L’Unione Europea assomiglia al mio “Appartamento Spagnolo”
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La sala del "Flagey Studios" di Bruxelles, che ha ospitato il 18 marzo scorso il masterclass di Cédric Klapich, era completamente piena, e il pubblico era rappresentato da diverse generazioni, come la sua trilogia sulla generazione Erasmus (“L’appartamento spagnolo”, “Bambole russe” e “Casse-tête chinois”).
All’inizio Klapich non aveva intenzione di produrre un seguito al “L’appartamento spagnolo”, ma incalzato dalle richieste di molti, lasciati col fiato sospeso dalla frase finale pronunciata dal protagonista Xavier, “tutto é iniziato da lì”, il regista ha deciso di iniziare proprio dalla fine.
Durante gli 8 anni di gestazione del seguito, il destino dei diversi personaggi é cambiato. Insieme a quello dell’Europa e del mondo.
Trailer del film "L'appartamento spagnolo" (2002)
L’appartamento spagnolo é il solo film che parla dell’Europa
Quando Klapich ha presentato il primo film della seria alla Commissione Europea, si é reso conto che quest’ultima assomigliava sorprendentemente al suo “appartamento spagnolo”. L’esempio più lampante sono i traduttori, che costituiscono una vera e propria torre di Babele e questo mix etnico-culturale é alla base della nostra mondializzazione culturale.
Lo scopo della trilogia, chiamata da Klapich “I viaggi di Xavier”, é appunto di raccontare la genesi della mondializzazione. Se il secondo film “Bambole russe” parla delle frontiere europee, l’ultimo, “Casse tête chinois” (letteralmente “rompicapo cinese”), supera i confini dell’Europa e ci parla della vera mondializzazione, quella che arriva dalla Cina.
Un altro tema fondamentale della trilogia é la mobilità, che da più di 30 anni sconvolge le nostre vite, che si tratti di internet, dei treni ad alta velocità o della televisione.
Più viaggiamo, come i suoi personaggi, più portiamo una certa attenzione verso “l’altro”. E Bruxelles ne é l’esempio lampante: “qui c’é una vera e propria volontà di vivere insieme. E non siamo che all’inizio”.
Klapich stesso é partito a 23 anni come studente a New York, città in cui ha realizzato di essere Europeo. E più precisamente quando ha imparato a cantare “Bella ciao” con i suoi amici italiani.
Il cinema degli “Stati disuniti d’Europa”.
Barroso, presidente della Commissione Europea, ha recentemente affermato che la cultura (intesa come danza, cinema, arte, ecc. ) non é una merce come le altre, perché non se ne ricava profitto. “E’ vero” asserisce il regista “ma quello che Barroso dice é appunto anti-culturale, perché la cultura non é merce”. Il cinema europeo ha bisogno di decisioni politiche coraggiose e creative, e dovrebbe, soprattutto oggi, essere tutelato ed aiutato, come fece Jean Monnet nel 1946 quando sostenne la creazione del CNC (Centre National du Cinéma et de l’Image animée).
Secondo Klapich il cinema europeo é molto difficile da definire, e quindi da delimitare. Si potrebbe definire l’Europa come “Stati disuniti”, a causa delle diversità culturali e linguistiche. E questo costituisce la sua forza e allo stesso tempo la sua debolezza. Ma tutto ciò non impedisce di avere un vero cinema italiano, spagnolo, belga. Quello che risulta difficile in Europa é la distribuzione. E secondo Klapich il marketing é importante tanto quanto la qualità di un film.
“Xavier oggi sarebbe un 40enne disoccupato e senza avvenire?”
Secondo Klapich, ci manca l’audacia. “Se continuamo a parlare di disoccupazione, le persone non hanno l’opportunità di evolvere e di diventare qualcuno”.
“Io credo nell’Europa. E benché ci siano molte cose da modificare, penso che il meglio per noi sia di restare insieme”.
Infine, alla domanda più attesa, e cioé se ci sarà un seguito alla trilogia, il regista risponde: “vedremo tra 10 anni!”.
Il Master Class é stato moderato da Domenico La Porta, capo redattore di Cineuropa, e organizzato da l'Association des auteurs audiovisuels e Europa Distribution, e sostenuto dal Prix LUX.