"NoiaNoir": I Pennelli di Vermeer, la noia e i mass media
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“È come un vuoto dentro, qui dentro me
Ma fuori è pure peggio, se noia c’è
Lupi mannari sento intorno a me
Figli del teleschermo, figli del web.”
(NoiaNoir, Ouverture)
I versi della ouverture di NoiaNoir, ultimo lavoro discografico de I Pennelli di Vermeer aprono la scena su una realtà grottesca e tragicomica che conosciamo fin troppo bene: la nostra. E di un aspetto in particolare a questa legato, un lato identificato da una delle 12 tracce che compongono l’album: Orrido Tour. Partendo, infatti, da un misterioso caso di omicidio - quello della fantomatica soubrette Mrs Rose - I Pennelli di Vermeer riflettono e affrontano in chiave satirica il processo di alterazione attraverso il quale fatti di cronaca nera diventino – una volta nelle grinfie dei mass media e dei social network – quei macabri tormentoni mediatici cui ormai siamo avvezzi. Basti pensare ai vari casi Franzoni, Scazzi, Misseri e così via.
Come sottolineato da Pasquale Sorrentino, autore e compositore de I Pennelli di Vermeer, l’album nasce e diventa il pretesto per parlare di una noia sociale in cui regnano padroni i media che, attraverso gonfiati e grotteschi fenomeni sociali, lucrano su fatti di cronaca nera. NoiaNoir è più di un semplice album. È una riflessione, una storia che si snoda a partire da un omicidio, passando per la notizia al “telepiagnone”, la cattura dell’assassino, il processo e tutti quei “fattori e comportamenti umani che dilagano a causa della noia.” La realtà si mescola alla finzione al punto tale che – come scritto nelle note che accompagnano l’album – viene da chiedersi: “Chi è il vero colpevole? Il killer o l’informazione?”
NoiaNoir è un disco musicalmente ricco e complesso, che spazia da sonorità classiche a ritmi funky, passando per il reggae, il rock, il folk e i motivetti degli spot pubblicitari patinati. Un’orgia musicale che riflette l’anima stessa de I Pennelli di Vermeer, formazione musicale che, come i suoi stessi componenti tengono a sottolineare “è un progetto musicale e non solo; è un’opera aperta, sempre in evoluzione dove transitano, si scontrano e si fondono il rock, il teatro, la canzone d’autore. L’unica parola che contraddistingue il progetto è contaminazione, di generi, di linguaggi espressivi, di umori e di persone. Siamo un laboratorio musico/teatrale privo di confini (gli unici sono quelli del palcoscenico) dove l’Arte è intesa come esperienza esistenziale, ricerca, TERAPIA!”
Una convinzione, quella de I Pennelli di Vermeer, che esplode in tuta la sua forza già dalle note classicheggianti della ouverture, e che rimanda ai kolossal hollywoodiani, spostandosi poi sul piano elettronico con il brano Ray Chat, incentrato su una fantomatica – ma mica poi tanto – figura ossessionata dal web, come dimostrano i versi scioglilingua “taggo, loggo, linko, loggo, taggo” che diventa il primo sospettato dell’omicidio di Mrs Rose, un’altrettanto enigmatica vittima. Mentre il disco si dipana come un filo di Arianna, alternando momenti musicali ora caotici ora introspettivi a parti attoriali che mimano le voci dei telegiornali, si arriva al rock sostenuto di Show Case e poi al brano di chiusura, che non avrebbe potuto avere titolo più azzeccato di Animi Anonimi, dai cui versi emerge l’amara e tragicomica consapevolezza che, una volta “passato di moda” il caso mediatico, resti soltanto, spessa e pesante, quella noia che affligge, chi più chi meno, noi “animi anonimi vaganti, perdenti.”
I Pennelli di Vermeer si confermano una formazione musicale interessante, complessa e mai scontata, come hanno dimostrato a suo tempo le prime uscite discografiche Tramedannata (2007) e La primavera dei sordi (2008) prodotte dall’etichetta napoletana La canzonetta/Sintesi 3000. A seguire poi il successo del 2010, La sacra famiglia – Tragicommedia musicale in 3 atti, che vede la formazione debuttare in teatro con un progetto di teatro-canzone. E adesso NoiaNoir, prodotto dalla Marotta & Cafiero - già valida casa editrice napoletana e adesso impegnata anche come etichetta discografica - a suggellare un percorso che si rivela interessante per la sua imprevedibilità e, soprattutto, per il messaggio e il punto di vista critico che caratterizza il gruppo partenopeo.
Pasquale Sorrentino (voce, chitarra acustica, ukulele)
Stefania Aprea (voce)
Pasquale Palomba (chitarra acustica, chitarra elettrica)
Maurizio D’Antonio (basso elettrico)
Raffaele Polimeno (piano, keyboards, moog)
Marco Sorrentino (batteria, voce)
Testi: Pasquale Sorrentino & Giorgio Volpe
Musiche: Pasquale Sorrentino
Arrangiamenti: Pennelli di Vermeer