Né Zapatero né Rajoy: la rete si indigna in vista delle elezioni
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Giuseppe FloreIl 22 maggio prossimo gli spagnoli decideranno il futuro politico della maggior parte delle regioni (comunidades autonomas) e dei comuni, un durissimo banco di prova per il governo e l'opposizione, il cui risultato sarà il preludio alle elezioni politiche generali del 2012.
La gestione della crisi economica e la recente approvazione della legge Sinde hanno fomentato oppositori e scontenti, che organizzano una grande mobilitazione attraverso il web.
Rassegnazione e sconforto contagiano negli ultimi tempi la popolazione spagnola che, tuttavia, non si riversa per le strade a protestare come i vicini italiani e francesi. Secondo i dati dell'ultima indagine del CIS (Centro di Investigazioni Sociologiche), l'80% dei cittadini ritiene la disoccupazione (che a febbraio ha battuto un nuovo record raggiungendo i 4,3 milioni) la principale preoccupazione.
E il problema non fa distinzioni di età o formazione. Con una disoccupazione giovanile del 40%, molti ventenni decidono di investire più in lezioni di tedesco, e meno in birre fra amici, aggrappandosi alla speranza di far parte di quel gruppo di spagnoli che la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, promette di portare al suo paese per lavorare. Può succedere quindi che nelle aule universitarie non si parli di sbocchi professionali ma di "quello che ha detto la Merkel."
Non votarli!
Dopo la disoccupazione e l'economia in generale, al terzo posto delle preoccupazioni spagnole c'è la classe politica, che per molti necessita di un profondo rinnovamento. Le cause di questo deterioramento sono tante, ma sopra tutte spicca il livello di corruzione nazionale, che ha anche la propria voce su Wikipedia. Protagonista abituale della giovane e inesperta democrazia spagnola, ebbe il suo periodo di splendore durante il boom dell'immobiliare, quando uscirono alla luce le trame urbanistiche che ovviamente implicavano numerosi politici.
Da allora, gli spagnoli si son abituati alle notizie della polizia che entra nei diversi comuni per controllare i bilanci. Anche il tradizionale bipartitismo tra PP e PSOE, già colpito da scandali e scosse che periodicamente portano a cambiamenti nel Governo, sembra ormai in bilico. Su internet, intanto, nascono movimenti sociali nati dallo scontento politico, come 'No les votes', che invita a cambiare la configurazione delle camere, a sanzionare duramente alle urne i partiti con maggiore presenza (PP, PSOE, CiU) e allargare l'accesso al potere ad altre formazioni politiche.
Mentre gli ultimi sondaggi sulle elezioni danno per favorito il Partido Popular, che guadagna 10 punti sul PSOE di Zapatero, tutti i politici nazionali ricevono dai cittadini valutazioni al di sotto del 4 su 10. Da Nolesvotes parte una contro-campagna affinché, come dice uno dei suoi ideatori, Enrique Dans, "la gente non voti i partiti che hanno dimostrato di governare contro l'interesse dei cittadini."
Tutti contro la ley Sinde
Enrique Dans: "E' una legge assurda, tutt'altro che soft"
Il principale obiettivo di questo movimento è mostrare "il malessere provocato da una certa maniera di fare politica" e che "non si può governare contro chi ti ha votato", continua Dans, che è inoltre professore alla IE Business School e blogger di riconosciuta fama. L'intento di questo movimento, il cui documento iniziale nasce dall'indignazione provocata dalla Legge Sinde, che permette di chiudere pagine web di download illegale, è invitare la gente a riflettere. Questa legge fu qualificata da alcuni paesi dell'Unione Europea come una legge "soft". Tuttavia, secondo Dans, "è una legge assurda, tutt'altro che soft; è fatta male (...) La Ley Sinde è la goccia che ha fatto traboccare il vaso", e bisogna invece "regolare e adattare la proprietà intellettuale ai tempi che corrono".
Nel frattempo, gli USA segnalano la Spagna come un paradiso della pirateria. Questo testo, che fu approvato con i voti di PP, PSOE e CiU, costituisce la disposizione finale della Legge sull'Economia Sostenibile. Discusso fin dalla sua prima redazione, ha scatenato numerosi dibattiti tra gli internauti e l'industria culturale e portato, inoltre, alle dimissioni del presidente dell'Accademia del cinema, Alex de la Iglesia, che si espresse pubblicamente contrario alla legge.
È forse questa legge la ciliegina sulla torta di una crisi che gli spagnoli digeriscono ogni giorno? Il 22 maggio sarà un'occasione per verificare fino a che punto si è creata un' atmosfera di pessimismo dalla quale i maggiori partiti politici possono uscirne fortemente acciaccati.
Translated from Ni Zapatero ni Rajoy: Ciber-indignación con vistas a las elecciones