Mateusz Kosciukiewicz: “Voglio essere ciò che mi pare”
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Eugenio CollinassiL'astro nascente Mateusz Kościukieiwcz (premiato dalla EFP con lo Shooting Stars Award) è stato il volto della Polonia alla Berlinale dal 2011. Nonostante sia uno dei più promettenti attori del cinema alternativo polacco, Kościukieiwcz evita la vita da celebrità e trova rifugio in posti dove “nessuno lo gradisce”. Un'intervista.
La filmografia di Kościukieiwcz era una delle più ricche tra le European Shooting Stars. Ha preso parte nei film di Peter Greenaway e Andrzej Wajda, ed è stato il protagonista di diversi film celebri: il controverso In the Name Of diMałgośka Szumowska, che ha vinto il Teddy award l'anno scorso, Baby Blues (2012) che ha ricevuto l'Orso d'argento e Suicide Room, nominato ai Teddy awards nel 2011.
CAFEBABEL: MOLTI DEI TUOI FILM SONO STATI, ALMENO PER ME, DECISAMENTE POLACCHI – CON UNA STORICITA' PARTICOLARE, UNA CERTA ESTETICA, UNA CERTA BRUTALITA'. TROVI QUESTO MOLTO IMPORTANTE?
Mateusz Kościukiewicz: La Polonia è un paese strano, un paese di tante diversità, molti cliché e opposizioni. E' un paese molto cattolico che ora tenta di essere più aperto, benché ancora omofobico, nazionalista, con un piede in Europa, che guarda avanti al futuro e non vuole essere lasciato indietro, e un piede indietro, nei vecchi tempi. Molta gente pensa che si stesse meglio durante il Comunismo. Mentre la vera cultura libera era obbligata all'anonimato, c'era ancora una rete di assistenza sociale. Ovviamente queste tensioni hanno un'effetto su ciò che succede nel cinema polacco.
Siamo in un processo di cambiamento della società, che è ancora affascinata da eroici combattenti che sacrificano la loro vita per la nazione. Ma i giovani oggi in Polonia non vogliono morire. Vogliamo vivere. Io voglio poter essere quello che voglio essere: di ambo i generi, omosessuale o meno, tutto.
IL CINEMA PUO' FACILITARE QUESTO CAMBIAMENTO?
Il cinema ha un'influenza limitata sulla società. Come le altre forme di espressione culturale, come i libri o il teatro, dipende dalla sua esposizione, legata perlopiù alle persone che abitano in città. Molta gente non segue il nuovo cinema critico. O perché non ne hanno voglia, o perché non hanno accesso a questi film.
Io vengo da Nowy Tomyśl, un piccola città, e vedo che l'infrastruttura culturale mantiene la forma che aveva ai tempi del comunismo. Credo che la situazione al di fuori delle grandi città sia simile ovunque.
Come fautori del cinema, noi sentiamo che la gente vuole andare al cinema, ma non ci riesce. La situazione però, sta migliorando gradualmente. Ad essere del tutto onesto, non credo che il cinema possa cambiare la società.
COMUNQUE, “IN THE NAME OF” HA AVUTO UN'IMPORTANTE RUOLO NEL DIBATTITO SULL'OMOSESSUALITA' FRA I PRETI IN POLONIA.
In the Name Of è stato qualcosa di forte ed ambizioso, ed è stato al centro si discussioni in Polonia riguardo l'omosessualità e la pedofilia nel clero. Forse, è stato la causa scatenante, o almeno ha coinciso con l'inizio, dei forti dibattiti in materia di genere di oggi.
Molti opinionisti in TV che parlano di questioni di genere non hanno la minima conoscenza dell'argomento.
I FILM COME “IN THE NAME OF” METTONO SOTTO UNA DIVERSA LUCE L'OMOSESSUALITA' E LE QUESTIONI DI GENERE?
La storia di un prete coinvolto in relazioni omosessuali, ambientato nella realtà di un piccolo villaggio polacco era qualcosa di veramente nuovo e rivoluzionario. Allo stesso tempo, eravamo preoccupati riguardo il fatto che il film, e ciò che tratta potessero non essere nuovi per il resto della società europea.
E' stato molto toccante quando la gente ha scoperto il film, in particolare grazie al Teddy award, e ci ha visti come combattenti per la libertà. Credo che lo sopo del cinema sia di mostrare altre persone oltre a noi stessi.
HAI DETTO CHE SPESSO INTERPRETI PERSONAGGI TORMENTATI. NON SEI SPAVENTATO CHE L'ETICHETTA DI “MASCOLINITA' IN DUBBIO” TI POSSA RIMANERE ATTACATA? E' STATA UNA PRECISA SCELTA?
