Mediterranea 17 Young Artists Biennale: le performance che vi siete persi. O forse no.
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Le stranezze degli artisti: da installazioni che sembrano souvenirs, fino a ragazze elleniche che cantano in salentino, passando per un bagno di sangue (e cioccolato) greco. Curiosità e stravaganze di Mediterranea 17 Young Artists Biennale
Ho di nuovo fatto la volontaria e di nuovo per una manifestazione artistica (qui vi ho raccontato l’esperienza al Milano Film Festival). Questa volta si trattava di Mediterranea 17 Young Artist Biennale, ospitata dalla Fabbrica del Vapore di Milano. Il mio compito, e quello dei miei colleghi, consisteva nell’accogliere 300 artisti under 35 provenienti da tutta l’area del Mediterraneo. Inutile dire che sono arrivati tutti contemporaneamente, creando un qual certo scompiglio, che il nostro lavoro basato su una poco collaudata catena di montaggio ha affrontato senza lasciare nessun caduto sul campo. Le performance si sono svolte nell’arco di quattro giorni, mentre le installazioni possono essere visitate fino al 22 novembre.
Il concept della manifestazione era No food’s Land - ovviamente legato ad Expo in città - e su questo tema gli artisti dovevano confrontarsi. Senza limiti di espressione: arti applicate (architettura, industrial design, web design, moda, creazione digitale), narrazione, spettacolo, musica, cinema e infine gastronomia. Speravo, in questa occasione, di poter finalmente confrontarmi con l’arte contemporanea e magari, dico magari, di capirci qualcosa. Ma com’era ovvio ho potuto vedere ben poco e del mio rapporto con l’arte contemporanea è rimasta solo la perplessità. Unica consolazione: nemmeno i miei colleghi erano più preparati di me sull’argomento e ricambiavano la mia espressione basita in una serie di circostanze che riporto qui sotto.
UK - misunderstanding:
Arriva trafelata una ragazza quasi in lacrime: “il 70% della mia opera è stato rubato”. L’immagine che si è formata nelle nostre menti ingenue è che qualcuno nella notte avesse trafugato l’istallazione. Salvo poi scoprire che l’artista, sotto ai tre manichini su cui si trovavano le sue creazioni, aveva disseminato il pavimento con cartoline raffiguranti fotografie dei suddetti vestiti. Non essendoci alcun cartello informativo che spiegasse che anche le cartoline facevano parte dell’opera, i visitatori se le erano portate a casa come souvenir. Anche noi. E anche gli altri artisti.
Spagna - ceci n’est pas un show cooking:
Era venuto da noi già diverse volte: una per affidarci le copie dei suoi testi, una per riprenderseli, un’altra ancora perché alcune copie erano sparite. Difficile spiegargli che avendole lui appoggiate su un tavolo con altri volantini a disposizioni per i visitatori era possibile che qualcuno le avesse prese. Poco male perché il reading l’ha fatto lo stesso. La parte divertente? Il reading si è trasformato in una performance a sorpresa. Molto sorprendente dal momento che l’artista era nudo, sul palco, e mangiava a morsi una cipolla. Poi l’ha vomitata, sul palco. Ringrazio gli altri addetti ai lavori per le foto.
Grecia - il sacrificio per la patria:
Eravamo preparati all’evento. C’erano anche i medici e tutto il resto. Sì, perché in questo caso la performance prevedeva un lungo sanguinamento dell’artista, dalle vene - che poi erano i palmi delle mani e si è subito venuta a perdere tutta la suspance. E poi: cioccolato bianco per tutti! A forma di statue greche, sia chiaro.
Grecia, di nuovo - l’apocalisse:
Questa volta sono in due e sono due ragazze. La pelle diafana, parlano a voce molto bassa e sembrano quasi sentirsi in colpa a chiedermi un aiuto. Troviamo un posto dove possano provare in tranquillità. Poi rubiamo uno specchio del bagno per farle truccare in un luogo poco affollato ed infine giriamo tutti i bar della zona per trovare uno sgabello sufficientemente alto e sufficientemente stabile da usare sul palco. Quando riappaiono all’infopoint sfoggiano un look quasi aggressivo in total black. Mi permetto di dire loro: Wow. Arrossiscono e sorridono. Chi se l’aspettava poi che cantavano in salentino?
Ci dovrebbe essere una sezione Francia, in cui vi racconto di come sono finita a fare una performance e di come mi sono commossa, perdendo improvvisamente la mia perplessità nei confronti dell’arte contemporanea. Ma questo interessa di più a mia madre.