Manuele Fior: un omaggio a colori per la Francia "ferita"
Published on
All'indomani dell'anniversario dell'attentato alla redazione di Charlie Hebdo abbiamo intervistato Manuele Fior, fumettista italiano ormai da anni in pianta stabile a Parigi. Ci ha raccontato le sensazioni che si respirano nella Capitale francese e, tra le altre cose, ci ha parlato della sua ultima opera Le variazioni d'Orsay, un viaggio nella Francia di fine Ottocento.
Il 2015 è stato uno degli anni più tragici dal Dopoguerra ad oggi. Per la Francia, ma anche per l’Europa intera, messe sotto scacco dall'incubo del terrorismo islamista. Lo sa bene Manuele Fior, fumettista e autore delle graphic novel La signorina Else, Cinquemila chilometri al secondo, L'intervista. Nato a Cesena, da anni trapiantato a Parigi, proprio per questo, ha avuto modo di vivere da vicino i tragici eventi dello scorso anno.
Non a caso, Fior ha voluto rendere un "omaggio" attraverso un reportage illustrato pubblicato all'indomani del 13 novembre su La Stampa, e con la copertina del numero di dicembre del mensile Linus (una versione militarizzata del celebre bacio immortalato da Robert Doisneau nel 1950). Terminata l'onda emotiva delle celebrazioni in ricordo delle vittime di Charlie Hebdo e degli attentati di novembre, abbiamo parlato con lui per sondare le sue sensazioni.
cafébabel: È già passato più di un anno dall’attentato alla redazione di Charlie Hebdo. Da fumettista, tornando con la memoria a quei giorni, qual è il primo pensiero che ti passa per la mente?
Manuele Fior: Incredulità per quello che è successo, pure ad un anno di distanza. Per quanto mi riguarda mi sento più Charlie di allora, e sono contento che il settimanale sia ancora in edicola, anche se molto impoverito nei contenuti e nella forma.
cafébabel: Quali sensazioni e umori, invece, si respirano per le strade parigine a due mesi dagli ultimi attentati? Si avverte il peso di questo "stato di terrore" nei più piccoli aspetti della quotidianità?
Manuele Fior: Come dice Houellebecq, l’abitudine alla fine prevale su tutto, così se da una parte si mette quello che è successo in una specie di ripostiglio mentale, dall’altra si viaggia in metro con l’orecchio sempre dirizzato al minimo rumore molesto. Rimane un senso di grande frustrazione: personalmente credo che l’enormità di quello che è successo il 13 novembre debba essere elaborata psicologicamente a tappe e con il tempo, non riesco ad archiviarla ancora come fatto accaduto.
cafébabel: Ci racconti come è nata la copertina di Linus in memoria delle vittime dello scorso 13 novembre? Come mai hai scelto di reinterpretare la storica foto di Doisneau, Bacio davanti all'Hôtel de ville?
Manuele Fior: È un disegno molto emotivo, che equivale forse a una preghiera (laica) o un pianto. L'immagine di Doisneau mi è venuta subito in mente come simbolo di un aspetto della vita parigina, forse per alcuni stucchevole, ma reale. Mi ricordo che appena arrivato nella Capitale mi è capitato di notare quante coppie si baciassero per la strada. Mi è parsa subito una cosa bella, una specie di retaggio romantico del corteggiamento che per me, dopo aver vissuto cinque anni a Berlino e tre a Oslo, sapeva di casa. Una dolcezza che resiste, tra tanti aspetti di questa città che la rendono invece dura se non addirittura feroce.
cafébabel: Possiamo dire che quell’immagine voglia evocare in un certo senso "l’amore che combatte e scaccia la paura"?
Manuele Fior: Se devo essere sincero non è questo il significato che io ho dato al disegno, ma non importa. Un disegno nasce per essere un contenitore di significati possibili, giusti o sbagliati che all’autore possano sembrare. In questo senso non ho molto da dire su quella copertina: è nata come una specie di epitaffio o ultima preghiera per chi è morto il 13 novembre.
cafébabel: Parliamo invece del tuo ultimo lavoro, Le variazioni d'Orsay (Coconino Press). Un omaggio all'arte francese e a un periodo storico "glorioso" come quello della Belle époque. Come è nato e come è stato il lavoro di documentazione?
Manuele Fior: Il lavoro è nato da una proposta del Museo d’Orsay al mio editore francese Futuropolis, ormai due anni fa. Oltre alle numerose visite al museo, ho letto molto attorno alla Parigi della fin de siècle. Fondamentali sono stati il ritratto di Jean Renoir al padre Pierre Auguste Renoir, mon père, come anche Degas, danse, dessin di Paul Valéry, che era amico intimo di Degas e ne racconta la personalità attraverso aneddoti indimenticabili.
cafébabel: Sfogliando Le variazioni d'Orsay l'impressione è quella che ti stia spingendo verso un nuovo modo di concepire il fumetto, molto più vicino alla pittura vera e propria. Dove sei diretto da un punto di vista artistico?
Manuele Fior: Penso che questa sia la direzione di questo particolare fumetto, ma non credo che importerò direttamente questa esperienza nei prossimi libri. Le Variazioni mi sono servite per fare il punto su una tecnica, grafica e narrativa, che mi sembrava adatta per raccontare il percorso caleidoscopico all’interno delle sale nel museo. Per i prossimi lavori, pure facendo tesoro di questa esperienza, cercherò di "asciugare" il segno pittorico riportandolo a una dimensione più grafica.
cafébabel: A differenza de L'intervista, ambientata in un futuro seppure prossimo, con Le variazioni d'Orsay hai dovuto fare un bel balzo nel passato. Nelle tue opere si ha sempre questa sensazione di continuo movimento "avanti e indietro" (come in Cinquemila chilometri al secondo): la realtà e il contemporaneo non ti offrono abbastanza spunti?
Manuele Fior: Al contrario, penso che il mio interesse centrale sia la contemporaneità. Non riesco a immaginare una storia slegata al tempo in cui sto vivendo, ora e qui. Se ambiento le mie vicende in epoche diverse è per avere un punto di vista laterale su quello che mi sta succedendo, la giusta distanza per godere di una visione stereoscopica del presente. Mi interessa parlare alle persone che vivono nel mio stesso tempo, restituire loro tramite l’artificio dell’arte e della letteratura le peculiarità dell’esistenza che stiamo contemporaneamente vivendo.
cafébabel: Cosa ci aspetta per questo 2016? Sei già al lavoro su qualcosa di nuovo?
Manuele Fior: Certo, ma per il momento è tutto coperto dal "segreto di Stato".