Norah Jones torna con "Little Broken Hearts" sulle strade del Nord America
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Silvia ScialancaDieci anni dopo "Come Away With Me" – che ha venduto oltre 40 milioni di copie – e una serie di album jazz, Norah Jones ritorna con una nuova opera uscita il primo maggio, "Little Broken Hearts (Blue note/EMI)". A 33 anni, tra successo e delusioni amorose, la brunetta ci consegna un album drammatico e intenso, degno della colonna sonora di un vecchio film americano.
A tal punto che la rivista American Songwriter lo definisce “l’inizio più spettacolare di tutta la sua carriera”.
Una Cadillac attraversa un deserto nord-americano. La donna al volante ha un viso dolce, sereno. Le sue labbra disegnano un sorriso ribelle. È la prima scena del film, ma la fine di una storia. Lo spettatore si chiede: ma cosa ha potuto fare questa donna per ostentare un sorriso così stranamente malizioso? Un’evasione? Un omicidio? Questa scena potrebbe accompagnare "Good Morning", titolo con il quale si apre il nuovo album di Norah Jones. Una canzone che annuncia un nuovo inizio dopo un accumulo di turbamenti, false speranze e sofferenze. È dopo questa aria rassicurante che si narra il racconto tormentato del personaggio…
Prodotto e composto in parte da Danger Mouse (Gnarls Barkley), "Little Broken Hearts" (“Piccoli cuori spezzati”) è sempre un po’ smooth, ma decisamente meno “piano-jazz” dei precedenti. La ragazza d’altronde vi interpreta tutte le parti con la chitarra e il basso. Il capovolgimento avviene in seno a una sola canzone dal titolo alquanto cupo e violento: "Take It Back", che parte con un motivo al pianoforte per poi virare sottilmente su delle note suonate con la chitarra. E' questa che prende, all’improvviso, il sopravvento. Norah Jones aveva già avuto una svolta folk con "The Fall" (2009), ora però con questo ci trasmette una serie di ritmi blues con una leggera punta di pop malinconico e ipnotico.
I suoi fan dagli albori potrebbero di certo dirsi delusi, ma la voce vellutata della figlia di Ravi Shankar non perde il suo vigore, tutt’altro. Le sue recenti storie dolorose – una ragazza che le soffia l’uomo – le conferiscono una forza smisurata e a volte inquietante. In ogni caso Cat Power non si allontana di molto. Non vi fate influenzare dal singolo "Happy Pills" e dalle due prime canzoni dolci e sbarazzine dell’album. Il resto è tenebroso, nero e perfino spaventoso. Dando un’occhiata al video-clip di "Happy Pills" si vede d’altronde la brunetta perdere il suo velo da ragazza saggia e uccidere l’uomo, che l’ha tradita, usando il cloroformio e annegandolo in un lago. Nessuna emozione trapela dal suo viso.
E' una Norah Jones, innervosita e vendicatrice, che esplode. Tranquillamente. Minuziosamente. Con classe. Non a caso la copertina dell’album si ispira alla locandina del film "Mudhoney" (1965) di Russ Meyer, messaggero di seni straordinari, che sa mettere in scena delle donne al contempo dolci e machiavelliche. "Little Broken Hearts" ha questo aspetto cinematografico che ci dà l’impressione di essere trasportati in un road movie di ragazze coriacee. Le sue canzoni vanno bene per tutti gli umori, dalla collera alla rassegnazione, e per ogni sorta di possibile scenario sulla rottura e i suoi tormenti. C’è il lato tranquillo e dolce in "My Blueberry Nights" (nella quale lei stessa ha suonato) con le ballate "Travelin’On" e "Say Goodbye", o l’aspetto più insensibile alla "Thelma e Louise" con "Out On The Road". Animata da uno spirito vendicatore e minaccioso, l’eroina diventa una sorta di Beatrix Kiddo nelle canzoni "Little Broken Hearts" e "Miriam". In quest’ultima la donna si vendica e uccide la donna che le ha fregato l’amante (dopo che questo è stato ucciso in "Happy Pills"). Senza alcun rimorso si compiace di questo atto provando una gioia perturbante: «Oh Miriam / That’s such a pretty name / And I’ll keep saying it / Until you die» («Oh Miriam / è un nome così grazioso / E continuerò a pronunciarlo / Finché tu non morirai»). Bizzarro e inquietante.
Tutto si conclude con "All A Dream", una lunga litania nella quale la donna si rende conto di aver perso tutto. In una rassegnazione dolorosa realizza che questa romanza non era nient’altro che un sogno: «My stomach starts to churn / And the curtains in the wind begin to burn / And now I know it’s all a dream» ( «Il mio stomaco inizia ad agitarsi / E le tende nel vento iniziano a bruciare / E ora so che è stato tutto un sogno»).
Che ne è della donna che conduce la Cadillac? Si è lasciata tutto alle spalle, serena e realizzata. Ha semplicemente cristallizzato i suoi risentimenti in un’opera d’arte.
Foto di copertina: © cortesia del sito ufficiale di Norah Jones; video: "Little Broken Hearts" (cc) YoutTube/SexReflex , "Happy Pills" (cc) YouTube/norahjones.
Translated from Little Broken Hearts : le road-movie musical de Norah Jones