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”Non alterate l’equilibrio generale del testo”

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Intervista a Sir John Kerr, Segretario Generale della Convenzione sul futuro dell’Europa.

Diplomatico di carriera e gran burattinaio del dietro le quinte istituzionale, Sir John Kerr è stato Segretario Generale della Convenzione e, con Giscard, Amato, e Dehaene, uno dei principali attori. Gettato nella mischia dal Foreign Office, ha lavorato nell’ombra a Brussel per dar vita alla Costituzione europea. Una settimana prima l’inizio della Conferenza intergovernativa (CIG) di Roma che ne deciderà il destino, café babel ha incontrato Sir John Kerr.

café babel – Una caratteristica innovative della Convenzione era la rottura con la lagica di realpolitik e di contrattazioni forsennate dei precedenti Trattati comunitari, con lo scopo di costruire un vero e proprio consenso civico. Tuttavia, nonostante l’insistenza di Giscard per far approvare il trattato “così com’è”, è ormai chiaro che alla prossima CIG certi governi intendono contestarne alcuni punti. A suo avviso ciò rappresenta un fallimento del processo della Convenzione?

Sir John Kerr – La bozza di Trattato costituzionale è il frutto di un equilibrio delicato di più di 50 giorni di dibattiti plenari, di più di 240 documenti del Segretariato, discussi apertamente su un sito Internet contenente 23.500 documenti e che alla fine ha ottenuto una media di 3000 connessioni al giorno. Il consenso trovato alla Convenzione ha delle radici profonde. Ovviamente è ragionevole e legittimo per i governi, anche se erano presenti e attivi nella Convenzione, di rivedere il testo dopo la pausa estiva; e vi sono alcuni passaggi nella terza parte che, con un po’ di tempo in più, la Convenzione avrebbe potuto migliorare. Ma l’equilibrio è delicato, è c’è un rischio di vederlo stravolto se si elimina anche uno soltanto dei capisaldi della prima parte del testo. Credo che i governi degli stati membri ne abbiano coscienza e riconoscano i danni che un fallimento della CIG potrebbe comportare.

Uno dei più grandi pericoli è che uno stato possa rifiutare la Costituzione europea. Come sottolineato da un membro della Convenzione “se 22 paesi dicono di sì e 3 dicono di no, avremo un grande problema. Giuridicamente non potremo procedere; politicamente non potremo fermarci”. Se un paese dovesse rifiutare il Trattato costituzionale come procederemo? C’è un piano di emergenza?

E’ un Trattato costituzionale, non una Costituzione. Non pretende di trarre la sua legittimità dal popolo, aggirando quella degli stati e dei governi. Vuole solo organizzare meglio i poteri che gli stati hanno scelto di conferire all’Unione, e precisare che l’Unione non ha un potere se gli stati non glielo conferiscono.

Il diritto europeo è chiaro: nella misura in cui il Trattato riconosce un accordo tra Stati, non può ovviamente entrare in vigore prima che lo abbiano ratificato. Nessuno escluso.

Se la maggior parte degli stati ratificheranno ed uno no, sarà posta una questione politica al Consiglio – come successe con la Danimarca dopo Maastricht e con l’Irlanda dopo Nizza. Ma il rischio sembra relativamente basso. A differenza di Maastricht e Nizza, il presente Trattato è frutto di un processo aperto. La maggior parte dei membri della Convenzione proviene dai parlamenti nazionali, che si tratti dei partiti di governo o di quelli d’opposizione. Tutti i testi della Convenzione, e tutte le successive versioni del testo sono state pubblicate. Non ci sono state sorprese. Quindi perché mai ci dovrebbero essere problemi?

Secondo lei, la Conevenzione sarà vista come l’atto finale nel processo di integrazione europea o solo come un altro passo sulla strada di un’Unione “sempre più stretta”? E’ possibile che tra 5-10 anni potremo ripetere il processo costituzionale che ha portato alla Convenzione?

Mai dire mai. Molti hanno ritenuto un successo l’innovazione della Convenzione. Ma ammesso che la CIG riesca nella sua opera, non vi è motivo per ripetere il processo nell’immediato. La stabilità indotta da un assetto costituzionale chiaro e comprensivo dovrebbe assicurare i cittadini.

Come ha trovato personalmente il suo lavoro di Segretario Generale della Convenzione?

E’ stato al tempo stesso una sfida ed un privilegio lavorare per della gente così brillante su una missione così importante per l’Europa. Sono stato fortunato a guidare la squadra del Segretariato Generale in sostegno ad una Presidenza del livello di quella che abbiamo avuto. Ma non esageri il mio ruolo! Quello di Segretario Generale è un ruolo anonimo: a volte è notato, ma non è mai ascoltato. Debbono saper meritare fiducia, conservarla con discrezione e usarla con discrezione.

Translated from "the balance is delicate... there is a risk of it unravelling"