non chiamatela electro, ma "ibrida": la musica senza compromessi di Olaf Hund
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Veronica MontiÈ l'anticonformista per eccellenza della musica elettronica e, secondo la critica, un "visionario" dei suoni. Con l'ultimo disco, Music is Dead, Olaf Hund si è dimostrato, ancora una volta, un artista senza etichetta. Sorriso ironico e sguardo malinconico, ci racconta la sua stravagante carriera tra Francia e Germania, seduti in un bistrot di Belleville.
L'appuntamento è al Folies de Belleville, un bistrot dove si incontrano la Parigi di lusso e quella popolare. "Un posto quasi inscindibile da Olaf!", dice il suo assistente. Situato tra due ristoranti cinesi, questo vecchio teatro- cabaret ha conservato lo stile degli anni cinquanta grazie ai suoi grandi neon rossi. È un posto vivace, eccentrico, ma rilassante allo stesso tempo. Un po' come lo stesso Olaf, che si presenta con un berretto rosso "alla Cousteau" in testa, gli occhi nascosti dietro ai suoi Ray-Ban e una giacca blu di seconda mano. Questo habitué conosce tutti, o meglio: chiunque sa chi sia lui. "Abito a Belleville da anni. È un mondo a parte, rispetto a Parigi. Per me questa città comincia da Place de la République in poi!", afferma. "Vengo al Folies tutte le mattine. Giornale, sigaretta e caffè. Mi sento a casa. È un po' come se fosse la terza stanza immaginaria del mio bilocale!".
ANTi-french-touch
"Hund? È il soprannome che mi dava mia madre. Lei è nata in Germania e in tedesco significa "cane"", racconta. Da quando, poco prima del 2000, si è aperta l'epoca d'oro del cosiddetto French Touch (Daft Punk, Air, Stardust e altri, ndt.), non si è più scrollato di dosso questo pseudonimo. Da una dozzina di anni, tutti lo conoscono come Olaf Hund. "Quello che facevo io al tempo? Non suonavo musica house. Sostenevo che le migliori feste non fossero quelle che venivano organizzate nei club, ma a casa della gente, nelle cucine degli appartamenti. È per questo che il mio primo album si chiama "Kitch Kitch", da "kitchen" (cucina in inglese, ndt.). Non prendevo parte a quei movimenti commerciali che costringevano la gente a consumare nei locali. Anche per questo mi sono guadagnato l'epiteto di anti- French Touch". Nonostante venga classificato come "electro", lo stile di Olaf varia dal tango al pop, dalla samba all'hip-hop. Questa fusione di generi concquistò tutta la stampa di allora, dal New Musical Express alle pagine culturali di Le Monde, passando per Der Spiegel: tutti parlavano di lui.
Nel 2012 Olaf Hund torna a far parlare di sé. Con la sua abituale disinvoltura, decide di chiamare il suo ultimo album Music is Dead. Uscito lo scorso settembre, questo disco è, ancora una volta, inclassificabile. Sonorità potenti, riff rock e beat ripetitivi si sciolgono con un tocco di auto-ironia nelle melodie liriche di un pianoforte. Quando chiedo a Olaf se si sente più rock o electro, mi risponde: "faccio musica. Musica da ballare ma anche.. riflessiva! Ho cercato di creare un nuovo genere che si chiama "Musiche Ibride". All'epoca dei miei esordi si parlava di "incrocio di stili", ma mi piacerebbe che un giorno le case discografiche raggruppassero tutto ciò che è stato fatto finora in un unico genere: "ibrido" appunto. È una parola che viene dalla botanica, ma oggigiorno tutto è ibrido: persino le automobili!"
Politicamente scorretto
Artista multi-strumentale, produttore e arrangiatore. Il tuttofare trentottenne ha messo la firma su progetti di ogni tipo: dal cinema, all'alta moda passando persino per il circo. Debutta con Chilly Gonzales, compone per Taraf de Haïdouk e aiuta a far conoscere Alexis HK. Come dire: Olaf Hund è ovunque e in nessun posto allo stesso tempo. Ha in programma di lanciarsi persino in un side-project cittadino. Nel 2006 crea il personaggio di Nicolas Police: un riferimento esplicito al Ministro degli Interni francese di allora. Il piano colpisce nel segno, ma lo mette alla berlina. "Tutti adoravano l'idea, ma la libertà d'espressione era molto limitata in quel periodo. Il mio giro professionale si è ristretto. I ragazzi dicevano che avrebbero rischiato di perdere il loro lavoro se avessero pubblicato le mie canzoni. Il mio telefono era sotto controllo. Ho perso molti quattrini. È stata una vera delusione. Così da un giorno all'altro me la sono "svignata" dalla Francia".
Sebbene Olaf abbia messo un accento sulla politica, ha ancora molte cose da dire. Soprattutto sull'industria discografica: "Viviamo nell'era del consumo di massa. Da una parte è fantastico perché, grazie a questa immensa varietà di scelta, le nuove generazioni hanno una cultura musicale molto ampia. Ma penso che la moda di "scaricare tutto lo scaricabile" sia passata ormai. I giovani si rendono conto che è meglio passare il tempo ad ascoltare un vinile con il buon vecchio lettore del papà che un mp3". Olaf, che ha sempre voluto fare di testa sua, si scaglia contro gli artisti mainstream: "Ci sono colleghi che creano dischi che veicolano sempre le stesse emozioni. Sono degli ossessionati. Magari è un effetto della musica che ascoltano. Il mio modo fare musica è autentico. La mia ispirazione sono le persone, le scene di vita. È per questo che ho scritto pezzi molto cupi e altri del tutto assurdi. Una volta mi trovavo in in Inghilterra con un amico ed entrammo in una drogheria. La commessa attaccò bottone chiedendo quali fossero i suoi gusti di gelato preferiti. E' così che è nata: "I wanna be your Ice cream!"
Sempre animato da una spiccata ironia, Olaf trasforma il gentile Tchoupi in Psycho Killer ispirandosi ai Talking Heads, scrive un'ode al detersivo e, in risposta a un clip di We love Electronics, dice con fare provocatorio: "Se mi dicessero: dai, ti vestiamo da barboncino reale così trasformi delle belle pupe in carte magnetiche... come potrei dire di no?". Per pubblicizzare l'uscita di Music is Dead in Germania, ha allegramente fotografato alcune star locali, tra cui anche Angela Merkel e altri artisti famosi.
Chissà quale sarà il prossimo progetto bizzarro in cui si lancerà Olaf. Di sicuro non è a corto di idee.
Video Credits: Post Electronic Music/youtube
Translated from Olaf Hund, héraut malgré lui