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Parigi terra d'asilo? Ecco il COVID19 vissuto dai rifugiati

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Federica

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Il lockdown francese ha colpito duramente i rifugiati che vivono nelle periferie di Parigi: l'accesso alle cure di base e le richieste di asilo sono estremamente limitate. Intanto, le agenzie umanitarie, come Utopia56 e Terre d'asile, suonano un campanello d'allarme. Reportage dalle periferie di Parigi.

L'organizzazione umanitaria, Utopia 56, ha stabilito il suo quartier generale nella spoglia area industriale del 18esimo arrondissement di Parigi. Qui, un piccolo team coordina le missioni umanitarie e monitora le aree in cui sopravvive la maggior parte dei profughi: «Ogni mattina distribuiamo una piccola colazione, vestiti, prodotti per l'igiene personale, tende e coperte. Di notte ci dirigiamo in posti come Seine-Saint-Denis dove la maggior parte delle persone vive per strada», spiega Véga Levaillant di Utopia 56.

Ma con la diffusione del coronavirus, il sistema di aiuti umanitari è stato severamente ridotto, persino a Utopia 56. La Francia ha vissuto un lockdown severo marzo e maggio. Anche i volontari sono dovuti rimanere a casa: «Abbiamo "perso" molte persone. Tutti i volontari impegnati nel servizio civile non erano più autorizzati ad aiutare in giro per strada», dice Levaillant.

Vivere in condizioni estreme

In poche capitali europee la disuguaglianza sociale è così evidente come a Parigi. Gli hotspot umanitari - dove vivono molte persone, a livello di sussistenza -, sono collocati a mo' di semicerchio ai margini esterni, dentro e attorno al raccordo metropolitano della capitale. Molti rifugiati hanno vissuto per anni in questi luoghi, ma anche sotto a ponti e in alloggi collettivi.

L'accesso alle cure sanitarie rimane scarso anche nel momento in cui c'è stato l'allentamento di alcune restrizioni, come, ad esempio, la possibilità di allontanarsi da casa in un raggio di 100 km senza obbligo di certificazione. Levaillant spiega che «molti bagni pubblici sono rimasti chiusi. E i senzatetto hanno difficoltà ad accedere ad acqua potabile».

Ancora prima che il virus cominciasse a diffondersi, il Presidente Emmanuel Macron aveva ordinato lo smantellamento di alcuni campi improvvisati. Nel novembre 2019, le forze di polizia ha implementato un'evacuazione, su larga scala, dei campi profughi nel nord di Parigi, dove vivevano decine di migliaia di richiedenti asilo. Molti di loro sono finiti in strada. A volte si è trattato di intere famiglie. Secondo Utopia 56, durante il lockdown, gli sgomberi sarebbero stati addirittura accelerati.

In Francia, lo stato di emergenza non è un fenomeno politico nuovo. A causa degli attacchi terroristici iniziati nel 2015, la stessa misura è stata imposta altre volte. L'attuale emergenza sanitaria offre allo stato maggiori possibilità di disperdere grandi folle di persone - con l'ulteriore motivazione delle precauzioni sanitarie.

La nuova retorica del presidente francese

Emmanuel Macron aveva già annunciato lo scorso autunno una politica migratoria più severa, in funzione dell'organizzazione delle elezioni municipali. In un'intervista su un giornale metteva in guardia contro la nascita di comunità parallele formate da persone che si isolano dalla società e usano la religione per opporsi ai valori della Repubblica francese. Indimenticabili le sue parole nella trasmissione radiofonica di Europe 1, quando affermò che la Francia non deve «diventare troppo attraente per i migranti». Il numero di richieste di asilo in Francia lo preoccupava già al tempo. Negli ultimi due anni, in effetti, c'è stato un aumento del 20 per cento. Il primo paese di provenienza è l'Afghanistan. Altro dato interessante: un terzo delle richieste provenienti dall'Hindu Kush è stato rifiutato nel 2019.

Intanto, la prefettura di Parigi sottolinea la sua assistenza nei confronti dei richiedenti asilo: «In generale, lo stato rimane particolarmente vigile nell'assicurare che vengano offerte delle soluzioni di alloggio ai senzatetto. Lo stato fornisce alloggi a 131mila ogni sera nella regione Ile-de-France, includendo più di 7300 nuovi hotspot dal 16 di marzo», ha dichiarato recentemente il sindaco della città, Anne Hidalgo.

L'organizzazione umanitaria Terre d'asile gestisce 34 rifugi per i profughi in tutta la Francia. Durante le visite nelle zone nord di Parigi, gli impiegati dell'organizzazione - che durante il lockdown erano autorizzati a uscire grazie a un permesso speciale -, sono riusciti a incontrare quei rifugiati che erano rimasti senza un tetto. «La situazione nelle strade è precaria. Di conseguenza sono state prese delle misure fin dal primo giorno di isolamento», dice Pierre Henry, il responsabile di Terre d'asile. «Prima del 16 marzo, più di 2500 persone erano in strada. Adesso ce ne sono poche centinaia».

