Malta: un referendum mediatizzato
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Ottavio Di BellaTra polarizzazione politica, dibattito pubblico e ruolo dei mass-media.
Sto scrivendo questo articolo alla vigilia di un giorno molto importante nella storia quarantennale della democrazia indipendente maltese. Lindomani, il 12 aprile, è il giorno delle elezioni su questa isola che conta poco più di 380.000 abitanti. Solo un mese addietro, l'8 marzo, la gente di Malta votò a favore del congiungimento nellUnione europea una magra maggioranza del 54% votò sì. Perché quindi domani sarà così cruciale e perché inizio questarticolo con queste parole? Per due ragioni. La prima è che il leader dellopposizione, il Malta Labour Party, che ha montato una forte campagna anti-UE nei cinque anni passati, si è impegnato a non firmare il trattato di annessione ad Atene il 16 aprile, se verrà eletto. In secondo luogo, qualsiasi analisi della campagna mediatica anti-UE devesser esaminata attraverso il prisma molto particolare della politica maltese e locale una situazione politica, così marcata da una spaccatura profonda che un partito può davvero impegnarsi ad andare contro la volontà della maggioranza referendaria se eletto.
Da dove cominciare? Penso che capire i media maltesi richieda una comprensione completa del sistema politico che ha dominato lisola dacchè venne a guadagnarsi lindipendenza dallInghilterra nel 1964. Inutile andare a fare un resoconto storico. In ogni caso va spiegata una cosa. La politica maltese è stata danneggiata da una polarizzazione profonda. Alcuni commentatori hanno descritto la situazione in termini quasi tribali. Caratterizzata da una lotta di potere perenne tra i blues (chiamati confusamente Partit Nazzjonalista o Nationalist Party) contro i reds (Partit Laburista o il Malta Labour Party), questa polarizzazione è esasperata dal fatto che le elezioni son vinte o perse sulla base di 10.000 voti, in un versante o nellaltro, ed è danneggiata da divergenze incolmabili in politica estera. Il dibattito sullappartenenza allUE non è stato risparmiato. Al contrario, mentre alcuni speravano che gli UE avessero offerto uno stimolo per la riconciliazione, per accorciare le distanze e per trovare il consenso sui principi fondamentali, esso si è trasformato in una partita politica che domina la scena da sette anni. Il Nationalist Party, al governo fin dal 1987 salvo che per un periodo biennale di Labour (durante il quale venne congelato il processo di adesione maltese) tra il 1996 ed il 1998, è stato fortemente a favore dellingresso nellUE di Malta. Il Labour Party, forse vittima della polarizzazione chesso stesso contribuì a creare, si è logicamente e dispettosamente opposto alladesione di Malta nellUnione europea.
Come vanno a inserirsi i media in questo scenario? Dal 1987, i due maggiori partiti politici non solo possiedono e usano propri giornali ma anche stazioni radio e, più recentemente, potenti stazioni televisive. Questo ha significato che, mentre la liberalizzazione delletere veniva salutata come uno sviluppo cruciale verso la libertà di espressione a Malta, i partiti politici stringevano la loro presa sulla sfera pubblica. Secondo le intenzioni e gli scopi, la polarizzazone è aumentata, non decresciuta, come il risultato di una radiodiffusione libera dacchè la presa dei partiti sui rispettivi sbocchi mediatici è quasi assoluta. I loro messaggi sono omnipresenti e il loro peso sui media enorme. Mentre resiste la televisione statale, tenuta sotto controllo dallimparzialità di una Autorità per la radiodiffusione, e cinque giornali di lingua inglese si pongono come la voce indipendente della politica maltese, il sistema intero è stato messo sotto da questa polarizzazione. Da quando la carta stampata di lingua inglese ha sostenuto la spinta del Nationalist Party per ladesione allUE da subito il Labour Party ha lanciato un attacco contro questi giornali, lamentandosi che la loro posizione è influenzata esclusivamente dal partito al governo e contro qualsiasi cosa il Labour proponga. Quindi il mezzo è spesso attaccatto al posto del messaggio che porta con sè. Giornalisti, redattori ed articolisti sono stati criticati perché semplicemente aderenti alla linea del governo mentre il loro argomenti di rado sono stati presi in considerazione in maniera convincente.
La situazione è arrivata a ciò: una chiara indicazione pro-UE dai media del Nationalist Party ben marcata ed i giornali di lingua inglese indipendenti su un lato della barricata e dallaltro le posizioni talora dispettosamente antagonistiche della macchina mediatica e dei giornali del Labour. Il Labour ha poi recentemente preparato anche un web-log, (vedi links) che rappresenta la loro unica vera voce in lingua inglese.
