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#MASMUJERES e i passi avanti del cinema spagnolo: tre film imperdibili

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Translation by:

Serena Tarascio

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La tarda adesione della Spagna al #MeToo trova nuove voci, che reclamano un maggior numero di donne nelle posizioni di leadership e sfidano le regole di bellezza

#MASMUJERES (#PIÙDONNE). Semplice, forte e chiaro. Impresso in stampatello bianco su bandierine rosse. All’inizio del mese le artiste che chiedevano più uguaglianza nell’industria cinematografica le tenevano in mano sul red carpet, mentre facevano il loro ingresso ai Premi Goya dell’Accademia Spagnola. Quando improvvisamente il movimento #MeToo arrivò in Europa lo scorso anno, l’industria cinematografica spagnola cercò goffamente di emulare il tono vendicativo dei Golden Globes. Non ha funzionato. Ma invece di affievolirsi, il movimento di uguaglianza di genere ha fatto il suo ritorno quest’anno – ed è stato locale, evidente e più giusto.

La trentatreesima edizione dei Goya, tra i premi più prestigiosi del mondo di lingua spagnola, si è tenuta a Siviglia quest’anno. Mossa dall’hashtag #MásMujeres, una versione più positivamente rielaborata di #MeToo, è stata un vero passo in avanti rispetto all’evento dell’anno scorso. La notte è stata segnata da Carmen y Lola, film romantico pluripremiato a tematica LGBT allo stesso livello di Call Me by Your Name. I Goya di quest’anno hanno dimostrato che la diversità nel cinema spagnolo non è soltanto un’aspirazione, ma sta diventando una realtà.

Carmen y Lola, che ha portato a casa il premio come miglior regista emergente e miglior attrice non protagonista, racconta la storia di due giovani donne appartenenti alla comunità rom di Madrid che si innamorano e devono fare i conti con la loro realtà codificata e repressiva. È una storia di finzione ma con una vera visione documentaria. È un film a basso costo e con un cast non professionista; le due attrici protagoniste provengono dalla comunità rom e hanno attraversato difficoltà simili a quelle rappresentate nel film.

Arantxa Echevarría, la regista, ha dedicato il premio a “quelli che non si sanno mettere nei panni degli altri, a quelli che non credono alla violenza di genere”, riferendosi chiaramente al partito di estrema destra Vox che sta prendendo piede. Il partito è entrato per la prima volta in un parlamento regionale, quello dell’Andalusia, invocando un divieto ai matrimoni tra persone dello stesso sesso e il ritiro della Legge integrale contro la violenza di genere, una norma lungimirante che è passata in Spagna nel 2004 in risposta ai frequenti casi di violenza contro le donne. “La maturità di una società si misura dai posti che le donne occupano” ha detto Arantxa nel suo discorso di accettazione, che ha richiamato alla mente quello della ex first lady degli Stati Uniti, Michelle Obama, durante una manifestazione di Hillary Clinton, qualche settimana prima delle elezioni presidenziali del 2016. La citazione di Michelle Obama è stata anche ripresa da Ibeyi nella sua canzone ‘Deathless’: “La misura di ogni società è come tratta le sue donne e ragazze”.

Lo slancio della serata sulla legittimazione femminile ai Goya ha raggiunto l’apice quando la miglior attrice protagonista, Eva Llorach, si è rivolta al pubblico: voleva replicare alla maniera spagnola quello che ha definito il “momento di Frances”. È stata premiata per il ruolo in Quién te Cantará (Chi canterà per te), un film su una nota cantante che perde la memoria e deve riscoprire la sua voce. Llorach ha chiesto a Penelope Cruz di aprire la strada e alzarsi, come la McDormand aveva fatto con Meryl Streep. Con lei si sono alzate le nominate di tutte le categorie: c’erano 29 donne contro 113 uomini.

È così difficile essere una donna. Siete così poche. Vorrei chiedere a tutte le sceneggiatrici, creatrici, produttrici, attrici che hanno la possibilità di finanziare i propri progetti di realizzare storie con protagoniste donne, specialmente di quelle età quando, dai 40 in poi, diventiamo invisibili; quando abbiamo 50, 60 anni… continuiamo a esistere. Non veniamo risucchiate da un buco nero. Sono dell’idea rivoluzionaria che il cinema può cambiare le cose, che può rompere i clichés che ci schiacciano; credo che lentamente attraverso il cinema possiamo rendere questo mondo più giusto e più equo” ha detto Llorach.

