L’Unione Africana come l’Unione Europea?
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Ottavio Di BellaDispone di una struttura simile all’UE, ma i paragoni si fermano qui, per ora. A meno che l’Europa non si decida a dare una mano alla sua sorellina…
Fu nel luglio del 1999, in occasione del summit di Lomé, che l'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA) si tramutò in Unione africana (UA), una trasformazione simbolica che segna la volontà dei suoi capi di Stato di accelerare le riforme politiche ed economiche del continente africano. La creazione della nuova organizzazione venne realizzata in occasione del vertice di Durban nel 2002, quando si svolse la prima Conferenza dei capi di Stato e di governo. La struttura dell'UA è in molti punti similare a quella dell’Unione Europea. Ciò vuol dire che l'UE sia riuscita ad esportare il suo modello di organizzazione regionale, e che l'UA si diriga verso un destino analogo a quello dell'UE?
L’idea di Unione africana
Secondo Ndongo Aboubakri Sidi, autore di un saggio intitolato “Quale via africana per l’Unione?”, l'idea di Unione africana è tutt’altro che nuova, ed ha avuto dei precursori molto prima che Kwamé Nkrumah pubblicasse nel 1963 “Africa must unite”. Se alle origini dell'OUA figuravano illustri fondatori come Houphouët Boigny, Léopold Sédar Senghor, o ancora, Patrice Lumumba, nel 1999 l'iniziativa dell'UA è venuta dal colonnello Gheddafi.
53 paesi compongono l'UA, che dispone di una Commissione, di un Fondo monetario africano, di una Banca africana per gli investimenti e di una Corte di Giustizia. Uno schema che sembra molto familiare agli europei… L'innovazione maggiore risiede nella creazione di un Parlamento pan-africano, insediatosi nel marzo 2004 ad Addis-Abeba, la cui missione, secondo l'atto costitutivo dell'UA, è di assicurare “una piena partecipazione dei popoli africani al governo, allo sviluppo ed all'integrazione economica del continente”. Ogni paese membro UA designa cinque parlamentari di cui almeno una donna. La Corte africana di giustizia ha invece competenza a ricevere tutte “le controversie e le domande che le vengono sottoposte in conformità all'atto costitutivo dell'Unione”. 11 giudici vengon eletti per un mandato di 6 anni dalla conferenza dei capi di Stato e di governo. L’UA dispone infine di un Consiglio economico, sociale e culturale (ECOSOCC) che ha un ruolo consultivo e permette alle classi socio-professionali di esser rappresentate.
Ma è anche nella sua filosofia che l'UA si mostra vicina all’Unione Europea, poiché mira ad assicurare la pace tra i popoli, ed a favorire la solidarietà politica su un continente dove i conflitti sono numerosi, con uno spirito pragmatico di base. Infine, l'UA si è concessa un diritto d’ingerenza che le permette d’intervenire in caso di crimini di guerra, di crimini contro l'umanità e di genocidi. Le questioni attinenti ai conflitti sono gestite da un Consiglio di pace e di sicurezza di 15 membri, ispirato all’equivalente ONU.
Trovare la propria strada in un continente ancora segnato dalle dittature
L’UE si è rivelata un sostegno prezioso allo sviluppo dell'unità africana, in particolare appoggiando il Nuovo Partenariato per lo Sviluppo dell'Africa (NEPAD). Questa strategia di lungo termine è stata concepita dai capi di Stato e di governo africani per far fronte a problemi come l'incremento della povertà, il sottosviluppo e l'emarginazione persistente dell'Africa. Se la Commissione europea ha saputo sostenere l’UA, anche con la sua presenza ufficiale alla prima sessione dalla creazione dell'Unione, il dialogo si è in realtà assestato per vie più informali. Così nel 2003 la Commissione pan-africana ha reso visita alla sua omologa europea, e beneficiato così di consigli in materia di finanza, trasporti ed educazione. La Commissione dell'UA, presieduta da Alfa Konaré, sostituito all'inizio del luglio 2004 dal presidente della Nigéria Olusegun Obasanjo, ha in effetti numerose sfide da rilevare tanto in materia di pace, che di democrazia e d’integrazione economica.
Riguardo la crisi di Darfour, l'UA ha deciso, nel corso del summit di Addis-Abeba di mandare per fine luglio una forza d’interposizione di 300 uomini la cui missione sarà di proteggere i 60 osservatori dell'UA e di sorvegliare le zone di frontiera del Ciad, dove 200.000 sudanesi si sono rifugiati. Se ciò si concretizzerà, si tratterà della prima iniziativa africana per tirar fuori un paese da un conflitto. In materia di prevenzione dei conflitti, l'UA intende metter su un “Sistema continentale di rapido intervento”, e, di qui al 2010, spera di creare una “Forza africana”, sul modello della Forza di Reazione e d’Intervento Rapido europeo.
Tuttavia, in fin dei conti, se l'UA può beneficiare dell'esperienza UE, le resta il compito di definire in modo autonomo le sue priorità e trovare la propria strada, una strada che si adatti alle realtà economiche, sociali e politiche del continente africano. Non appare agevole "ricalcare" semplicemente il modello europeo, che di per sé presenta una storia particolare. Già al momento della prima seduta del Parlamento, solo 38 paesi inviarono i loro deputati. I 53 membri dell'UA non hanno in effetti la stessa tradizione democratica dei paesi dell'UE, e certi paesi restano ancora sotto dittatura, come conferma l’appello di Kofi Annan ai capi di Stato africani riuniti, a metter fine all'autocrazia e al monopartitismo. Su questo argomento, l'UE ha un atteggiamento piuttosto ambiguo, poiché alcuni suoi membri di cui soprattutto la Francia, intrattengono relazioni molto buone con numerosi dittatori, da Idriss Déby in Ciad ad Ismaël Omar Guelleh in Gibuti.
E’ forse là che l'Europa ha le maggiori responsabilità sul piano politico: la stessa Commissione europea ha srotolato il tappeto rosso in occasione della recente visita del colonnello Gheddafi, mentre le violazioni dei diritti dell'uomo continuano a esser perpetrate in Libia. Quanto alle misure economiche, l'UE potrebbe riconsiderare la PAC, per permettere ai produttori africani di accedere al mercato europeo piuttosto che distribuire delle prebende ai tiranni locali.
Translated from L’Union Africaine, sur les pas de l’Union Européenne ?