Parigi: un posto per la cultura tunisina?
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Giacomo FasoneLa cultura tunisina è sottorappresentata a Parigi, ma alcune iniziative tendono a fare emergere una scena artistica postrivoluzionaria. Chi sono questi artisti e quali sono i loro mezzi?
Qual è il posto della cultura tunisina in Francia? A Parigi in ogni caso, non è così ben rappresentata come avremmo potuto immaginare, tenendo conto del grande numero d’immigrati presenti nella capitale. In cinque giorni di ricerche abbiamo trovato un solo giovane talento rappresentativo della scena culturale tunisina. Installato a Parigi da meno di due anni, Akram Belaid ama presentarsi come un «agitatore culturale». Fotografo di formazione e artista, è attualmente il responsabile delle attività culturali della Maison de la Tunisie. E guardando il programma proposto da questa fondazione, è impossibile negare i suoi sforzi per fare emergere la cultura tunisina nella capitale. Quasi sempre, sono ai tunisini e agli arabi installati in Francia che sono rivolti gli eventi. Un pubblico che ha sete di tutto ciò che è tradizionale, diversamente dal pubblico internazionale della Cité Universitaire, piuttosto affascinato dal gusto per la scoperta.
Sforzi ma pochi mezzi
La Maison de la Tunisie, situata nel 14° arrondissement nel boulevard Jourdan, fa parte delle 39 residenze della Cité Internationale Universitaire della capitale francese. Costruita nel 1948 dalla direzione della pubblica istruzione del governo tunisino, è un'istituzione francese regolamentata dalla legge locale che, tuttavia, non si riduce al solo ruolo di residenza universitaria.
Confesso che sono riuscita a localizzare l'edificio soltanto grazie alla bandiera tunisina e i murales di un artista chiamato El Seed, autore di alcune opere impressionanti ispirate ad alcuni versi poetici. La fondazione è gestita da un piccolo gruppo di quattro persone: un direttore, un vice direttore, un contabile e un incaricato alla cultura, mentre accoglie 200 studenti e ricercatori. Autonoma finanziariamente, non può contare molto sulle sovvenzioni di Tunisi e sta tentando a esserne sempre meno dipendente, anche se mantiene un vincolo morale con l'ambasciata (l'ambasciatore è il presidente onorario).
Sotto la direzione di Akram Belaid, la maison de la Tunisie organizza da due a quattro eventi culturali al mese e uno o due eventi simbolo all'anno. Tuttavia non c'è veramente una rappresentazione ufficiale della cultura tunisina a Parigi. Alla base dell’organizzazione di eventi o di spettacoli ci sono sempre «iniziative individuali».
Come lui, Meriam Azizi, professoressa universitaria, liutista, cantante e regista, constata che la rappresentazione della cultura del paese nordafricano è emarginata e poco considerata. A Parigi dal 2004, dichiara che le condizioni di vita dell'artista tunisino nella città non sono molto felici e che bisogna sempre lottare per dare buona prova di sé. «Quando tu dai buona prova di te, tu sei ricompensato», riprende anche Akram. Quando chiedo loro perché hanno scelto di essere degli artisti proprio qui, entrambi rispondono che le condizioni nel paese erano molto più favorevoli che in Tunisia, nonostante alcune difficoltà. E lì dove sono nati, il talento, il potenziale e la creatività esistono, ma mancano i mezzi per esprimerli.
Artisti e militanti con l'occhio sempre sulla Tunisia
Tuttavia, vivere a Parigi non significa essere tagliati fuori da ciò che succede sul piano politico e sociale nella madrepatria. Coloro i quali sono eligrati nell'Ile de France provano a diffondere ciò che succede dall'altra parte del Mediterraneo e participano come possono alla politica.
Il mio soggiorno qui ha coinciso con una manifestazione alla quale ho participato sabato 17 maggio 2014. Orgnizzata da un gruppo di giovani tunisini in piazza de la République, sosteneva il blogger e attivista Azyz Amami arrestato il 12 maggio. Accusati di usi di stupefacenti dai piliziotti, Azyz Amami e il suo amico Sabri Ben Mlouka sono stati oggetto di un'operazione di polizia particolarmanete violenta che ha scatenato un'onda di sdegno tra i giovani manifestanti, una trentina in tutto, tra studenti e rapprsentanti del Fronte Popolare Tunisino, ma anche dei rapper come Madou MC o ancora Zied Ben Chikh, un artista graffittista conosciuto piuttosto con il nome di ZED.
La sola vera cultura tunisina a Parigi è rappresentata soprattutto dai ristoranti, un fatto piuttosto sconfortante. Anche se i mezzi mancano, non è il caso della creatività né della volontà degli artisti. A questo proposito Akram Belaid, per esempio, sogna di arrestare la diaspora di artisti del suo paese e creare un collettivo o un incubatore artistico. Tutti sappiamo però che, affinché queste iniziative possano sbocciare e riuscire a trasmettere l’immagine di una Tunisia creativa postrivoluzionaria, bisogna che abbiano le strutture e i mezzi necessari.
Questo articolo fa parte di un'edzione speciale dedicata a Parigi e realizzata nell'ambito del progetto «Euromed Reporter» realizzato da Cafébabel in partenariato con Search for Common Ground e la fondazione Anna Lindh.
Translated from Paris : une place pour la culture tunisienne ?