Nina Jurisch: „anche tra le generazioni ci deve essere un dibattito"
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Silvia GodanoLa sociologa Nina María Jurisch (classe 1989) ha lavorato affinché, presso „Dispute over Europe“, anche i giovani europei potessero dire la loro – nella forma del gruppo di discussione „Next Generation“. Un dialogo sui giovani leader d'opinione, sulla carenza di discussione e sul perché gli autisti degli autobus cotribuiscano all'integrazione europea.
Cafébabel: Tu sei il membro più giovane del team organizzativo di „Dispute over Europe“ e hai dato vita alla cerchia „Next Generation“ . Come hai avuto quest'idea?
Nina Jurisch: Gli altri promotori sono tutti di qualche anno più vecchi di me – e per la maggior parte, uomini. Lo trovavo vergognoso, così mi sono immischiata e ho proposto di partecipare.
Cafébabel: E ha funzionato?
Nina Jurisch: Sorprendentemente bene addirittura! Ma ha anche sempre portato a grosse discussioni. Io ho cercato di mantenere l'attenzione del gruppo su alcuni temi, che le generazioni più vecchie semplicemente non hanno sotto gli occhi.
Cafébabel: Per esempio?
Nina Jurisch: La composizione del gruppo „Next Generation“. I miei colleghi pensavano: qua bisognerà pur trovare dei leader d'opinione che siano perlomeno paragonabili a noi, nel 1968! Io però non ero convinta che questa fosse la giusta strategia. Pensavo che fosse meglio mettere insieme studenti delle scuole, universitari e giornalisti impegnati, che potessero parlare direttamente dalla prospettiva dei giovani, senza pretendere lo status di esperti. Effettivamente ho avuto a che fare con nomi che, nell'arena politica o tra il grande pubblico, non sono molto noti - ma che hanno davvero qualche cosa da dire.
Cafébabel: Può darsi che nella nostra generazione non ci siano più i grandi leader d'opinione. Sono molti quelli che hanno qualcosa da dire…
Nina Jurisch: …e che per certi versi dicono anche cose molto diverse. In questo senso, io penso molto concretamente a internet. In Spagna ci sono molti movimenti, che non trovano più spazio nei tipici discorsi pubblici o attraverso i media tradizionali. Essi, piuttosto, si diffondono in un baleno attraverso Internet, su Youtube e i social network.
Cafébabel: Si potrebbe parlare, in questo frangente, di un conflitto generazionale?
Nina Jurisch: Si, nel senso che, al giorno d'oggi, il confronto di opinioni così come la formazione di opinion leader avviene in altri spazi rispetto al passato. Per persone giovani, che non hanno ancora una biografia pazzesca alle spalle, non è semplice pubblicare un articolo sulla Zeit o sulla Taz. Per questo motivo essi vanno alla ricerca di altri canali. C'è dunque la possibilità, che le opinioni si diversifichino e si discostino, e dunque che si formino molte opinioni sull'Europa – e non soltanto le frazioni "pro" o "contro".
Cafébabel: Discutiamo troppo poco sull'Europa?
Nina Jurisch: Le discussioni pubbliche sono sicuramente troppo poche. I temi all'ordine del giorno vengono assorbiti dalla politica – e il tema Europa viene troppo spesso inglobato entro discorsi di stampo economicistico. Quando c'è una discussione, essa ha luogo soltanto entro questi parametri. Discutere è fondamentale, ma bisogna farlo anche mettendo in gioco generazioni diverse. Le generazioni che ci hanno preceduti hanno combattuto perché l'Europa fosse così come è oggi. È naturale che siano preoccupati quando subentra una nuova generazione, che apparentemente non si interessa molto dell'Europa: tutto ciò per cui abbiamo combattuto è davvero in buone mani presso una generazione di persone che passa il giorno di fronte allo schermo di un computer, senza guardarsi intorno?
Cafébabel: Se tutti i discorsi vengono assorbiti dalla politica, come dici tu, come possono le voci dei giovani europei raggiungere un pubblico più vasto?
Nina Jurisch: Il primo passo è prendere i giovani e far capire loro che essi hanno qualcosa da dire e che la loro voce ha un peso. Questo è davvero importante, giacché tutto viene uniformato nel ritornello: i giovani in Europa sono disoccupati, privi di prospettive e disinteressati alla politica. Questo significa che, in un congresso come „Dispute over Europe“, i gruppi dovrebbero essere maggiormente mescolati, giovani insieme alle generazioni più vecchie.
Cafébabel: E il secondo passo?
Nina Jurisch: Ci deve essere un confronto, che non deve per forza essere incanalato entro una disputa tra partiti. Come per esempio cerchiamo di fare noi in questo congresso, o voi con Cafébabel. Da qui in poi dev'essere portato avanti anche un importante lavoro di chiarificazione. Io sono sempre scioccata, quando scopro che persone della mia generazione non sanno nemmeno che si possa votare per il Parlamento europeo! E questo non è soltanto da imputare ai giovani studenti, ma anche alle generazioni precedenti, che non hanno ancora preso sul serio le giovani generazioni.
