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Netlabel, musica libera contro le major del disco

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Rapide, semplici ed economiche: le case discografiche on line sono sulla cresta dell'onda.

Metà settembre 2006, Islington, Londra. Il “Candid Arts Center” è stato palcoscenico di un’inconsueta manifestazione musicale. Kodal, alias teaMore, Dj Cotumo, della Pentagonik, Megaheadphoneboy: i musicisti che si sono avvicendati nel corso di Netaudio 2006, sono per il momento volti noti esclusivamente ai patiti di elettronica. Non si trovano nei cataloghi delle major, però. Perché pubblicano con etichette on line, dette anche netlabel.

Rapide, semplici ed economiche

Una netlabel è in sostanza un sito web dal quale è possibile scaricare in modo legale musica inedita, per lo più elettronica e spesso di qualità. Attualmente ne esistono più di 600 che pubblicano – su base mensile o settimanale – singoli o intere compilation. E costituiscono una piattaforma per i musicisti elettronici che vogliono distribuire le proprie creature in rete senza sottostare alle limitazioni imposte dalle major e senza depositare la propria musica presso organismi di tutela del diritto d’autore (per l’Italia la Siae).

«Le netlabel offrono la possibilità di diffondere presso un pubblico vastissimo la musica più moderna, in modo semplice, rapido e con un budget minimo», spiega Donovan Ludwig, co-fondatore dell’etichetta berlinese Pentagonik. Oltre che a Londra e Berlino le case discografiche on line sono molto attive a Colonia e a Barcellona. È ormai una vera e propria tendenza urbana dell’era digitale che continuamente si propaga, fisicamente e virtualmente.

Musica di tendenza

Questo trend si rafforza col generalizzato fermento che sta interessando l’industria della musica digitale. Il giro d’affari del negozio virtuale della Warner Music è cresciuto l’anno scorso del 36%. L’iPod, il lettore mp3 portatile della Apple, ha trovato già 42 milioni di acquirenti, il 76 per cento dei quali solo l’anno scorso.

I numeri sono esemplificativi dell’evoluzione del mercato musicale e del passaggio dai supporti fisici alle librerie audio digitali. Gli amanti della musica la comprano sempre più spesso sul web, imbottendo i propri hard disk fino a farli scoppiare.

Non desta quindi meraviglia che anche l’editoria musicale abbia imparato a sfruttare la rete. Ad Islington Netaudio 2006 è stato una dimostrazione dell’entusiasmo che circola intorno alle netlabel: per due giorni nel Candid Center si sono tenute conferenze e seminari in cui oratori particolarmente ispirati hanno partecipato all’uditorio la propria visione del futuro di queste etichette.

I visitatori passavano da un tavolo all’altro come in uno speed-dating, lasciandosi inondare dalle informazioni fornite da direttori di case discografiche, esperti di licenze Creative Commons e editori di podcast. Chi lo desiderava poteva gustarsi l’installazione sonora del primo piano o visitare il sotterraneo per ascoltare le performance degli artisti presenti.

Per il momento i responsabili dei netlabel hanno conservato intatto l’ideale comune; nonostante l’enorme numero di etichette, Donovan Ludwig sostiene che in Europa esse non si facciano alcuna concorrenza: «L’essenza dei netlabel è fondata sul no profit», dice. Non avrebbe dunque alcun senso mettersi in competizione.

Una rete europea

Questa è la ragione per cui Ludwig ed il suo amico Timor Kodal, gestore dell’etichetta Pulsar, hanno fondato Netlag, per pubblicizzare i cataloghi dell’editoria musicale indipendente con una serie di feste “Netaudio”. Ludwig e Kodal considerano questi party notturni dei luoghi d’incontro per gli artisti della musica on line. Esattamente come i siti web. Si sono solo limitati ad aggiungere birra, invitati ed atmosfera.

I due fondatori vorrebbero che una sola rete unisse l’intera scena delle netlabel europee. E così invitano musicisti stranieri a presentare i propri lavori dal vivo al pubblico berlinese: in questo modo durante le feste Netlag svoltesi nell’ambito della rassegna musicale berlinese Fête de la Musique si sono potuti ascoltare ritmi e battiti di special guest londinesi.

Nonostante tutta l’euforia che le ciroconda le netlabel non potranno però mai costituire una seria minaccia per le major come Warner o Emi. «Quello delle etichette on line rimarrà senza dubbio un fenomeno di nicchia, perché non c’è modo di ricavarne denaro», dice Markus Koller, che gestisce il podcast starfrosch.ch organizzatore del primo festival Netaudio a Berna. La sua profezia potrebbe avverarsi, eppure ci sono stati artisti che hanno raggiunto fama e celebrità con una netlabel. Finché poi non è arrivata una major a metterli sotto contratto.

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Translated from Netlabels: Frei von den Zwängen der Musikindustrie