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Maiorca: il turismo di massa sta distruggendo un paradiso 

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Maiorca non è soltanto sea, sun and sex. La popolazione dell’isola sente il peso dei due milioni di turisti che ogni estate affolla strade e spiagge. Gli abitanti del luogo, esasperati e stanchi per l’aumento degli affitti e per la progressiva scomparsa degli spazi pubblici, cominciano a manifestare e a dire: “Ecco come stanno le cose”.

Mentre l’industria turistica di Maiorca continua a far registrare numeri da record, l’ultimo dei quali la scorsa estate, la gente del posto scende in piazza per manifestare il suo dissenso. Il 23 settembre diversi gruppi di attivisti hanno organizzato una manifestazione di protesta sotto lo slogan “Fins aquì hem arribat”, che in catalano significa  “ecco come stanno le cose”. I residenti dell’isola  stanno tentando di tutto per rendere consapevole il paese delle conseguenze negative di un turismo sregolato e, nel contempo, mandare un messaggio agli amministratori locali.

È una contromossa cresciuta negli ultimi anni attraverso alcune organizzazioni che stanno lavorando, in maniera incessante, allo scopo di porre un freno al turismo di massa.

I motivi della protesta sono innumerevoli: si va dall’impatto ambientale su spiagge e spazi verdi all’inquinamento atmosferico e acustico, dalla gentrificazione delle zone periferiche al sovraffollamento, alla mancanza di appartamenti disponibili per affitti a lungo termine, sino alle precarie condizioni lavorative e alla distruzione del modello economico tradizionale degli abitanti del luogo, oltre che del loro tenore di vita. Maiorca non costituisce un’eccezione: simili proteste hanno riguardato, negli ultimi anni, anche Barcellona e altre città europee diventate molto popolari dal punto di vista turistico. I cartelli di protesta recano scritto : “Senza limiti non esiste futuro”. Sembra strano per coloro che hanno sempre creduto nella parabola del turismo apportatore di soli benefìci economici; ma la realtà, costituita dall’afflusso incessante di vacanzieri, voli aerei low-cost e sistemazioni in alloggi a buon mercato, non è, senza dubbio, quello che gli abitanti della zona avevano in mente.

Quando i turisti raddoppiano la popolazione di un’isola

Per i nordeuropei, Maiorca è sempre stata il luogo di vacanza per eccellenza, meta perfetta per sfuggire al terribile clima londinese e alla monotona e noiosissima quotidianità parigina (metro, boulot, dodo, ossia ‘metro, lavoro, nanna’, espressione tipica francese per esprimere la noia e lo stress della vita quotidiana, N.d.T.). Il turismo fu incoraggiato per la prima volta alla fine dell’800, quando politici e uomini d’affari del luogo decisero di far conoscere al mondo intero la cultura e le bellezze dell’isola.

Nel 1973 il nuovo aeroporto accoglieva più di sette milioni di passeggeri all’anno. Quest’enorme affluenza ha provocato dei cambiamenti radicali nella struttura socio-economica dell’isola: le conseguenze sono state un flusso d’immigrazione senza precedenti dalla Spagna continentale e la redistribuzione geografica della popolazione e delle attività economiche della zona.

Al giorno d’oggi alcune aree sono note per essere diventate tappe del divertimento sfrenato e senza limiti, una sorta di rito di iniziazione per inglesi e tedeschi: viaggi ad alto tasso alcolico, diventati ormai appuntamento fisso tra i giovani in cerca di sole, mare, sesso. I resort di Magaluf e dell’ Arenal si sono saputi riqualificare e rinnovare e, mentre in precedenza erano le mete preferite dalle famiglie e dalle coppie in luna di miele, adesso accolgono orde di giovani tra i 18 e i 30 anni in un’ estate senza fine.

Se questo non basta a spiegare la gravità della situazione, i numeri di certo possono aiutare…Le ultime estati hanno visto impennarsi il numero dei visitatori dell’isola. Nel 2016 sono arrivati in aereo a Maiorca più di 13 milioni di passeggeri, superando gli 11 milioni su cui si era attestato il 2015. Maiorca conta meno di un milione di abitanti, mentre durante i mesi estivi, solo in aereo, giungono circa 2 milioni di turisti. Ciò significa che la popolazione sull’isola raddoppia, nel corso di questi mesi, senza calcolare il numero di persone che arriva con le navi.

La pressione sulle infrastrutture passa spesso inosservata ai turisti ma sui residenti ha un impatto molto concreto. I medici lamentano il sovraffollamento degli ospedali nei mesi estivi, unito alla confusione creata dalle barriere linguistiche a complicare ulteriormente una situazione già di per sé molto difficile.

