«Nuova generazione di registi». Il cinema italiano brilla a Siviglia
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michela pistiddaCrialese & co. sotto i riflettori della rassegna Focus Italia. Ma vince l’inglese Venus. E si confermano i tedeschi.
«Il cinema europeo è un cinema di emozioni, di sensazioni, di piccole e grandi storie». Così sintetizzava il padrone di casa Manuel Grosso alla conferenza finale del Festival del Cinema Europeo da lui diretto a Siviglia. Un Festival tanto “europeo” che persino il tappeto sul quale hanno sfilato Kenneth Brannagh e soci era azzurro e non rosso come a Cannes o a Venezia.
L’Italia torna alla carica
Ma come si comportano le diverse industrie cinematografiche nazionali in Europa? «Attualmente il cinema italiano si sta nuovamente imponendo con forza, grazie ad una nuova generazione di registi», spiegava Grosso il primo giorno di un Festival che quest’anno ha puntato i riflettori sul Belpaese con la rassegna Focus Italia. «Penso soprattutto Romanzo criminale di Michele Placido, Il caimano di Nanni Moretti, Nuovomondo di Emanuele Crialese o Rosso come il cielo di Cristiano Bortone». Degna di nota la conferenza di due maestri del neorealismo italiano, il regista napoletano Francesco Rosi e lo sceneggiatore Tonino Guerra. «La corrente neorealista del cinema italiano del Dopoguerra è stata l’espressione» – ha precisato Rosi – «di un bisogno morale di conoscere e far conoscere il proprio paese. Un dovere morale di giustizia e solidarietà, più che un semplice discorso di propaganda socialista.». Sorge quindi spontaneo chiedersi se non sarebbe il caso di ritornare al realismo, tenuto conto del recente dibattito sorto in Italia sull’invio dell’esercito a Napoli. Tonino Guerra ha suggerito a Rosi «di continuare a far cinema», consiglio a cui Rosi ha risposto ironicamente: «Sebbene non scarti il cinema a priori, ora preferisco dedicarmi al teatro».
La Germania stravince. Senza colpi di scena
Ma a vincere non è stato il Paese all’onore, come accade spesso a Siviglia. È infatti il britannico Venus del sudafricano Roger Mitchell che si è aggiudicato il premio della Sezione Ufficiale, portandosi via il Giraldillo de Oro e ben 60.000 euro in moneta sonante. Una storia che secondo le parole della presidente di giuria, Margarethe von Trotta, spicca per la sua “difesa dei valori della vita e dell’amore”. Il Giraldillo di argento e i relativi 30.000 euro, invece, se li è aggiudicati il film del regista tedesco Florian Henckel, La vita degli altri (nell’originale Das Leben Der Anderei) che in precedenza si era già aggiudicato ben 7 premi. Un film di spionaggio, questo, ambientato nella Germania degli anni Ottanta e in uscita proprio ora che è venuto a mancare Marcus Wolf, la leggendaria spia tedesca soprannominata “l’uomo senza volto”. Secondo Quirin Berg, il produttore del lungometraggio, questo è «un argomento di fondamentale importanza per la Germania, che tocca profondamente i berlinesi». Ed insieme a Volver di Pedro Almodovar e Il vento che accarezza l’erba (nell’originale, The wind that shaker the barley) del regista inglese Ken Loach, è uno dei film favoriti per gli European Film Awards, i premi dell’Accademia Europea di Cinema, che verranno assegnati il prossimo 2 dicembre a Varsavia.
Per la sezione “Europa_Europa”, il pubblico ha premiato con altri 60.000 euro La fortuna di Emma del tedesco Sven Taddicken. Un’altra storia intimista: un malato terminale di cancro che insieme a una contadina introversa, Emma, impara ad assaporare gli ultimi attimi della sua vita. Anche per quanto riguarda la sezione dedicata ai documentari, Eurodoc, il pubblico ha premiato un’altra pellicola tedesca, Sogni su misura( nell’originale Massgeschneiderte Traümection) del registra Marco Wilms, che racconta il viaggio di un sarto indiano attraverso l’Europa di oggi alla ricerca dei proprio sogni. Il film si è aggiudicato il Giraldillo de Oro per la migliore pellicola documentaristica. Detto così sembra quasi la storia di Lakshmi Mittal, il celebre industriale indiano che ha appena acquisito la multinazionale europea dell’acciaio Arcelor.
Translated from Alfombra azul sin contrastes para el cine europeo