Negazionismo in Europa: è libertà d’espressione?
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federica campoliL’Europa gestisce coloro che negano l’Olocausto in modi diversi, anche se un tentativo di uniformità è in corso. Un focus sul processo a Horst Mahler in Germania e il dibattito nei Paesi europei.
A prima vista, la vita condotta da Horst Mahler sembra essere una grande contraddizione: negli anni Sessanta co-fondò la Raf (Frazione dell’armata rossa) che con azioni terroristiche scosse la Repubblica federale tedesca. Nel 2000 divenne membro del gruppo radicale di destra Npd (Partito nazionaldemocratico della Germania), dal quale uscì nel 2003. Dal 2007, Horst Mahler comincia a diffondere Cd e Dvd con materiale in cui si nega l’Olocausto. In Germania è un reato. Infine, il 72enne esce allo scoperto. Ma quest’ uomo sa quello che fa?
Il processo a Horst Mahler
«Sono qua perché l’ho voluto io stesso», ha detto Mahler brevemente durante l’udienza del processo il 12 gennaio 2009. La corte dovrebbe prima provare che l’Olocausto ci sia veramente stato, per poterlo poi accusare. L’uomo – con già precedenti penali – ha i capelli corti brizzolati e gli occhiali senza montatura: non sembra un radicale di destra. Le cose che dice alla corte, invece, sono scioccanti. Mahler usa il processo come un palcoscenico e, durante l’udienza, impreca contro gli ebrei. Fino a quando il giudice non gli toglie la parola. Da più di quattro anni Mahler, che è giurista, non ha più alcun reddito, poiché la Corte gli ha vietato di esercitare. È già stato nove mesi in galera già per Volksverhetzung (“incitamento della popolazione”, una categoria della legislazione tedesca che mira a colpire i negazionisti, ndr) e ventisei anni per la sua partecipazione al Raf. Per i militanti di destra quest’uomo è un’icona che lotta per la verità.
Nessun altro evento della storia umana è stato indagato quanto l’Olocausto: chi, come Mahler, lo nega, fa propaganda di destra nascosta sotto la bandiera della lotta per la libertà di pensiero.
Essere un negazionista in Europa
Horst Mahler non è l’unico. In molti Stati europei ci sono casi famosi di negazionisti: David Irving in Inghilterra, Robert Faurisson in Francia, Pedro Varela in Spagna. Per quanto riguarda il contatto giuridico con loro, l’Europa è ancora lontana da un’uniformità. In Austria, Francia, Polonia, Germania, Belgio e Svizzera incombono, in caso di messa in discussione o negazione dell’Olocausto, pene detentive lunghe anni. In altri Paesi, invece, non sono previste pene. Le “Leggi della memoria” nel diritto penale, come il divieto alla negazione dell’Olocausto, sono tutt’altro che incontestate nelle democrazie. Costituzionalmente sono, infatti, contrarie alle libertà di pensiero e a quella accademica.
Secondo il diritto costituzionale tedesco, la negazione dell’olocausto è un “falso” che non gode della protezione della libertà accademica. In Inghilterra, al contrario, il diritto penale e costituzionale è più orientato alla libertà: motivo per cui, fino ad ora, non sono state introdotte leggi della memoria. Quindi, la libertà di pensiero domina incontrastata.
In Italia, nel 2007, 150 storici, tanto di destra quanto di sinistra, hanno manifestato contro “le verità storiche di Stato”, chiedendo che il reato venisse depenalizzato. Le idee negazioniste verranno considerate reato soltanto se inciteranno all’odio razziale.
E l’Europa che fa?
Nel 2007, l’Ue ha intrapreso i primi passi verso l’uniformazione. Una decisione quadro dell’aprile 2007 prevede un’armonizzazione minima dei provvedimenti penali per la lotta al razzismo e alla xenofobia. La decisione punisce «la pubblica approvazione, negazione o il grave svilimento di genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, quando il crimine è indirizzato contro un gruppo di persone a causa della loro razza, colore della pelle, religione, discendenza o provenienza nazionale o etnica». Di conseguenza, tutti quelli che dicono apertamente che un genocidio – che è stato già provato come vero da una corte internazionale – non è mai accaduto, che sarebbe stato solo inventato da quel particolare gruppo etnico, per poter esigere un risarcimento danni, devono fare i conti con una punizione. Un’affermazione del genere, oltre alla negazione, stimolerebbe anche l’odio contro questo gruppo.
Se un crimine valga come genocidio, crimine contro l’umanità o crimine di guerra, deve essere chiarito dalla corte competente nei singoli casi. Per quanto riguarda l’Olocausto, questo è stato stabilito da tempo alla Corte di Norimberga. Nonostante tutti gli sforzi a livello europeo, in Spagna, da due anni, la negazione dell’Olocausto è di nuovo legale. La Corte costituzionale spagnola ha privilegiato la libertà di pensiero: tuttavia si può essere accusati – e puniti con due anni di prigione – se si giustifica l’Olocausto o genocidi simili. Nonostante questo, l’addolcimento delle leggi, è dovuto alle polemiche fatte dal negazionista dell’olocausto Pedro Varela. In Germania, Horst Mahler non avrebbe potuto avere una tale fortuna.
Translated from Mahler, Williamson, Varela, Irving - Zum Umgang mit Holocaustleugnern in Europa