LUE ha letteralmente messo da parte qualsiasi altro altro dibattito nelle isole maltesi nei cinque anni passati, diventando il terreno do scontro per i partiti politici. Mentre si sviluppava il dibattito e mentre le relazioni Malta-UE si facevano sempre più vicine durante tutto il processo di negoziazione, quando la data di adesione venne annunciata e nella forma su al referendum, le voci diventarono più acute e più estremizzate, culminando in un incredibile dibattito sulla finalità o meno del risultato referendario. Mentre la stampa estera salutava la decisione del Malta di unirsi allUE, a Malta si stava ancora dibattendo se il referendum fosse in effetti conclusivo.
Tutto ciò dimostra che quando si parla dei media euro-scettici a Malta, si sta parlando con media guidati da un partito politico che gode almeno del 47% del sostegno elettorale. Ecco perché Malta è stata descritta come la più euro-scettica dei dieci paesi di adesionea: un paese diviso politicamente su pressocché qualsiasi cosa in maniera aperta, ma, soprattutto, nello scenario attuale, sulla sua politica estera con lUnione europea.
Dopo aver spiegato il particolare background maltese, mi muoverò per descrivere lattuale contenuto del messaggio del Labour trasmesso attraverso i suoi media. Niente di molto originale sulla posizione del Labour una volta comparata con le altre campagne di euro-scetticismo in Europa. La solita miscela di argomenti basata sulla linea di pensiero dettata dalla perdita della sovranità. Impeperita, sfortunatamente, anche da una buona dose di falsità o mezza verità sullUE da esser rigettata continuamente dal governo, dal centro informazioni fondato dallo stato maltese e da altri giornalisti.
Bruxelles fu trasformata in una terra lontana di tecnocrati senza volto e statisti ignoti con pochissima cognizione dei problemi e dei desideri maltesi. Si diceva anche che si voleva così facendo svendere la nostra isola per qualche milione di lire maltesi. Nel momento più basso della campagna, il Commissario per l'Allargamento Verheugen fu preso pesantemente di mira dai media locali che prendevano indicazioni dal Labour. In ogni caso, il fuoco si concentrava sull'aspetto emotivo che non sulla ragione. Il messaggio finale era essenzialmente che Bruxelles produce in enormi quantità leggi non applicabili alle nostre particolari condizioni e che dovremmo rimanere padroni del nostro destino. Questultimo, espresso in maltese come Rajna Fidejna (giusto per dare un assaggio della lingua maltese), divenne lo slogan pubblicitario centrale dei media. Forse ironicamente, un gruppo chiamato No2EU, chiamò alcuni deputati britannici conservatori ed euroscettici a parlare ai maltesi del danno che la perdita della sovranità avrebbe portato a Malta la prima colonia del Regno Unito! Questi eventi furono poi ripresi da una stazione televisiva privata. Lo stesso gruppo il cui presidente sostenne più tardi lelezione col MLP, e che produsse un periodico anti-UE alla vigilia del referendum. Aveva anche il suo proprio website.
I media e statisti in Malta letteralmente crearono un calderone di informazioni, fatti, mezze verità ed opinioni. Si può dire che l?UE rappresentò l'unico problema degli ultimi due anni. Era faticoso per alcuni, fristrante per altri. Quello che emerse, positivamente, fu un dibattito in un pubblico relativamente informato o, almeno, un pubblico interessato. Le cifre parlano da sole. Mentre a Malta, il 91% degli elettori prestò la propria opinione nel referendum, in Ungheria il referendum del 12 aprile registrò una partecipazione al voto solo del 46%.
Avevo iniziato questo articolo alla vigilia di unelezione generale. Lo concludo il giorno dopo in cui i risultati sono stati resi ufficiali. Spero di non aprire una breccia nella politica di questo giornale se affermo che mi ritengo entusiasta del risultato. Il messaggio pro-UE ha trionfato e Malta è stata ricoperta di bandiere europee e maltesi nei due giorni passati. I media hanno avuto un ruolo enorme nel corso delle settimane e dei mesi addietro e la posizione anti-UE raggiungeva costantemente almeno metà della popolazione. Il risultato ne riflette il ruolo giocato in un paese polarizzato. Circa il 52% ha votato a favore del partito di governo pro-UE mentre lopposizione ha raggranellato il 47% dei voti.
Oggi, molti maltesi sperano che ladesione allUE funga da catalizzatore per sradicare la perversa tendenza alla polarizzazione della politica e dei media che ha dominato larcipelago nei trentanni addietro.
Translated from The antiEU media campaign in Malta: a product of political polarisation