Neoborbonici: il separatismo folkloristico di Napoli
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Silvia GodanoI Neoborbonici guardano nostalgici al tempo del Regno delle Due Sicilie, quando i Borboni governavano Napoli, e la città era ricca e ammirata. Per spiegare gli attuali problemi economici del sud Italia, fanno del nord un capro espiatorio. Cafébabel ha incontrato una ragazza che ha abbandonato il movimento.
Durante una dimostrazione dei Neoborbonici, Laura Noviello voleva sventolare la bandiera italiana al posto di quella borbonica. L'iniziativa della giovane non è certo stata accolta con entusiasmo dai Neoborbonici, un movimento di stampo separatista che nasce a Napoli e fa riferimento all'eredità storica del Regno delle Due Sicilie. Questo era decisamente troppo per la diciassettenne napoletana, che ha voltato definitivamente le spalle al movimento. L'Italia, per lei, è una nazione. Dopo 150 anni di unità, l'idea della scissione non dovrebbe neppure venire in mente.
Stradine strette, corde tese per il bucato e facciate scalcinate sorprendono i turisti che si recano per la prima volta a Napoli. L'allegro affaccendarsi della terza città più popolosa d'Italia non ha nulla a che vedere con le eleganti strade romane. Il Mezzogiorno è povero e la disoccupazione è alta. Raramente s'incontrano giovani che pensano di costruire qui la loro carriera. Nel suo giro di amicizie, Laura è una di quei pochi che, nonostante tutto, vogliono rimanere a Napoli. Vuole diventare archeologa a Pompei. «I miei amici pensano che io sia pazza», dice.
La storia della sua regione è sempre stata estremamente importante per la giovane napoletana. Forse anche per questo, in un primo tempo, era finita nel movimento neoborbonico. Secondo Laura, nell'Italia meridionale, la gente non crede al futuro della propria terra, perché non conosce il proprio passato. In molti casi, l'eredità del meridione non viene riconosciuta nell'ambito della storia nazionale. Quando Laura iniziò a interessarsi al tema, aderì ai Neoborbonici, un movimento politico che si concepisce in opposizione allo stato italiano e che vuole incolpare il nord, forte sul piano economico, della miseria del sud. I suoi affiliati rimpiangono il tempo del Regno delle Due Sicilie e ritengono che l'unificazione dell'Italia nel 1861 sia stato l'errore più grosso nella storia della nazione.
Meglio senza il nord
In sostanza, sarebbe bello se il "Regno di Napoli" potesse rinascere liberandosi dal giogo di Roma. Non si tratta di rimettere un re sul trono, quanto piuttosto di recuperare quell'epoca d'oro, nella quale Napoli era una ricca città con una fiorente attività industriale. La nostalgica fuga nel passato, com'è noto, è sempre stata una formidabile soluzione per i problemi attuali...
Nel Gran Café Gambrinus, un prestigioso locale nel cuore di Napoli, le cui volte sono impreziosite da ornamenti dorati, abbiamo incontrato Gennaro De Crescenzo, presidente del movimento neoborbonico: «Se guardiamo alle abitudini passato, il sud sarebbe certo decisamente meglio del nord», dichiara ordinando un caffè. Questo, naturalmente, non è da prendere per olo colato. «La maggior parte delle persone era povera e sottomessa, tanto prima quanto dopo l'unificazione della penisola», replica Enrico Rebeggiani, professore di economia all'università Federico II di Napoli.
Movimenti separatisti come quello dei Neoborbonici sarebbero una conseguenza dell'incapacità di azione della politica. La classe politica, infatti, non mostrerebbe la benché minima reazione di fronte all'incremento della disoccupazione, della povertà, e della crescente tensione tra nord e sud. «Adesso abbiamo un premier di sinistra: in realtà, non è altro che un'edizione aggiornata di Berlusconi», dice de Crescenzo. Molti cittadini del sud non si sentirebbero per niente rappresentati dal governo di Roma. Dunque, invece di partecipare attivamente, gli italiani e le italiane scivolano nell' assai nota indifferenza politica.
I Neoborbonici, tuttavia, non possono essere considerati una risposta politica, perché non mostrano alcuna aspirazione ad assumere un ruolo attivo in politica. Loro stessi, vorrebbero essere interpretati quale movimento culturale, anche se molte delle loro richieste e dei loro approcci sono decisamente intrecciati con la politica. Nel Café Gambrinus, De Crescenzo, leader dei Neoborbonici, poggia sul tavolino il libro che ha pubblicato quest'anno: Il Sud. Dalla 'Borbonia felix' al carcere di Fenestrelle . Perché non sempre la Storia è come ce la raccontano. I Neoborbonici mirano a raccontare una storia alternativa di Napoli e lo fanno attraverso le non infrequenti pubblicazioni pregne di idealizzazione nostalgica, attraverso dimostrazioni, manifestazioni culturali e lezioni nelle scuole.
Come morsa dalla tarantola
L'orientamento culturale del movimento è stato un dei motivi per cui, inizialmente, Laura Noviello è entrata a far parte dei Neoborbonici. Nel frattempo, ha scoperto la sua passione per le tipiche danze meridionali, come la Taranta, la Tarantella, la Pizzica e la Tammurriata. Spesso ballate a piedi scalzi, queste danze sono simboli molto forti della stretta connessione tra i danzatori e il loro radicamento identitario. Le danze raccontano la storia di donne che, durante il lavoro nei campi, sono state morse da ragni velenosi: per guarire, le vittime danzano fino a raggiungere l'estasi al ritmo dei tamburelli.
«Queste danze tornano ad acquisire popolarità, perché sono il simbolo della ribellione», chiarisce Laura. Una ribellione contro l'eccessivo imporsi di nuovi valori, contro la globalizzazione e l'abbandono delle tradizioni. Il governo non si occuperebbe abbastanza del sud. «Non c'è proprio nessuna unità. Noi siamo costretti ad andare al nord se vogliamo lavorare. Però, nel nord, nessuno apprezza i nostri lavoratori, eppure le loro industrie funzionano proprio grazie alla nostra forza lavoro», afferma Laura.
Si continua a danzare e non si trovano soluzioni
Non soprende per nulla che queste tensioni risveglino il desiderio di separazione. I Neoborbonici non sono gli unici a sostenere di essere migliori senza gli altri. La Lega Nord, noto partito separatista italiano, non perde occasione per affermare che il nord farebbe volentieri a meno del sud. Accanto ai Neoborbonici, nel mezzogiorno, ci sono altri gruppetti più piccoli, come il Movimento per le Autonomie MpA, o l'Alleanza Siciliana.
Al momento, mancano le risposte politiche al divario Nord-Sud, con il quale l'Italia - così come molti altri stati europei - ha a che fare. Le risposte non verranno certo da piccoli movimenti come quello dei Neoborbonici. Questi, a ben vedere, preferiscono occuparsi di altre cose più importanti, come il boicottaggio del Giro d'Italia. Siccome il giro si concentra troppo sul nord e sul centro della penisola, si vogliono trovare sponsor per il "Giro delle due Sicilie". Il mondo, come Laura, ama Napoli, ma l'Italia la odia.
Questo articolo fa parte della nostra edizione speciale EU-IN-MOTION dedicata a Napoli, con la collaborazione del Parlamento Europeo e della fondazione Hippocrène.
Translated from Neo-Bourbonen: Neapels Möchtegern-Separatisten