Addio abitazioni a basso prezzo, addio luoghi pubblici

Secondo uno studio recente del quotidiano locale Diario de Mallorca, mentre l’inflazione media nazionale del mercato immobiliare viaggia intorno all’1,25% per il 2017, a Palma è giunta al 7,2%. Il risultato è la progressiva difficoltà, per giovani professionisti e studenti, di trovare case in affitto a prezzi abbordabili. Molti giovani maiorchini sono costretti a vivere con i genitori anche oltre i trent’anni.

Se si cammina per il centro di Palma, non è difficile notare manifesti, cartelli e bandiere gialle e nere recanti lo slogan Ciutat per a qui l’habita, no per a qui la visita attaccati alle finestre e appesi ai balconi. Sono stati pensati da gruppi di residenti che si prefiggono lo scopo di sostenere il benessere degli abitanti dell’isola. Ciutat per a qui l’habita  sta risvegliando le coscienze su cosa sia davvero il turismo di massa, e sta inoltre inviando forti segnali alle autorità sulla necessità di porre rimedio alla situazione. Uno degli obiettivi è quello di attirare l’attenzione sul numero impressionante di case disabitate che ci sono a Palma. Con l'affermarsi di piattaforme digitali come AirBnB, molte proprietà immobiliari sono state, infatti, acquistate al solo scopo di essere affittate per brevi periodi di vacanza.

Marc Morell, membro di Ciutat per a qui l’habita e docente dell’Universidad de Las Islas Baleares, ha studiato il processo di gentrificazione di Palma e sostiene che il problema principale risieda nel divario tra i canoni di locazione: “Il gap si crea dalla differenza tra quello che gli inquilini possono permettersi e ciò che i proprietari pensano di poter imporre…sebbene sia in forte aumento il prezzo che la gente è sempre più disposta a pagare, le cifre che i proprietari riescono a guadagnare sono aumentate a dismisura”, dice. Con un braccio poggiato sul tavolo disegna un angolo di 10°, ad indicare la cifra che gli affittuari possono permettersi di pagare. Con l’altro, posto sul primo, ne disegna uno di 45° e così spiega: “Con il passare del tempo, la differenza è aumentata sempre più.” Marc sostiene che la gentrificazione, nel caso di Palma, non c’entri con i nuovi arrivi. Gli appartenenti alla cosiddetta classe media che si trasferiscono in questi quartieri cambiano, certamente, il profilo dei residenti, ma sono i proprietari degli immobili e la popolarità degli appartamenti per le vacanze ad aver causato l’aumento degli affitti, oramai insostenibile. Mentre in altre città la riqualificazione di zone molto economiche è il risultato di un’affluenza massiccia  dei ceti medi, a Palma, secondo Marc, il fenomeno è collegato agli affitti per le vacanze.

Ciutat per a qui l’habita lotta anche per il diritto agli spazi pubblici che sono stati progressivamente occupati dalle terrazze di hotel e ristoranti. Marc spiega ancora che di recente hanno organizzato un evento durante il quale un folto gruppo di persone si è riunito a mangiare in piazza. Non è stata una cena tranquilla. La polizia ha cercato di farli sgomberare minacciando severe sanzioni per “intralcio della libera circolazione pedonale”.

“Gli affaristi possono affittare spazi pubblici per le loro campagne pubblicitarie, mentre la gente non si può riunire in gruppo e mangiare assieme in quello che dovrebbe essere uno spazio di pubblico utilizzo…le nuove leggi ci hanno reso un popolo a cui non è più concesso neanche il diritto di critica”. Marc si riferisce alla controversa “Ley Mordaza”, che vieta le proteste (sit-in pacifici compresi) in tutti i luoghi pubblici.

Feliciano è feliç

Non tutti i maiorchini concordano con Marc. Feliciano, proprietario di un piccolo bar, il Merendero Minyones nelle vicinanze del Passeig del Born, uno dei più bei viali dell’isola oltre che una delle vie dello shopping della città, spiega come abbiano beneficiato dell’impulso dato dal turismo alle attività economiche, anche quelle non strettamente correlate ad esso. Egli ci rivela,  infatti, che il suo locale è frequentato da un insieme composito, costituito solo in minima parte di turisti effettivi, mentre in gran parte lo è di operai edili, negozianti delle vie principali, garagisti, operatori turistici, camerieri, tutti coloro, insomma, che vivono di turismo. “La città dipende dal turismo. Senza turismo, nessuno di noi avrebbe un lavoro. Impossibile parlare di Maiorca senza associarla ad esso”. Feliciano ha anche subito sottolineato il volto cosmopolita che ha via via acquisito il suo quartiere: “Una volta il profilo sociale e culturale dei residenti di quest’area era molto ristretto. Adesso ho vicini di ogni nazionalità, etnia, età, orientamento sessuale”. Feliciano vede nell’eterogeneità del suo quartiere l’impronta positiva che il turismo ha lasciato sulla sua città.

