L'uomo che ha detto "no" alla Disney
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Roberta MinardiIl fumettista Bill Plympton (Portland, Stati Uniti, 1946) racconta che da bambino "avrebbe voluto lavorare per la Disney e disegnare Topolino". Tuttavia, quando lo studio di animazione ha bussato alla sua porta, con diverse centinaia di migliaia di dollari in mano, ha detto di no. A Cafébabel vi raccontiamo il perché.
"Si sarebbero tenuti tutti i diritti d'autore dei miei lavori", afferma lapidario Bill Plympton. La frase delinea quella che è stata una costante in tutta la sua carriera: fare esattamente ciò che vuole e considerare ogni opera come un pezzo d'artigianato. In Europa, Bill è solito andare a festival come quello dei film d'animazione di Annecy o al Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Sitges. Durante quest'ultimo, ha presentato in anteprima mondiale il lungometraggio Cheatin’. Il film è stato prodotto nell'arco di 3 anni grazie al lavoro di una squadra di 10 persone e grazie alle sue mani. Bill dichiara di essere in grado di realizzare fino a 100 disegni al giorno. Inoltre, ci fa notare che "un film della Pixar ha un budget di 200 milioni di dollari", mentre il suo ne è costati "appena" 300.000. Per raccoglierli, ha fatto affidamento sull'aiuto economico dei suoi fan che, attraverso la piattaforma di crowdfunding Kickstarter, hanno finanziato parte del progetto. Inoltre, è con il denaro che ricava dai cortometraggi che si finanzia.
Nei concorsi ai quali partecipa, dopo le masterclass o le proiezioni, è normale vederlo seduto a un tavolo a vendere DVD, libri e disegni ai suoi fan più devoti – a Sitges ha esaurito tutti gli stock, – con cui va addirittura a bere un drink.
Bill racconta che i suoi amici gli consigliano di andare a Hollywood alla ricerca di fondi. "Non è da me, non è nel mio stile", risponde. "Vogliono film per bambini, fatti al computer e da grandi aziende", dice aggiungendo che l'animazione per adulti negli Stati Uniti, al momento, si vede soltanto in televisione. "Preferisco essere indipendente e fare film che mi piacciono senza che gli studi mi dicano cosa devo o non devo fare", sentenzia.
"È l’umorismo ciò che la gente vuole comprare", afferma Bill, prima di ammettere che "animazione e musica sono una grande combinazione". Sono proprio questi due elementi, insieme a un tratto irregolare e a una caratterizzazione dei personaggi vicina allo stile caricaturale a essere i suoi segni distintivi. Per essere uno spirito libero, le cose non sono andate così male alla fine. Ha vinto l'Oscar per il miglior cortometraggio d'animazione nel 1988 con Your face, e ha ricevuto una seconda nomination allo stesso premio nel 2005 con Guard dog. Il simpatico cagnolino – "il mio Topolino personale" – è il protagonista di altri 4 corti e compare anche in altri lungometraggi di Bill, come, per esempio, Cheatin’. Inoltre, le sue animazioni sono state proiettate al Sundance, mentre nel 1991, a Cannes, è stato premiato il corto Push Comes to Shove. Nell'ambito dei disegni, ha lavorato anche per The New York Times, Vogue e Vanity Fair, oltre ad aver disegnato per Rolling Stone, Glamour e Penthouse. In televisione, ha creato animazioni per MTV. Inoltre, si è cimentato con due gag da divano tra cui i Simpson, la famosa serie dell'amico Matt Groening: "Ci vediamo una volta all'anno, ai festival, oppure a Los Angeles, dove lui vive", racconta.
Video Credits: Plymptoons/youtube
Translated from El hombre que dijo "no" a Disney