Veramente uno dei miei primi ruoli importanti era un ragazzo simpatico che viene arrestato. Il secondo in Mother Teresa of Cats era più profondo, e con quello ho vinto il premio per il Miglior Attore a Karlovy Vary nel 2010. Era un personaggio sadico, un figlio che uccide la madre. E' stato complicato affrontare l'argomento e le mie emozioni al riguardo. Dopo c'è stato un film con una relazione incestuosa tra fratello e sorella, poi la storia di un prete e del suo amante omosessuale. Poi però ho anche recitato una parte in una commedia.
Spesso i registi mi hanno messo di fronte a delle sfide. Il regista mi mostra un personaggio complicato, difficile ed a volte persino autistico, poetico, d'avanguardia. La profonda connessione e l'identificazione con loro ha, alle volte,
VEDO DUE PERSONAGGI CONTRASTANTI EMERGERE: IL PRIMO PROBLEMATICO E DISTURBATO; L'ALTRO SOCIEVOLE E PIU' SIMPATICO, CHE RICORDA LA POLONIA COMUNISTA.
Sì. In realtà ci sono queste due figure: quella a tinte fosche e quella nostalgica. Nel passato, l'ispirazione ad agire aveva origine nella solitudine. Ma ora ho superato quella fase. Adesso ho una tecnica e non metto troppo sotto pressione la mia psiche e le mie emozioni.
I libri spesso mi ispirano nel mio lavoro. Di solito, è diverso per ogni ruolo. Sono molto pragmatico in questo: mi focalizzo su cose specifiche e provo a farle mie per il mio lavoro. Per In the Name Of, per esempio, è stato Life and Times of Michael K. di J. M. Coetzee, un Premio Nobel sudafricano.
Direi che, in senso generale, sono più maturo ora e i registi mi trovano sempre più attraente perché sono diventato più professionale. Il mio prossimo progetto è un ruolo protagonista in un film di Jerzy Skolimowski.
COM'E' STATO LAVORARE CON GRANDI NOMI COME GREENAWAY E WAJDA?
E' stato strano. Mentre lavoravo su Nightwatching di Greenaway lo vedevo solo da lontano e non ho mai avuto l'occasione di parlargli. Questo succedeva all'inizio della mia carriera, e interpretavo uno studente di Rembrandt. Ho passato una settimana e mezza a girare, ma ala fine probabilmente mi avranno tagliato dal film. Non l'ho mai visto. Ma la situazione è migliorata poi di anno in anno. L'anno scorso Wajda mi ha dato una parte molto più importante. (ride)
NON HAI MAI TERMINATO UN CORSO PER ATTORI. DICI ANCHE CHE PER TE LA SCUOLA ERA UN LUOGO DOVE NASCONDERSI; DA COSA?
Mi stavo nascondendo da tutto: dalla società, dai problemi, dalla carriera, dal lavaggio del cervello. Da tutto. Le scuole erano posti silenziosi dove nessuno mi toccava, nessuno mi parlava e non piacevo a nessuno.
TU SEI SPOSTATO CON LA REGISTA MAŁGOŚKA SZUMOWSKA. negli scorsi anni anche LEI UNA BENIAMINA DELLA BERLINALE. COME VI SIETE CONOSCIUTI, E COME LAVORARE CON LEI?
Ci siamo conosciuti ad un party, e lavorare assieme a lei è stato fantastico. Se lavori con qualcuno con cui sei profondamente connesso, non devi far finta di essere nessuno, non devi spiegare tante cose, parlare tanto. Basta guardarsi negli occhi del regista, che ne sa più di te, e hai capito tutto. E' molto più facile così. Un'attore può lavorare più duramente e concentrarsi sul soggetto in sé. Mi piace il modo in cui lei mi dirige. Va tutto bene e non discutiamo sul set.
HAI DETTO CHE LA SCENA CINEMATOGRAFICA POLACCA STA MIGLIORANDO. E' UN POSTO INTERESSANTE PER GLI ATTORI CHE VOGLIONO FARE QUACOSA DI PIU' AMBIZIOSO?
Mi considero molto fortunato. Ho cominciato a lavorare quando l'Istituto del Cinema Polacco cominciava a crescere e finanziava i progetti cinematografici. Ora, gli attori della mia generazione hanno la chance di lavorare in una varietà di progetti impensabile prima. Sono stato uno dei primi, ma molti altri sono venuti dopo di me.
La maggior parte sono uomini. Non so perché le giovani attrici non si mostrino. Ce ne sono alcune come Aśka Kulig cha preso parte in Elles e ora si sta spostando verso altri progetti interessanti.
NON SEI TENTATO DAL MONDO DELLE CELEBRITA' POLACCO?
Io sto lavorando all'interno del cinema alternativo polacco. Non mi faccio vedere in TV, non vado alle feste cool. Sono molto focalizzato sulla mia vita: ho due bamini, e sono una persona molto impegnata. Non ho molto tempo per avere una carriera da celebrità, non mi interessa proprio.
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Translated from 'I want to be whatever I want to be': Berlinale's Darling Mateusz Kościukiewicz