In ogni caso, chi sostiene la tesi dei vantaggi economici, spesso dimentica di chiedersi chi realmente ne benefìci. È evidente che il turismo di massa generi a Maiorca ingenti somme di denaro, ma queste ricchezze sono percepite dalla maggioranza dei locali?

“Ecco come stanno le cose”

Una delle organizzazioni che sta tentando di sfatare il mito popolare turismo=prosperità economica è Front comù en defensa del territori. Uno dei suoi membri, incontrato a un evento organizzato per  raccogliere fondi e realizzare un documentario sull’argomento nel 2018, ci ha spiegato le origini e gli obiettivi del loro movimento: “Noi siamo nati per mostrare a tutti i reali effetti del turismo sulla popolazione che vive a Maiorca. Ci è sempre stato detto dei vantaggi del turismo sulla nostra economia, ma la realtà che viviamo è diversa. È vero che adesso noi dipendiamo da esso, ma questa relazione è davvero solida e duratura? Abbiamo riposto ogni cosa nel turismo; ma cosa succederebbe se la bolla scoppiasse? Cosa accadrebbe se ci fosse un incremento dei prezzi del petrolio e il costo dei viaggi si impennasse? Noi dobbiamo per forza ristabilire un rapporto più sano col turismo. Negli ultimi anni i numeri sono aumentati a dismisura. Stiamo raggiungendo livelli da record mondiale e l’isola è giunta ad un punto di saturazione”.

Durante la protesta organizzata il 23 settembre, le numerose testimonianze di molti inquilini sfrattati dai loro appartamenti e dei tanti lavoratori sottopagati, in particolare del settore alberghiero, sono state lette tra cori di fischi e applausi della folla riunita. Improvvisamente è apparso evidente che i presunti benefìci del turismo di massa si scontrano con violenza contro la realtà che vive invece la popolazione locale. Gli organizzatori hanno parlato del diritto di rivendicare gli elementi perduti della vita di Maiorca, elementi strappati con la forza da un’economia troppo subordinata al turismo. La protesta si è svolta sul Passeig del Born, dove si trovano il bar di Feliciano, le boutique del lusso e i ristoranti più esclusivi. Il viale attraversa il centro di Palma e termina lungo i Giardini Reali e la Cattedrale — entrambi luoghi ad alta concentrazione turistica. I quartieri circostanti sono la dimostrazione esemplare della gentrificazione che Ciutat per a qui l’ habita vuole evitare.

Anche Angels Isern e Llucia Juan, due giovani trentenni, hanno partecipato alla manifestazione, spiegando le ragioni del loro dissenso. Angels e Llucia si sono detti frustrati dall’aumento eccessivo dei canoni di locazione a Palma e dalle difficoltà che, sia loro che molti loro amici, stanno incontrando nel trovare una sistemazione adeguata. “Adesso è impossibile o quasi trovare un appartamento in affitto per meno di 800 euro al mese. Qualche anno fa era molto più semplice, perché i turisti soggiornavano in albergo o nei resort, e visitavano la città per uno o due giorni”, dice Angels. Llucia spiega come il cambiamento sia stato, anzi, inizialmente incoraggiato dagli abitanti: “Noi desideravamo che i visitatori conoscessero l’isola. Io ho sempre detto loro: ‘noleggiate un’auto ed esploratela. Non rimanete nei resort a bordo piscina’. Volevamo che si integrassero con la cultura locale e interagissero con la gente del luogo. Invece adesso, con gli AirBnB e le strade invase da auto a noleggio, non credo che sia stato un cambiamento in meglio”.

“Avevamo delle spiaggette nascoste dove poterci rifugiare, inaccessibili ai turisti”, aggiunge Angels amareggiato. “Ma adesso, grazie ad Internet, è semplice per i turisti noleggiare un’auto alla ricerca delle spiagge e delle insenature più belle e isolate. I siti storici e le cittadine pittoresche, dove eravamo soliti andare, adesso sono pieni zeppi di visitatori e i prezzi sono schizzati alle stelle ovunque”.

Il turismo ha reso Maiorca una delle più ricche regioni della Spagna, ma sono evidenti le difficoltà che i giovani incontrano nel penetrare il mercato immobiliare e nel trovare un impiego stabile. Le piattaforme digitali e il desiderio dei turisti di vivere un’autentica esperienza sull’isola hanno avuto un impatto davvero molto significativo sui residenti. L’impennata degli affitti e il sovraffollamento delle aree pubbliche provocano un contatto costante e continuo tra maiorchini e villeggianti, con tutti i contraccolpi derivati dal turismo di massa. Ma adesso gli abitanti dell’isola hanno finalmente detto ‘basta’.

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Translated from Mass tourism in Mallorca: Trouble in paradise