Numeri che parlano da soli: se la violenza sessuale è "colpa" della donna
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"Se si veste così, vuol dire che se l'è cercata...". Sembra essere questa l'idea (difficile da sradicare) che passa per la testa di molti uomini a proposito della violenza contro le donne. O almeno la penserebbe così il 27% dei francesi.
In Francia la settimana che precede l'8 marzo, giornata internazionale della donna, si è aperta all'insegna di un numero: il 27 per cento. Secondo una ricerca realizzata da IPSOS e commissionata dall'associazione Mémoire Traumatique et Victimologie, il 27% dei francesi ritiene che una donna vittima di stupro, se vestita in modo seducente, possa essere considerata in parte responsabile della violenza sessuale. O quantomeno il suo atteggiamento attenua la responsabilità del violentatore.
Dunque la colpa sarebbe (anche) di gonne troppo corte, atteggiamenti o scollature. Il risultato somiglia più alla risposta di uno di quei sondaggi d'opinione, lanciati da siti e testate online. Ma il dato è frutto di un campione statistico, selezionato secondo tutte le regole della ricerca demoscopica. Dallo studio emerge che, quando si parla di sessualità e violenza, alcuni luoghi comuni continuano ad essere veicolati anche da una parte delle donne. Per esempio, il 22% tra loro si dice «d'accordo» sul fatto che, in un rapporto sessuale, la donna prova piacere ad essere obbligata. Ancora: il 17% del campione femminile afferma che quando una donna dice "no" in realtà vuol dire "sì".
Non sono incomprensioni culturali o ingenuità, ma «credenze devastanti» secondo il giudizio degli stessi ricercatori: come se le donne fossero incapaci di decidere per loro stesse. In percentuali minoritarie, certo. Eppure questi numeri superano i confini geografici di tutta Europa (è dell'anno scorso l'iniziativa di un'associazione inglese #thisdoesntmeanyes) e fotografano bene i pregiudizi o gli atteggiamenti sessisti, tuttora difficili da sradicare.