcun altro mi ha ringraziato perché con la scusa del libro era riuscito a conoscere la ragazza che gli piaceva; una signora, addirittura, mi ha scritto l’anno scorso di essersi sposata con l’uomo che aveva scelto come destinatario del regalo».

Una giornata dedicata alla spontaneità di un gesto semplice, non convenzionale e inaspettato. È questo lo spirito dell’iniziativa di Alberto replicata anche nel 2011 e, dopo tre anni di stop, ripresa quest’anno da due ragazze italiane che volevano a tutti i costi organizzarla ancora, «le ragazze che hanno pubblicizzato la giornata di quest’anno, fissata per domenica 29 marzo -  continua Alberto -  avevano partecipato alle prime due edizioni, non sono mie amiche, non le conoscevo, ma mi ha fatto molto piacere che abbiano voluto a tutti i costi convincermi a rifarla. È bello ricevere questi incoraggiamenti e sapere quanto questa idea abbia coinvolto e divertito le persone».

Quando gli chiedo perché dopo il 2011 abbia appeso il libro al chiodo, Alberto mi risponde che era rimasto deluso da chi voleva approfittare della giornata per guadagnarci qualcosa, «mi è dispiaciuto vedere che sulla pagina dedicata all’evento molte persone volevano solamente pubblicizzare il loro libro o mi contattavano chiedendomi se c’era un’organizzazione, magari una casa editrice o un’associazione, dietro a questa iniziativa. Io rispondevo no, sono solo io, ho organizzato tutto da solo e non ci guadagno in nessuna maniera. Volevo rimanesse un’esperienza singola, individuale  e libera».

L’unico momento di incontro Alberto lo organizza qualche mese dopo a Firenze. Un Flash mob con libro a portata di mano e trombetta da stadio per dare il via alla manifestazione. A Firenze come a Roma, Palermo, Bologna, Milano, Brescia e Torino, aiutato da alcuni amici il Flash mob di Alberto ha luogo contemporaneamente in moltissime città italiane: «Quella mattina alla stazione di Santa Maria Novella sono arrivate 500 persone, io non ci credevo, erano tutti lì con un libro in mano e al mio fischio d’inizio tutti a leggere immobili le pagine del loro romanzo».

Tra Piccoli Principi, Giovani Holden, Maestri e  Margherite, Alberto non sopporta chiunque gli chieda qual è il suo libro preferito «come faccio a sceglierne uno, uno soltanto, tra tutti? Se non si sa rispondere a una domanda del genere credo che sia un segnale positivo». E a proposito di segnali positivi, tirando le somme le adesioni dei primi anni sono state circa trecentomila, le storie arrivate sul sito quattrocento; l’età media dei partecipanti intorno ai 30 anni e per l’80% si è trattato di donne - dato curioso visto che ad organizzarlo è stato un ragazzo. I numeri delle edizioni passate testimoniano che il pensiero di Alberto, almeno una volta nella vita - su un autobus, su un treno, nella sala di attesa di qualche piccola o grande stazione – l’abbiamo sentito pulsare nella testa anche noi. «Il primo anno ho regalato un libro di Marco Aime a un signore anziano che vedevo sul treno tutte le mattine, mi sembrava una bella persona, un nonno buono, avevo voglia di fare a lui quel regalo, così ho preso coraggio e sono andato.  Lui si è commosso e io con lui. È questa la parte più bella, l’ho riscontrato anche dai feedback delle persone, già di per sé fare un regalo dà soddisfazione, se in più lo fai  ad una persona a cui teoricamente non dovevi nulla è ancora meglio. Dopo ti sentirai veramente bene».