«Quando l'economia ha bisogno d'aiuto, è necessario garantire alle persone il diritto di restare»

La maggior parte dei rifugiati è stata sistemata in vari contesti abitativi. Secondo il governo, la Francia ha posti letto per un totale di 85mila richiedenti asilo. Molti adesso si trovano in appartamenti, altri in centri sociali, altri ancora in palazzetti. Alcuni vivono anche in case occupate: «In questo caso, le regole di distanziamento sociale non possono essere rispettate», commenta Henry.

Retate in piccoli accampamenti

Lungo le strade, i rifugiati vivono spesso all'interno di tende. E, durante gli sgomberi, secondo la testimonianza dei diretti interessati, gli agenti non ci vanno piano. Levaillant di Utopia 56 è critico: «I senzatetto ci informano di "retate" in piccoli campi, dove la polizia squarcia le tende con i coltelli. Gettano coperte e effetti personali nella spazzatura».

A nord di Parigi, ci sono stati degli scontri tra la polizia e i residenti locali durante il lockdown. Nel comune di Seine-Saint-Denis in particolare, i reparti di terapia intensiva sono sovraffollati e le macchine per la respirazione assistita scarseggiano. Un rifugiato con gravi sintomi di Covid19 può avere accesso all'assistenza sanitaria? Secondo l'ultima riforma migratoria, per i richiedenti asilo è più complicato vedere un dottore in caso di malattia. Ma durante i primi tre mesi di esame della richiesta d'asilo, i rimborsi per delle semplici visite mediche sono spesso negati, afferma Utopia 56. Il primo ministro, Édouard Philippe (dal 3 luglio 2020, Jean Castex ha preso il posto di Philippe, in seguito alla nomina da parte del presidente Macron, nde.), ha giustificato i tagli all'assistenza sanitaria implementati a novembre del 2019 come risposta a un «abuso del sistema di previdenza sociale».

La lenta ripresa delle richieste d'asilo

Terre d'asile aiuta i rifugiati anche nella compilazione delle richiesta d'asilo. Ma a metà marzo, le autorità francesi hanno sospeso la riapertura delle procedure a data da destinarsi: «Di solito, sono effettuate da appositi uffici delle istituzioni pubbliche, come l'OFII (Ufficio francese per l'immigrazione e l'integrazione ndt.). Poiché ci troviamo in un'emergenza sanitaria, la priorità è però proteggere i lavoratori, molti dei quali sono assenti. Di conseguenza, la registrazione delle richieste d'asilo è stata sospesa», afferma Henry. E sono proprio le persone senza una richiesta in corso che finiscono per avere problemi, spiega ancora Henry: «Nessuno si rifiuterà di curare coloro che non sono registrati se si tratta di un'emergenza. Ma non hanno accesso a visite mediche preventive, che sono la migliore protezione per tutti».

Con il primo allentamento delle restrizioni, in Francia si stanno discutendo le opzioni per una via d'uscita dalla paralisi economica. Henry chiede che i richiedenti asilo vengano presi in considerazione: «Il vero problema sorge in questo momento: credo che il governo sarà davvero pragmatico. Quando l'economia ha bisogno di aiuto, è necessario garantire il diritto di restare. Queste persone possono aiutare l'economia a risollevarsi».

Il governo francese prevede di raddoppiare il numero di test condotti ad almeno 100mila unità al giorno, a partire dal mese di giugno. I rifugiati non registrati che si trovano nei centri collettivi non rientrano in questo conteggio. Questo è il motivo per cui un gruppo di deputati francesi chiede che a tutti i rifugiati sia garantito un permesso di soggiorno temporaneo - perlomeno durante l'emergenza sanitaria che è stata appena prolungata dal governo per altri due mesi. La proposta, che parte principalmente dalle file dei partiti di sinistra, si modella su un precedente portoghese: «Chiediamo accesso alle cure e sostegno finanziario. Questa è una misura di salute pubblica che protegge tutti, come è stato fatto dai nostri amici portoghesi».

Nulla suggerisce però che la situazione in Francia si stia allentando anche per i richiedenti asilo. L'accesso alle cure mediche e ai centri di accoglienza resta limitato per tutti i coloro che non hanno documenti in regola.

Foto di copertina: Stalingrad, Parigi. Crediti: Franziska su Flickr

Story by

Luis Nicolas

Journalist for German TV WDR and Euronews Video artist and photographer Former Master student at Sciences Po Paris and BA in Berlin, Humboldt University

Translated from No Asylum Found