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O Sister!: Il successo di un repertorio passato e nuovo

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Sevilla

Che sentimento evoca la parola musica? Passione . Un colore? L’arancione. Un desiderio? Continuare a suonare. Un messaggio? Goditi la vita. Con queste parole da fine intervista ci diamo appuntamento con Paula e Marcos Padilla del gruppo sivigliano di swing O Sister! per scoprire che rivendicare il passato risulta essere innovativo ed è la chiave del loro successo.

Oh Sister! è una band composta da tre voci: Paula e Marcos Padilla ed Helena Amado, oltre a tre strumentisti: Matías Comino (chitarra), Camilo Bosso (contrabbasso) e Pablo Cabra (batteria). Il loro progetto musicale s’ispira al recupero di brani di jazz, swing e dixie del primo trentennio del XX secolo.

Le loro muse? Le sorelle Boswell, un insieme di cantanti armoniche molto sconosciute tra il loro coetanei nel decennio degli anni Trenta a New Orleans, città che gli O Sister! hanno visitato a ottobre per apportare la loro arte e creatività all’omaggio e riconoscimento nell’incontro organizzato da Kyla Titus, una delle nipoti delle Boswell.

D: Perché avete scelto questo tipo di musica?

R: È stata presente nelle nostre vite. Tutto quello che abbiamo ascoltato durante la nostra adolescenza e gioventù procede da questa musica. Il pop e il rock sono nati dal primo jazz. Arrivati all’ età più matura abbiamo deciso di approfondire le loro radici.

Si capisce così molto meglio la musica attuale. Inoltre, questo stile ha qualcosa di molto viscerale, qualcosa che ti spinge. Allora gli artisti vivevano davvero la musica come una forma di espressione molto autentica e libera e questo si percepisce nella loro opera, con il passare degli anni è diventato tutto un po’ più rigido.

D: Perché le sorelle Boswell?

R: (Paula): Ho sempre voluto formare un gruppo armonico connesso con la musica popolare di allora e un giorno ascoltando un disco di gruppi vocali degli Anni Venti e Trenta sono rimasta intrappolata dal track delle Boswel Sisters. Autentiche perle tra le altre voci molto più conosciute incluso negli Stati Uniti come le Andrew Sisters. È curioso il fatto che io sia sempre stata seguace della Fitzgerald la quale citava come sua maggior influenza Connie Boswell.

D: Quali sono il vostro percorso e la vostra formazione musicale?

R: La provenienza di ognuno dei membri di O Sister! è molto eterogenea. Helena (voce femminile) studia canto; Matías (chitarrista) ha studiato nel conservatorio ed è anche passato dalla scuola del Jazz Corner; Pablo (percussionista) ha cominciato nel mondo del pop-rock, come anche Paula ed io (voci e ukulele), spiega Marcos. Siamo autodidatti nell’apprendimento musicale. Noi tre cantanti abbiamo partecipato per anni a formazioni corali (attualmente membri di proyectoeLe, gruppo di musica contemporanea)

Per tutti qualcosa che è iniziata come un hobby e una passione è diventata la nostra professione. Proprio questa diversità arricchisce moltissimo il gruppo in questi sei anni di vita abbiamo imparato e ci siamo evoluti vertiginosamente nello stile.

D: Che differenze ci sono tra i pubblici di ogni continente?

R: Anche negli Stati Uniti il nostro stile è minoritario dentro il grande ventaglio culturale e musicale che si trova nel paese, non c’è una grande differenza tra America ed Europa anche se è vero che in quest’ultima si nota che lo swing sta ora penetrando profondamente perché la proliferazione di gruppi musicali negli ultimi anni è tremenda.

D: Il contesto socioeconomico aiuta la proliferazione di gruppi jazz e di swing?

R: Internet ha aiutato moltissimo l’accesso di molti giovani a questo tipo di musica, un recupero di un vecchio stile che risulta completamente nuovo.

D: Festival di Swing di Siviglia. In che cosa si traduce il vostro successo in volume d’affari?

R: Economicamente in poco. Lo facciamo per la soddisfazione che genera organizzare un Festival di Swing a Siviglia. Quest’anno sarà già la terza edizione ed è splendido vedere come si sono moltiplicati i musicisti e i ballerini in questa città. Questo non ha prezzo. Abbiamo radunato le forze con i professori di lindy hop e tip tap del Siviglia Swing Dance e DaMte, tutti quei balli associati a questo tipo di musica, e il risultato è stato incredibile.

D: Qual è il vostro modello di beneficio?

R: Vendere dischi ai concerti aiuta a coprire le spese derivati dai tour. Il nostro caso è particolare perché il tipo di spettacolo che offriamo richiede interagire continuamente con il pubblico, quindi il miglior momento per vendere in situ è proprio dopo lo spettacolo. Anche online ci riusciamo, ma in modo poco significativo. Essere musicista è un’opzione di vita in cui accetti che condurrai uno stile di vita molto umile ma quando realizzi quello che ti appassiona, tutto ha senso.

D: Secondo voi com’è l’insegnamento della musica in Spagna?

R: È sempre stata la materia “facile” e non c’è mai stato un interesse per cambiare ciò. I programmi delle lezioni nell’insegnamento elementare certamente potrebbero migliorare moltissimo. Hai l’opzione del conservatorio, con un’offerta classica, ma fa invidia vedere che nelle città del nord ci siano scuole di jazz e si possa accedere a una formazione diversa.

L’educazione musicale dovrebbe essere più pratica. Non c’è cosa più ingrata del fatto che il tuo primo contatto con uno strumento nelle scuole sia suonare il flauto. E questo è presente in tutti gli indirizzi scolastici, quando c’è, perché è molto abituale che musica si concentri solo sulla storia di questa, una storia che termina sempre nell’epoca del Romanticismo ottocentesco.

Importantissimo è anche naturalmente lo stimolo a casa, il semplice fatto di cantare con i tuoi genitori. Siamo ancora molto preoccupati ci portare i bambini in un’accademia o al conservatorio ma non dimentichiamoci che è a casa dove si fomenta la passione. Nostro padre è un melomane, crediamo un po’ ci abbia influenzato!

D: Raccontateci qualcosa in più sul vostro viaggio a New Orleans

R: Il motivo del viaggio è stato un incontro omaggio di gruppi musicali che si ispirano alle sorelle Boswell a livello internazionale. Questa convocatoria è stata organizzata da una delle sue nipoti e hanno deciso di farci partecipare, un sogno diventato realtà a New Orleans, una città che ti spiega da séche il jazz è irrimediabilmente dovuto nascere lì. Il viaggio ha dovuto pagarlo ogni gruppo e noi abbiamo optato per il crowdfunding. Una volta in più, l’affetto e il sostegno della gente ci ha lasciato senza parole, una risposta spettacolare.

La convivenza con il resto dei gruppi dall’Australia, Israele, Canada e Stati Uniti, essendo O Sister! l’unico gruppo europeo a partecipare, è stata straordinaria. Siamo stati una grande famiglia di pazzi per le Boswell, condividendo palcoscenici improvvisati per strada. Non ci aspettavamo l’ovazione che abbiamo ricevuto il primo giorno, un’esperienza davvero fantastica.

Translated from O Sister!: El éxito de un repertorio pasado y novedoso