«Morto un Pym (Fortuyn) se ne fa un altro». Ma l'Olanda non abbocca
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michela pistiddaÈ aspra la lotta a destra per raccogliere l’eredità del populista assassinato. Ma l’elettorato è scettico.
C’era una volta in Olanda una classe politica noiosa ma credibile. Quei tempi sono ormai lontani. Le improvvise elezioni di questo mese fanno seguito alla seconda caduta del governo in quattro anni di completo caos politico. Dimissioni amare, inciuci, minacce di morte e perfino omicidi politici hanno intaccato l’esemplare reputazione di questo Paese. Ora arrivano i risultati dei primi sondaggi elettorali e sembra che l’elettorato sia intenzionato a ripristinare parte di quella stabilità ormai perduta da tempo, voltando le spalle ad una destra rissosa.
Uno scossone all’establishment
Tutto ha avuto inizio con la spettacolare ascesa di Pym Fortuyn durante la corsa alle elezioni parlamentari del 2002. Populista non convenzionale, Fortuyn metteva pubblicamente in dubbio il multiculturalismo ed esprimeva feroci critiche contro l’Islam, argomento restato tabù a lungo nel paese dei tulipani. Il suo assassinio, per mano di un attivista per i diritti degli animali alla vigilia delle elezioni, ha contribuito a proiettare il suo partito di “dilettanti” al secondo posto, con una quota smisurata di 26 seggi.
Ma senza il suo leader carismatico, la Lista Pym Fortuyn, ha ben presto iniziato a disgregarsi, causando la caduta del governo nel giro di sei mesi. Il partito ha continuato ad esistere pur smarrendo credibilità e vigore. Gli ultimi sondaggi non gli attribuiscono nemmeno un seggio.
E spuntò anche un Partito dei pedofili
In realtà molte correnti scissioniste di recente formazione sono in competizione per riempire questo vuoto politico della destra. Fra queste ci sono il Partito per la Libertà, guidato dall’ex parlamentare liberale Geert Wilders, Olanda Una, capeggiato dall’ex parlamentare del Lpf Joost Eerdmans insieme al consigliere di Rotterdam Vivibile Marco Pastors, ed il Partito per l’Olanda, il cui leader è l’ex-ministro del Lpf Hilbrand Nawijn. Questi sono affiancati da partiti dai nomi quali Nuova Destra, Olanda Nostra e Forza Olanda!. Tutti concorrono per lo stesso voto post-Fortuyn.
A Fortuyn viene ora riconosciuto non solo il merito di aver infranto il tabù delle delicate questioni sull’immigrazione. Si tratta anche di aver scalzato un’elite politica granitica ed autoreferenziale. La facilità con cui si è imposto sul palcoscenico della politica, però, ha ricordato al Paese le possibilità di cambiamento che offre il suo sistema democratico. E ha spinto tanti a rimboccarsi le maniche.
Nei primi giorni di settembre il consiglio elettorale ha annunciato di aver ricevuto non meno di 74 registrazioni di partiti (delle quali solo 24 soddisfacevano effettivamente i criteri di partecipazione), contro le 45 delle ultime due elezioni. Particolarmente rappresentativi di questo gruppo sono il Partito per gli Animali, il Partito dei Fumatori, il Partito per i Giovani e il Partito contro la Sovrappopolazione. Fra gli altri nomi curiosi ricordiamo “Tutti per uno”, “Non votare”, “XyZyX AncheXte” oppure il “Pnvd”, meglio noto come il “partito dei pedofili”, la cui legalizzazione, avvenuta all’inizio di quest’anno, ha scatenato un’ondata di indignazione in patria come all’estero.
Non ci sono più Fortuyn
Probabilmente però non assisteremo ad un’acrobazia politica simile a quella compiuta da Fortuyn quattro anni fa. Un politico carismatico come lui deve ancora nascere, e nessuno è riuscito a persuadere i rissosi partiti politici individuali ad unire le proprie forze. I partiti più consolidati sembrano inoltre aver imparato la lezione: hanno tutti inasprito le loro posizioni sull’immigrazione, esautorando il monopolio populista. Si è discusso così tanto su questo argomento che ora si può quasi avvertire un sentimento di esasperazione verso l’immigrazione. E a differenza delle ultime due elezioni, quest’anno l’agenda politica è dominata da più pressanti problemi economici.
Gli olandesi, però, sembrano stufi soprattutto di quella politica “amatoriale” incarnata dalla sconfitta della Lista Pym Fortuyn. Una tendenza, questa, che sembra essere confermata dai sondaggi. E così, anche se gli eredi politici di Fortuyn sostengono di avere ormai in pugno numerosi seggi, in realtà ne dovranno spartire ben pochi, mentre la maggior parte di loro non dovrebbe sperare nemmeno in un singolo seggio. Ma l’elettorato non castigherà soltanto la Lista Pym Fortuyn o i suoi emulatori: il Partito Liberale sembra rimanere fermo sotto la media dei suoi voti, in parte a causa delle aspre lotte intestine per la leadership. Ciò che sorprende di più, tuttavia, è assistere all’effettivo annientamento dei Liberali Sociali del D66, considerati da tutti i veri responsabili della recente caduta del governo.
E infatti l’elettorato sta svoltando a sinistra. Perché è proprio qui che si aspetta di trovare la stabilità politicoeconomica che cercano. Le elezioni locali tenutesi lo scorso marzo potrebbero dimostrarsi profetiche: in quell’occasione il Partito Laburista ha stravinto con un largo margine, battendo i Cristiano-Democratici ed i Liberali, i due partiti maggioritari degli ultimi due governi (nonostante i sondaggi indichino che i Democratici Cristiani sono leggermente favoriti). Dati per attendibili i sondaggi, il Partito Socialista sembrerebbe raccogliere i frutti del caos della destra. Tradizionalmente all’opposizione, per la prima volta si aspettano di salire al governo. E fra l’altro hanno già apportato lievi cambiamenti al logo del partito, che per tradizione raffigurava un pomodoro sospeso a mezz’aria.
Translated from Who is Right?