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Operazione “soldati in città”

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Politica

Il Decreto sicurezza è legge. Oltre ai decreti sull’accelerazione dei processi, alle espulsioni più rapide per gli stranieri e all’aggravante di clandestinità contiene il lascia passare per l’invio dell’esercito nelle città. Dai primi di agosto 3000 militari affiancheranno la polizia per le questione di ordine pubblico. Dalle discariche a Napoli ai Cpt a Bari.

Un esperimento che potrebbe diventare un banco di prova per il futuro.

Dell’esercito a Napoli si parla da anni. L’ultimo a farlo fu Romano Prodi, ancora Presidente del Consiglio, nel gennaio 2008. Silvio Berlusconi, il nuovo Presidente del Consiglio, ha fatto della soluzione del “problema rifiuti” un punto d’onore e una priorità del suo esecutivo: già nelle prime settimane di vita del Governo è stato approvato un provvedimento che prevede l’impiego dell’esercito a controllare le discariche, in modo che nessuno tenti di sabotarle. 

Dalle caserme alle discariche

Fotos, G2Studio / FlickrSe la prima risoluzione del governo Prodi aveva suscitato vive proteste, quella di Berlusconi ha incontrato un consenso maggiore. Un po’ perché la situazione è ulteriormente degenerata, un po’ perché siamo in estate e caldo e afa possono trasformare i mucchi di rifiuti in focolai di infezioni. E in più bisogna fare i conti con la Camorra che finisce per gestire le discariche.

Il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, assicura che l’operazione “soldati in città” partirà tra fine luglio e i primi di agosto, non appena sarà convertito in legge il decreto. Si tratta di un’operazione che coinvolge un certo numero di militari, circa 3000, per controllo delle strade. La Russa non esclude che in futuro si possa pensare di estere funzioni di ordine pubblico a una parte dell’esercito. Per ora il compito sembra chiaro: affiancare le forze di polizia. Il Piano Sicurezza del Governo prevede anche, come nel caso di Bari, l’invio di militari – che resteranno in borghese – per pattugliare i Cpt (Centri di permeanza temporanea) e le roulottopoli. Quindi gli immigrati. 

Gli eserciti in Europa

Fra i pochi precedenti di un tale uso dell’esercito in tempi recenti, uno riguarda direttamente l’Italia:Foto, Samuele Silva / Flickr nel 1992, nel momento peggiore dell’offensiva della Mafia allo Stato, scattò l’operazione Vespri Siciliani. L’esercito fu inviato ad “invadere pacificamente l’isola”, svolgendo funzione di controllo del territorio. Un altro illustre precedente è l’uso dell’esercito in Spagna nel 2003, all’indomani dell’ecodisastro dell’affondamento della petroliera Prestige al largo delle coste Galiziane. In entrambi i casi si trattava di emergenze, al termine delle quali i militari tornarono nelle loro caserme. In Francia l’unico che parlò di mandare l’esercito in strada fu Jean Marie Le Pen durante i moti nelle banlieue francesi nel 2005. La proposta ovviamente non fu accolta, ma venne ripristinato l’Etat d’urgence (Lo Stato di Emergenza), una legge promulgata nel 1955 durante la Guerra d’Algeria per controllare l’ordine pubblico. 

Quello che si annuncia in Italia invece è il contrario: l’esercito non risponde, a un evento particolare, bensì al diffuso senso d’insicurezza della popolazione, assumendo dei veri compiti di polizia. Nonostante ciò sono arrivate forti critiche alla proposta del Governo. L’opposizione ha accusato di populismo e di manovre pubblicitarie: 3000 uomini dislocati in tutta la penisola non risolveranno il problema. Anche i sindacati hanno alzato la voce: la Polizia è cronicamente a corto di mezzi e di uomini e le risorse usate per i militari avrebbero potuto essere investite direttamente sulle forze già sul campo. Aldilà delle polemiche, l’uso dell’esercito in una situazione di “normale emergenza” lascia perplessi perché crea precedente. Nel caso specifico però (visto il numero esiguo di militari) non si può credibilmente parlare di “militarizzazione della democrazia”.

Alla luce anche degli altri provvedimenti del Governo Berlusconi: tolleranza zero contro l’immigrazione clandestina, schedatura dei cittadini di etnia rom, rilancio della riforma costituzionale e una grande attenzione posta al tema della legalità, sembra una mossa più che altro di propaganda, destinata ad abbassare la tensione in un’Italia insicura e bisognosa di risposte. Possibilmente forti.