Meno spreco, più riciclo: a Milano il cibo si recupera così
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Nei mercati comunali di Milano si fa strada un'iniziativa importante: abbattere l'esclusione sociale e lo spreco alimentare recuperando il cibo invenduto o danneggiato, distribuendolo a chiunque ne abbia bisogno. È quello che fanno i ragazzi di Recup, con un obiettivo: "dare valore sociale a ciò che aveva perso valore economico".
Iniziamo da un numero, nei paesi industrializzati vengono buttate 222 milioni di tonnellate di cibo ogni anno: un quantitativo che, all'incirca, sarebbe sufficiente a sfamare l'intera Africa subsahariana. Cercare un responsabile è un'impresa ardua, se non impossibile; la responsabilità è infatti di tutti, in ogni fase della filiera alimentare: produzione, distribuzione e consumo. Dove si può maggiormente intervenire però è proprio durante il consumo alimentare: ognuno di noi può infatti migliorare le cose, intervenendo in prima persona. Il dato che fotografa maggiormente la situazione è emblematico: in Europa il 42% degli sprechi alimentari avviene fra le mura di casa, mentre l'Italia è terza nella poco edificante classifica dello spreco pro capite, con 108 kg circa di alimenti buttati all'anno.
La città di Milano ha terminato da un anno l'esperienza di Expo 2015, la quale aveva come slogan "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Tale tema fu scelto proprio per cercare di aprire una riflessione sulla qualità del cibo, sull'educazione alimentare, ma più in generale sulle azioni volte ad arginare la piaga della fame nel mondo. Tale esperienza si è poi concretizzata nell'eredità culturale della Carta di Milano. Un milione di persone ha deciso di prendere tale impegno, firmando il documento che «richiama ogni cittadino, associazione, impresa o istituzione nazionale e internazionale ad assumersi le proprie responsabilità per garantire alle generazioni future di poter godere del diritto al cibo».
Il processo virtuoso, avviatosi in Italia con l'iniziativa milanese, è stato preso in considerazione anche dal Parlamento italiano. Il 16 settembre 2016 infatti è stata approvata la prima legge nazionale che favorisce il recupero – senza ancora tuttavia sanzionare lo spreco, come invece avviene ad esempio in Francia – e la donazione gratuita delle eccedenze alimentari per fini di solidarietà sociale. Parallelamente al procedimento legislativo si sono però avviate diverse attività di volontariato sul territorio. Proprio a Milano un'associazione come Recup, composta da giovani uomini e donne fra i 20 e i 35 anni, è attiva su diversi mercati comunali per combattere lo spreco di prodotti alimentari di vario genere. La frutta e verdura danneggiata o danneggiata ad esempio per molti commercianti non risulta più vendibile, in quanto non più in grado di generare alcun guadagno economico, visto che non tutti hanno a propria disposizione una strumentazione atta alla lunga conservazione degli alimenti. Allo stesso tempo molte persone in difficoltà, come anziani e immigrati, sono solite rovistare fra i cassonetti alla fine della giornata di mercato. Recup nasce per colmare proprio questo vuoto. Virginia, una volontaria, spiega: «Due anni fa siamo arrivati ad un accordo con i commercianti: a fine mercato raccogliamo le eccedenze alimentari. Il nostro compito è quello di recuperare frutta e verdura ancora commestibile, separandola dal compost che va a finire negli orti urbani». Oggi l'attività di recupero del gruppo si è estesa a quattro mercati cittadini, dove i volontari si ritrovano settimanalmente. L'obiettivo finale è quello di coprire almeno un mercato per zona. Tutto questo va nella direzione di creare la consapevolezza necessaria per creare una cultura del riciclo tra commercianti e consumatori, favorendo il dialogo e l'aiuto reciproco fra generazioni e ceti sociali diversi.
Il resto? Siamo andati a documentarlo sul campo per voi, con i ragazzi di Recup.