La cantante Rosalía che ha vinto un Grammy e sta esportando oltreoceano una rivisitazione del flamenco, ha offerto un memorabile interludio. Si è cimentata in una performance unica insieme al coro di musica classica Cor Jove de l’Orfeó Català, in un mix innovativo che ha rivisitato “Me quedo contigo” di Los Chunguitos, un classico del flamenco spagnolo.

Uguaglianza al di là delle donne

Quando le donne reclamano l’uguaglianza, tutta la società ne trae beneficio. I Premi Goya di quest’anno sono stati all’insegna dell’inclusione sociale nel senso più ampio, dei gruppi di minoranza di ogni tipo che in passato si sono sentiti sottorappresentati nell’industria cinematografica. Il premio come miglior film è stato conferito a Campeones (Non ci resta che vincere), una tragicommedia commovente su una squadra di basket con giocatori diversamente abili.

Quando abbiamo iniziato a girare il film, qualcuno li chiamava ‘persone con disabilità” ha detto il regista Javier Fesser. “Poi abbiamo fatto il passo avanti di chiamarli semplicemente ‘persone con abilità differenti’. Adesso abbiamo finalmente trovato una parola che si adatta meglio: Campioni”. Il miglior attore protagonista, Jesús Vidal, un filologo con un master in giornalismo, che è quasi completamente cieco, eccezion fatta per il 10 percento di vista da un occhio, è stato la prima persona non vedente a vincere un Goya. Vidal ha esordito il suo emozionato discorso di ringraziamento dicendo: “Tre parole mi vengono in mente in questo momento: inclusione, diversità, visibilità”.

L’emulazione dei Golden Globes durante i Goya 2018 non ha funzionato perché la denuncia dei crimini di Harvey Weinstein non ha avuto una presa immediata sul pubblico spagnolo ed europeo. La protesta aveva bisogno di superare la causa scatenante e andare oltre: più donne nelle posizioni di leadership, stesso salario, nessuna discriminazione di età, il superamento delle regole di bellezza. Era necessario, in generale, che ci fosse una maggiore inclusione. Quest’anno ha tirato fuori un grido di protesta unitario, dopo un anno storico per le donne spagnole.

Il movimento #MeToo in Spagna nel 2018 ha avuto tre stadi. La sua nascita è stata ampiamente celebrata per le strade con gigantesche marce in occasione dell’Otto Marzo. La furia del grido di protesta si è fatta più forte durante le continue manifestazioni sollecitate dal verdetto controverso del caso ‘Manada’, dove un gruppo di uomini ha stuprato una giovane donna durante la festa di San Fermín a Pamplona. Poi c’è stata una vittoria senza precedenti quando il nuovo governo socialista del paese è stato il primo al mondo a poter vantare un gabinetto con più donne che uomini.

Se i Goya del 2019 ci hanno insegnato qualcosa, è che non si può semplicemente fare il copia-incolla di un movimento sociale da un paese all’altro, nello stesso modo in cui non si può copiare l’espressione artistica. L’industria cinematografica spagnola è inciampata nel #MeToo l’anno scorso. Quest’anno, ciò che abbiamo visto, è stata una risposta spagnola chiara e locale all’era della legittimazione femminile nel cinema. L’Europa sta trovando la sua voce. E possiamo aspettarci molto di più dal movimento #MasMujeres nei mesi e anni avvenire.

Story by

Irene Benedicto

Irene is a journalist with 7 years of experience working in communications. She combines her freelance activity, writing for a broad range of national and international publications with her job as a press officer at La Caixa Foundation, where she manages the communications strategy for the international development projects. She was U.S. correspondent for Efe News (Agencia Efe), the largest news agency worldwide in the Spanish language, in Washington DC. She also works as an auditor at the fact-checking and verification agency VettNews, based in New York.

Translated from #MASMUJERES and the coming of age of Spanish cinema: Three films to watch