No borders, no nations, no deportation al Brennero
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Sale la tensione tra manifestanti e polizia di frontiera al confine con l'Austria. Niente barriere per ora, ma la decisione sembra essere stata solo rimandata. Cronaca di una giornata di proteste al confine italo-austriaco.
In seguito all'incontro avvenuto lo scorso 28 aprile tra il ministro dell'interno Angelino Alfano e il suo omologo austriaco Wolfang Sobotka, è stata scongiurata la chiusura del confine tra Italia e Austria. In segno di apertura, il vincitore della prima tornata elettorale per la presidenza austriaca Norbert Hofer, candidato della formazione di estrema destra Partito della Libertà (Fpö), ha deciso di appoggiare il cosiddetto Migration Compact, il piano proposto dall’Italia per la gestione dei flussi migratori. Non ha tuttavia esitato ad affermare che «se l'Italia farà i suoi compiti non ci sarà bisogno dei controlli».
Il 7 maggio gli attivisti dei centri sociali di Trento e di altre città del nord-Italia hanno promosso la manifestazione Destroy the borders, manifestazione a cui avrebbero dovuto aderire circa 130 manifestanti, almeno secondo quanto riportato dal tam tam di Facebook. Tuttavia il giorno della protesta si sono presentate al Brennero oltre 400 persone, scrutate dai volti contratti dei militari in assetto antisommossa schierati per tutto il centro abitato, invaso al contempo da giornalisti della stampa nazionale e internazionale. Dopo essersi radunati in stazione, i manifestanti hanno attraversato il paese procedendo verso sud, al grido di «No borders no nations no deportation» (nessun confine, nessuna nazione, nessuna deportazione, n.d.r.) fino a congiungersi con un altro gruppo di attivisti proveniente dal lato opposto. Ma è nel momento in cui il corteo ha forzato le transenne posizionate da Polizia e Carabinieri sulla strada principale, cercando di sfondare le resistenze militari e avvicinarsi al confine dove erano schierati altri militari austriaci, che è cominciata la sassaiola di pietre, petardi e lacrimogeni. La guerriglia è stata quindi allontanata dal confine austriaco e riportata verso valle lungo i binari della ferrovia grazie all'azione dei militari. L'arrivo dei blindati della polizia italiana, provvisti di idranti, ha poi spostato il conflitto circa due chilometri dal centro di Brennero e dal confine. Durante l'allontanamento dal centro abitato gli scontri sono continuati, bastoni da una parte e manganelli dall'altra, insieme alla pioggia di fumogeni, petardi e sassate. Circa una decina di manifestanti italiani, austriachi e tedeschi sono rimasti feriti e sono stati fermati durante gli scontri.Feriti presenti però anche tra le fila dei militari, anche se manca un numero certo in proposito. E non sono nemmeno mancati attacchi verbali contro i giornalisti presenti da parte dei no borders, attacchi arrivati alla minaccia fisica con dei bastoni. "Giornalista terrorista", questo il coro più frequentemente intonato dai manifestanti diretto ai reporter presenti, accusati di fornire un'informazione parziale e faziosa. Nelle fasi più concitate degli scontri alcuni giornalisti riportano di essere stati aggrediti fisicamente dagli agenti, per essersi opposti ad episodi di violenza gratuita da parte di quest'ultimi nei confronti di manifestanti ormai immobilizzati ed arrestati che giacevano a terra, in attesa di una volante che li portasse nella più vicina stazione di polizia. Alle 17.30 circa poi lo scontro è scemato, e manifestanti e polizia si sono trovati faccia a faccia per cercare un punto di incontro. Dopo una mediazione tra le parti, gli attivisti si sono incamminati verso la stazione di Brennero dove hanno potuto prendere il treno del ritorno. Le forze politiche hanno condannato duramente gli episodi di violenza, anche se da Vienna per ora assicurano che «proseguono i controlli, ma nessuna barriera sarà costruita». Anche se la possibilità che si tratti solo di un rinvio rimane più che concreta.