Maria Olteanu: attivista anti-fracking in Romania
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Tra non poche difficoltà, in Romania sta prendendo corpo e coscienza un certo attivismo ambientale. Alcune lotte riescono a concentrare gli sforzi e le energie, spesso dissipate dalla disorganizzazione delle campagne, dalla mancanza di fondi e dalle lobby economiche. Come il movimento anti-fracking di Maria Olteanu, convinta attivista e volontaria.
Dalle campagne di informazione all’organizzazione del primo festival anti-fracking in Romania, ManiFEST, il salto è stato breve per Maria Olteanu. Trentaquattro anni, geografa e insegnante di tedesco, Maria si definisce un’attivista indipendente per il clima ed ha appena fondato una piccola ONG, TESLA, per una «transizione energetica sostenibile, locale ed autonoma».
«Faccio tutto per volontariato,» spiega, «da tre anni si dedica quasi esclusivamente all’attivismo. Partecipo anche ad un network europeo di attivisti anti-fracking (come per esempio Frackanpada, nei Paesi baschi) che conserva una struttura piuttosto informale».
Cos’è il fracking
Ma cos’è il fracking contro cui si battono? Questa tecnica di “fratturazione idraulica” prevede l’iniezione di liquidi ad alta pressione nei pozzi per “fratturare” le rocce e consentire così lo sfruttamento dei cosiddetti shale gas, i gas di scisto non convenzionali intrappolati in sottosuoli argillosi.
Il metano è tuttavia «un gas serra più potente della CO2, e le fughe di gas arrivano anche al 30% dell’intera quantità estratta dai pozzi che usano il fracking,» sostiene Maria Olteanu. Per non parlare del possibile inquinamento delle falde acquifere.
Maria si occupa di tutto: dalla documentazione alla divulgazione, dall'organizzazione di festival allo «scrivere uno striscione» per un sit-in. L'obiettivo resta quello di sensibilizzare le persone sui rischi del fracking e «sull’importanza di un cambiamento d'approccio alle politiche energetiche,» coinvolgendo altri potenziali attivisti.
Le difficoltà di un intero Paese (e qualche successo)
«In Romania, a causa del fracking, uno dei più grandi problemi è la trivellazione dei terreni agricoli, tra i più fertili d'Europa, e dei fondali nel mar Nero,» dice l’attivista. A queste “evidenze”, aggiunge la deforestazione illegale e l’estrazione di cianuro (legato alla lavorazione dell’oro e dei metalli preziosi).
Ci racconta di più della sua esperienza personale come attivista: talvolta trova frustrante la mancanza di coordinamento tra le diverse campagne, «con una sola eccezione: il FânFest organizzato a Roșia Montană, dove siamo riusciti a bloccare gli scavi per una delle più grandi minerie di cianuro». Altri obiettivi raggiunti? «È difficile rispondere, ma credo che il più grande successo sia la nascita di un movimento verde un po' in tutto il Paese, anche se è ancora piuttosto timido,» spiega, «questi gruppi hanno dovuto imparare tutto da soli: ciò comporta un sacco di creatività per compensare la mancanza di fondi».
Interessi politici, lobby e scarsa informazione costituiscono il mix perfetto che fa il gioco di chi inquina, secondo Maria Olteanu. Anche se la stessa Unione europea non si dimostra risolutiva: «Sul fracking l'UE ha scelto il grado di protezione più basso dei propri cittadini, dando agli Stati un sostanziale via libera con una serie di raccomandazioni non vincolanti».
La COP21: non una delle pagine migliori per il Pianeta
Anche sulla COP21 in corso a Parigi, il suo punto di vista si fa assai scettico: «Questi sono in gran parte eventi per fare public relations, delle ottime occasioni per i leader mondiali di stringere mani ed ottenere qualche bella foto, mentre dispensano promesse che non manterranno mai». A preoccupare Maria sono anche le restrizioni attuate in questo momento in Francia contro gli attivisti e le manifestazioni, vietate in seguito agli attentati a Parigi del 13 novembre: «È un gigantesco passo indietro per la democrazia francese».
La COP sarà decisiva? «In effetti è una grande prova per tutta l’umanità. Sfortunatamente coloro che decidono il destino del Pianeta stanno dimostrando una completa mancanza di responsabilità nel loro approccio alle politiche energetiche».
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