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Manduria: inferno e ritorno. Da clandestini a liberi cittadini.
Published on April 7, 2011
società
Si respira felicità, a Manduria . Nel campo che fu un incubo per migliaia di clandestini trasferiti in massa da Lampedusa , ora si sogna la Francia ad occhi aperti, perché i migranti tunisini ripartiranno con un permesso di soggiorno temporaneo, come deciso dal governo italiano d'accordo con le regioni . L'incubo è finito, si potranno attraversare le frontiere e cominciare una nuova vita. Foto-racconto di giorni difficili, in attesa di quelli felici.
Strada Statale Manduria-Oria, Taranto, 31 marzo 2011
La tendopoli allestita dal governo italiano, a Manduria,
vicino a Taranto, ha accolto circa 2.300 emigrati,
soprattutto tunisini. Erano approdati nell'Isola di
Lampedusa, a sud della Sicilia, dove nei primi giorni di
aprile la situazione è diventata ingestibile: 6.000
migranti in un'isola abitata da 5.000 persone. Ora
restano a Manduria 1.300 persone, pronte a ripartire
grazie ai permessi temporanei.
Foto © Giulio Farella
Venerdì 1 aprile, stazione di
Taranto.
I migranti tunisini vengono lasciati scappare dal centro di Manduria, fatti partire sul treno Oria-Taranto per poi essere ripresi e riportati indietro nel piazzale antistante la stazione di Taranto. Più della metà riescono a nascondersi in attesa dell'espresso notturno per Roma, con cui solo alcuni (basta avere il biglietto ferroviario) riescono a partire, per diventare ufficialmente clandestini.
Foto © Giulio Farella
Venerdì 1 aprile, stazione di
Taranto.
I senza-biglietto sono una trentina, vengono fatti scendere e portati - a quanto dicono - in un nuovo campo in provincia di Potenza. Altri passeranno la notte e il giorno dopo nei quartieri tarantini prossimi alla stazione, in attesa dei treni per il nord. Solo gruppi di volontari hanno fornito loro acqua, cibo, indicazioni. La maggior parte non ha idea di loro non sanno ancora dove si trovano.
Foto © Giulio Farella
Sabato 2 aprile 2011
I manifestanti giunti da tutta la Puglia premono sull'ingresso del centro di Manduria per monitorare lo stato delle cose e parlare coi migranti. La polizia blocca tutti e compaiono le tenute antisommossa. Le pessime condizioni di detenzione spronano i migranti ad unirsi alla protesta, iniziano le prime fughe, fino allo sfondamento dei cancelli.
Foto © Giulio Farella
Sabato 2 aprile 2011
Un ragazzo dice di esser stato colpito dalla polizia a cavallo che pattuglia l'area, si sente male. I compagni lo proteggono in cerchio fino all'arrivo dei medici. Il medico (nonché sindaco di Taranto) che l'ha soccorso non ha riscontrato ferite evidenti ma chiari segni di malnutrizione.
Foto © Giulio Farella
Sabato 2 aprile 2011
La protesta si fa unica, al grido di "libertà!"' in tutte le lingue e i dialetti possibili. I migranti ricevono abiti, sigarette e consigli su come difendere i propri diritti i richiedere i permessi umanitari.Ci viene detto che nel centro vengono malmenati, malnutriti ma, soprattutto, ingannati sui permessi. Qualcuno si allontana per le campagne verso le stazioni più vicine. "Bonne chance!" Ancora, quasi nessuno ha idea di dove si trovi.
Foto © Giulio Farella
Domenica 3 aprile
Due cose fanno davvero paura ai migranti: i lavori per le nuove recinzioni e l'incontro di Berlusconi a Tunisi per cercare un accordo sui rimpatri. Dal pomeriggio escono nuovamente fuori dal campo per rivendicare chiarezza sui permessi: troppo fumose le parole, troppo pochi i mediatori culturali nel campo.
Foto © Giulio Farella
Domenica 3 aprile
La maggior parte si organizza e resta in assemblea nel campo antistante
il campo. A più riprese gridano "Asilo! Asilo!"Decidono, alla
fine, di dormire fuori all'apert o, senza cenare: non sono coperte né
cibo che vogliono dall'Italia, ma la Libertà.
Foto © Giulio Farella
Lunedì 4 aprile, pomeriggio.
Come prevedibile, stanno cominciando a diventare evidenti alcune dinamiche interne al campo. Le divisioni: tra gente delle "occidentalizzate" città del nord e chi viene dal sud, ad esempio. Molti si isolano in piccoli gruppi, non condividendo spazi né cibo con gli altri. Fortunatamente molti altri restano uniti.
Foto © Giulio Farella
Lunedì 4 aprile, pomeriggio.
La situazione appare molto tranquilla. Il campo fuori dal centro è ancora coperto da materassi . Da quello che ci dicono, le condizioni sono migliorate: oggi hanno potuto fare la doccia, e il cibo è migliore. Le domande insistenti riguardano Berlusconi a Tunisi. Sulla cosa ricevono notizie contrastanti da casa. "Ancora niente di deciso", e si rasserenano.
Foto © Giulio Farella
Oria, 6 aprile, pomeriggio.
Giornata felice. Oria ormai è "invasa" dai tunisini. Chi prende il caffé, chi il sole, chi gioca a pallone, chi passeggia, chi fa la spesa. Il mio amico Mouez mi fa da guida nel centro storico, ormai lo conosce come le sue tasche. La cittadina s'è dimostrata accogliente ed aperta, a differenza di Manduria (ci dicono i ragazzi) dove ci sono stati episodi poco piacevoli di intolleranza e bullismo . Ormai aspettano tutti con pazienza il permesso, qualcuno scappato nei giorni scorsi è addirittura tornato indietro. Alcuni amici di Manduria portano un portatile con una pennetta per connettersi: partono le visite su facebook, ci fanno vedere i video delle rivolte, soprattutto. Domani, finalmente, si spera di festeggiare i permessi!
Foto © Giulio Farella
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