Papa Francesco, i conigli e i pareri delle giovani cattoliche
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Tornato dalle Filippine, Papa Francesco ha detto che «essere cattolici non significa fare figli come conigli». Cosa ne pensano i giovani cattolici? In un’intervista, due ragazze italiane e una slovacca, cattoliche praticanti, affrontano per noi tutti gli argomenti tabù della Chiesa, dai preservativi alla pillola del giorno dopo.
«Alcuni credono, scusatemi la parola, che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. No. Paternità responsabile». Queste le parole di Papa Francesco sull’aereo proveniente da Manila, al termine del suo viaggio nelle Filippine dove, secondo molti, l'enorme crescita della popolazione è una delle ragioni fondamentali della grande povertà del paese.
Dichiarazione che ha destato sorpresa e sollevato numerose polemiche. Questa frase, infatti, riapre il dibattito su dei temi che sono da sempre tasti dolenti per la Chiesa, quali contraccezione e controllo delle nascite. Ma cosa pensano di questi argomenti i giovani cattolici di oggi?
Miriam, 31 anni, di Sassari; Simona, 29, di Cosenza e Petra, 24, di Uhrovec (Slovacchia), si sono confrontate. Tutte contribuiscono alle attività delle loro comunità religiose: Miriam canta nel coro della chiesa, Simona fa parte di diversi gruppi di preghiera e Petra, oltre a partecipare al gruppo giovanile della sua parrocchia, ha anche insegnato catechismo. Eppure, su certe questioni, hanno pareri anche molto diversi tra loro. A cominciare dalla prima domanda. «Cos’hai pensato quando hai sentito le parole del Papa?». A Miriam non è piaciuto il paragone coi conigli, anche se pensa «che (il Papa) abbia ragione in linea generale». Per Simona, invece, è arrivato finalmente un pontefice rivoluzionario: «Parla di paternità responsabile, ovvero della necessità di essere genitori e non solo creatori di vita». E anche Petra è d'accordo con Bergoglio: «Evitare una gravidanza senza usare i contraccettivi è possibile. La risposta è il natural family planning (pianificazione naturale della famiglia ndr), ovvero l’astinenza durante i periodi fertili della donna». Questo mezzo, prosegue Petra, potrebbe aiutare il controllo delle nascite in paesi come le Filippine.
"Peccato" e controllo delle nascite
Le parole di Papa Francesco sembrano però scontrarsi con l’enciclica Humanae Vitae (1968) di Paolo VI, il “vademecum” della religione cattolica su matrimonio, contraccezione e aborto. Ecco un piccolo estratto: «La Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita (…) è assolutamente da escludere l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato e, soprattutto, l’aborto diretto anche se procurato per ragioni terapeutiche». Parole inflessibili. Dunque, le coppie sposate che scelgono di non avere figli possono essere considerate cattivi cattolici? E davvero si può arrivare a condannare l’aborto per ragioni terapeutiche?
Per le nostre tre ragazze sì, l’aborto è da condannare, anche se condotto per motivi terapeutici. «L’aborto è l’urlo del mondo contro Dio, perché blocca il suo progetto» afferma Simona. E anche Petra non ha un parere differente: «Ogni essere umano ha il diritto di vivere, anche davanti alla possibilità di una grave malattia. Io ho speranza e credo che Dio possa aiutare le persone vulnerabili a vivere una bella vita, anche se sono malate».
Ciononostante, Miriam e Simona non si permettono di giudicare chi sceglie di non avere figli. «Posso dire che dei buoni cattolici non lo farebbero - specifica Miriam - ma ognuno ha i suoi motivi personali». Di tutt'altro parere Petra, che invece li difende senza remore a patto che, s’intende, si affidino a metodi naturali: «Se delle coppie sposate non hanno la possibilità di avere figli (ad esempio per motivi di denaro), possono sempre praticare il natural family planning. Non li definirei dei "cattivi cattolici"».
Contraccezione e AIDS
La contraccezione, però, non solo è uno strumento per evitare gravidanze indesiderate, ma serve anche a scongiurare un pericolo molto più grave: la trasmissione di malattie come l’AIDS. Tutti ricorderanno il vespaio causato dalla dichiarazione rilasciata da Papa Benedetto XVI nel 2009 a proposito dell’AIDS in Africa. Una malattia, ricordava il pontefice, che «non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi». Miriam è d'accordo con questa linea mentre Petra non riesce a comprendere la seconda parte della dichiarazione: «I preservativi aumenterebbero i problemi?». Per Petra, comunque, «i preservativi sono solo un modo parziale per superare l’AIDS».
Simona, invece, ha un parere del tutto diverso: «Penso che papa Benedetto XVI abbia studiato troppo sui libri e poco nella vita vera». «Papa assolutamente da rispettare - continua - ma troppo ancorato a vecchie convinzioni. Credo che con quella espressione intendesse dire che la distribuzione dei preservativi incentiva il sesso e quindi, nonostante tutto, non blocca la diffusione del virus. Ovviamente, da credente conservatore, incoraggia alla totale castità». Viene da chiedersi se Simona, oltre all'uso dei preservativi, sostenga anche l'uso della pillola. «Sì sono favorevole - spiega Simona - da buona cristiana dovrei praticare la castità ed è quello che faccio quando non sono innamorata, ma non si può essere ipocriti: quando si ama è difficile stare lontano l’uno dall’altra, siamo umani e peccatori e quindi bisogna amarsi in modo responsabile almeno. E comunque, un'eventuale sorpresa sarebbe accolta con amore!».
Pillola del giorno dopo: omicidio o salvezza?
Recentemente la Chiesa ha dovuto esprimersi anche su un altro tema delicato: la pillola del giorno dopo. Nel 2013, a Colonia, ben due ospedali cattolici si sono rifiutati di somministrarla ad una ragazza vittima di stupro. La vicenda, che ha sollevato numerose polemiche, ha diviso il mondo cattolico. Il loro dubbio è se l’embrione sia da considerarsi un essere umano già formato il giorno dopo oppure no.
Per Simona, la pillola del giorno dopo ricrea più o meno le stesse condizioni di quella “normale” da assumere tutti i giorni, che lei approva. «Certo, sono d’accordo anche con l’assunzione della pillola del giorno dopo, in qualsiasi caso, almeno finché avremo la certezza che l’embrione non si sia già formato il giorno dopo. Non credo si possa parlare di omicidio, è totalmente diverso dell’aborto, dove si è consapevoli di mettere fine a una vita. Una donna deve comunque essere libera di decidere».
Da Miriam, invece, arriva un secco no: «Da cattolica, so che un embrione già formato, anche se piccolissimo, è già una vita con un’anima e con il diritto di nascere, quindi sono contraria anche alla pillola del giorno dopo. Penso che l’aborto non sia mai la soluzione, neanche dopo uno stupro. Anzi, penso rappresenti un ulteriore trauma». Petra ammette di non riuscire ad immaginare la situazione di una donna vittima di violenza sessuale, ma aggiunge: «Se io fossi vittima di uno stupro, credo che non assumerei la pillola del giorno dopo. Pregherei e starei a vedere quello che succede. Fossi incinta, terrei il bambino».
Aborto, pillola del giorno dopo, conigli: queste ragazze, accomunate dalla stessa fede, hanno opinioni decisamente differenti sui temi di bioetica. E, perché no, non si fanno problemi nemmeno a contestare gli interventi del Papa, se lo ritengono necessario.