Napoli, futura smart city?
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di Andrea Migliaccio La rivoluzione verde e lo sviluppo delle città, in passato aspetti contrastanti, oggi sembrano la strada per una nuova urbanizzazione. In questo contesto le smart cities prendono tutto il meglio delle nuove tecnologie e degli studi di razionalizzazione energetica per essere città autosufficienti e ad impatto zero. Come si stanno sviluppando e il caso Napoli.
L’accezione indubbiamente negativa che Pasolini aveva del concetto di sviluppo è oggi ampiamente abbandonata se osserviamo il fenomeno nell’ottica della sostenibilità. Lo sviluppo sostenibile si fonda su quattro pilastri: sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale, con lo scopo di soddisfare non più solo i bisogni attuali, ma soprattutto quelli futuri. Se consideriamo lo sviluppo sostenibile in quanto materia d’interesse di stati o addirittura di continenti, possiamo considerare più vicine a noi le smart cities, le nuove città intelligenti, che mirano ad un’ efficace gestione delle risorse presenti sul territorio per avere uno sviluppo urbano della città, con l’aiuto importante delle nuove tecnologie ( Information and Communication Technology ).
Parlare oggi di sostenibilità, o meglio, di ecosostenibilità, non è per nulla scontato. I nuovi paesi emergenti e gli storici paesi industrializzati consumano risorse che non basterebbero quattro, o addirittura cinque pianeti Terra per soddisfarne i bisogni di tutti, e dunque, creare modelli di sviluppo urbano autosufficienti dovrebbe essere considerata d’obbligo la nuova frontiera per coloro che guardano oltre il proprio naso. L’idea delle smart cities nasce negli anni ’70, ma è solo nell’ultimo decennio che viene aiutata e sostenuta anche dagli enti istituzionali.
Modelli di smart cities nel mondo
Nel mondo esistono diversi modelli di smart cities a seconda del luogo e soprattutto delle risorse presenti sul territorio. A 15 km da Dubai è in progetto la creazione di una prima città a emissioni zero che sarà totalmente sostenuta da energie pulite e rinnovabili ( suona strano nel paese del petrolio! ), mentre in Cina sorgerà nel 2030 la città di Caofeidian che punta ad emissioni del 5% rispetto ad una città con simili dimensioni.
Una riproduzione virtuale della futuristica Caofeidian, l’ecocity cinese che sorgerà nel Golfo di Bohai. Il progetto, che dovrebbe concludersi nel 2030, è un’opera dell’architetto italiano Pierpaolo Maggiora.
Senza voler approfondire casi di pianificazione urbana ex-novo, questa nuova sensibilità nello gestire le città sta prendendo piede soprattutto in quelle già esistenti di medie dimensioni. È il caso ad esempio di Amsterdam. Dal 2009 l’impegno dell’amministrazione locale è stato quello di razionalizzare l’uso dell’energia per uso domestico e commerciale, e ciò è stato fatto grazie alla collaborazione dei colossi informatici IBM e CISCO. Il progetto si divide in più parti: installazione di distributori di energie elettriche per auto; arterie viarie a impatto zero; sessantamila abitazioni collegate ad un sistema informatico per monitorarne i consumi. L’obiettivo è quello di ridurre le spese energetiche del 40% entro il 2025. L’impegno dell’amministrazione è mirato anche al coinvolgimento attivo della cittadinanza con la possibilità di proporre nuove idee. L’importanza della collaborazione con le imprese ICT è di fondamentale importanza per lo sviluppo delle smart cities, in quanto una gestione pianificata e a lungo raggio delle risorse, soprattutto energetiche, sarebbe del tutto inefficace con i metodi tradizionali. Altre città come Dublino, Stoccolma e Parma hanno stretto collaborazioni con IBM, mentre Seattle si è affidata a Microsoft.
Smart cities in Italia ed i progetti per Napoli
Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Miur, ha emanato quest’anno due bandi per la presentazione di progetti per “Smart Cities and Communities and Social Innovation”: il primo rivolto alle Regioni del Sud; il secondo , con scadenza novembre 2012, valido per tutto il territorio nazionale. Le idee possono riguardare sei grandi aree d’interesse ( economia, mobilità, ambiente, persone, qualità della vita, governance ) e possono essere presentate da imprese, parchi tecnologici e centri di ricerca. I giovani fino a trent’anni possono presentare progetti per la soluzione di problemi presenti nel tessuto urbano.
Con il progetto Napoli Smart City il Comune di Napoli si è impegnato su due principali fronti: adottare i progetti vincenti provenienti dalla selezione di idee arrivate negli uffici comunali per poi costituire un’ associazione no profit Napoli Smart City che ha tra le sue linee guida quella di rendere Napoli una “città intelligente” secondo la definizione della comunità europea, individuando azioni volte a questo fine.
Le idee approvate dal Miur sono quattro e riguardano l’integrazione tra high tech e turismo ( progetto Orchestra ); l’uso sostenibile delle risorse idriche ( Acquasmart ); la mobilità sia per quanto riguarda l’aspetto urbano ( City Roaming ) sia per i mezzi di trasporto ( Bici elettriche, Cleanap e Lusilab ).
I progetti si focalizzano sugli aspetti critici della città: innanzitutto la mobilità e le emissioni di CO2. Il progetto City Roaming prevede una nuova gestione dell’intera mobilità cittadina, coadiuvata da strutture ICT quali varchi, accessi, “strutture intelligenti” unite a strategie logistiche che cercano di evitare situazioni di congestionamento della viabilità, mentre il progetto Cleanap e Lusilab prevede collocazioni sorvegliate di biciclette elettriche con un servizio 24h.
Acquasmart, proposto dall’Arin, Università Federico II ed altri enti territoriali, ha invece come scopo l’ottimizzazione energetica, controlli di qualità e la riduzione degli sprechi. C’è infine Orchestra ( Organization of Cultural Heritage for Smart Tourism and Real-Time Accessibility ) , che propone di sviluppare un insieme di tecnologie per valorizzare il patrimonio culturale della Regione con lo scopo di rivitalizzare il settore turistico. Ma anche e soprattutto per la vivibilità dei propri cittadini.
Mobilità, risorse idriche e turismo sono quindi le strade che il Comune di Napoli ha deciso di seguire per iniziare ad essere una città intelligente. È ormai evidente che l’ottimizzazione delle risorse presenti sul territorio nel rispetto dell’ambiente, specie in periodi di crisi, è la chiave per puntare allo sviluppo urbanistico abbattendo i costi ( quelli per acquisirle le risorse, anziché usare le proprie! ) col fine di dare un impulso green in linea con le direttive, spesso solo invocate, del Protocollo di Kyoto.