Cafébabel: Quando ti sei sentita per la prima volta un'europea?
Nina Jurisch: Io sono figlia di una donna argentina. Mia mamma si è trasferita in Germania quando aveva 19 anni. Lei mi ha sempre fatto notare le differenze tra Argentina e Germania, e dunque che cosa caratterizzi la mentalità tedesca - che le era tra l'altro molto estranea. Penso di essermi sentita europea fin dal momento in cui dovetti difendermi, quando dicevo: aspetta un momento, tu mi hai fatta nascere qui, qui sono cresciuta e, che io sia diventata adulta in questa nazione, non implica che io abbia una mentalità tedesca - io ho una mentalità europea. Io sono cresciuta con la cultura sudamericana, ho imparato lo spagnolo, poi il francese a scuola, e poi ho studiato l'inglese... La mia famiglia è sparsa in tutto il mondo e per l'intera Europa! Criticare continuamente i tedeschi non ha senso.
Cafébabel: Perché?
Nina Jurisch: Perché a dire il vero non mi sento tedesca, ma vorrei assolutamente difendere ciò che qui ho appreso. Questo sentimento si è rafforzato quando, per vedere dove sono le mie radici, ho vissuto un anno a Buenos Aires. Laggiù mi si parlava sempre dei tedeschi, ed ero costretta a sentire battute sulla seconda guerra mondiale. Allora notai che, nel momento in cui venivo considerata una tedesca, mi difendevo come un'europea. Sulla carta sono certo tedesca e sicuramente rappresento in qualche modo una cultura tedesca - ma quello in cui credo sono valori europei. Penso che questo succeda a molti, e non soltanto ai giovani: quando gli europei si trovano fuori dall'Europa, quando possono mettere due mondi a confronto, allora si rendono conto che cosa significhi essere europei.
Cafébabel: Hai un modello europeo?
Nina Jurisch: Non ho nessuna persona concreta in testa. Sicuramente vengono subito in mente nomi come Robert Schuman. Ma sono molti di più i modelli che incontro nella vita quotidiana, persone che cercano di unire e promuovere l'Europa. Io vengo da Aquisgrana, dove ogni anno viene assegnato il Karlspreis per l'integrazione europea...
Cafébabel: …che, tra gli altri, è già stato assegnato a Wolfgang Schäuble, Angela Merkel, Jacques Delors o Simone Veil.
Nina Jurisch: A essere sincera, ho sempre trovato la cerimonia piuttosto affettata. C'è stata, una volta, l'idea di assegnare il Karlspreis a uno di quegli autisti di autobus, che guidano tutti i giorni attraverso l'europa con queste linee internazionali.
Cafébabel: Un'idea interessante.
Nina Jurisch: Beh... non mi spingerei così in là – anche se questo rispecchia abbastanza la mia idea di "modelli". Chi sono le persone che tengono davvero unita l'Europa? Aquisgrana si trova al confine con l'Olanda e il Belgio. All'università di Maastricht mi sono resa conto quanto sia frequente che la persona di fronte a te sia uno studente straniero: tutti parlano inglese, si può parlare con chiunque, non ci sono problemi. Lo stesso accade con i belgi. La vicinanza che avevamo ci ha fatti accostare l'uno all'altro. Così ho vissuto ad Aquisgrana e ho studiato a Maastricht e tutti i giorni andavo avanti e indietro – e non mi rendevo assolutamente conto che mi stessi spostando dalla Germania all'Olanda.
Cafébabel: Dunque, chi sarebbe per te un modello europeo?
Nina Jurisch: Penso che, per me, siano stati i professori e gli insegnanti a scuola, che mi hanno fatto conoscere il tema "Europa" – non soltanto nei contenuti, ma anche nel modo, come si muovono in Europa, quali sono le persone con cui si intrattengono, quali lingue parlano, che musica ascoltano. Loro sono quelli che mi hanno spinta a studiare ciò che ho studiato - e hanno fatto sì che continuassi a interessarmi all'Europa.
Cafébabel: L'Europa in tre parole?
Nina Jurisch: Difficile. Primo: l'Europa è tremendamente divertente. Parlarne, così come viverla ogni giorno. Secondo: l'Europa è discussione, assolutamente. Terzo: l'Europa è un modello di civilizzazione unico. Queste erano le mie tre parole. In qualche modo sono molto diverse tra loro (ride).
Cafébabel Berlin streitet über Europa
Cafébabel Berlin è partner ufficiale di A Dispute over Europe. A partire dal 2 maggio 2014 potete leggere qui alcune notizie e interviste con coloro che hanno partecipato alla discussione. Maggiori aggiornamenti su Facebook e Twitter.
Translated from Nina Jurisch: „Auch zwischen den Generationen muss es Streit geben“