«L’Ue ha un sistema decisionale medioevale»
Published on
Guido Montani spiega perché le vie nazionali sono un vicolo cieco per l'Europa.
«I problemi dell’Unione Europea sono strutturali. L’Ue ha un sistema decisionale medioevale. Occorre ripartire da una costituzione più democratica» Il prof. Montani, presidente del Movimento Federalista Europeo e docente d’economia internazionale all’Università di Pavia non usa mezzi termini con un’Europa ancora sotto shock, dopo il «No» di francesi e olandesi al Trattato costituzionale redatto dalla Convenzione di Giscard d’Estaing. E che ha penato prima di raggungere un accordo (al ribasso) tra Stati sul quadro finanziario per il periodo 2007-2013 nel vertice di Bruxelles. Accordo che adesso è stato bocciato dal Parlamento Europeo, che esprime la richiesta di aprire un «negoziato costruttivo» con gli Stati e la Commissione.
Professor Montani, partiamo dal bilancio Ue. Innanzitutto, potrebbe spiegarci che cos’è?
Il bilancio è uno strumento molto tecnico e spesso questo infastidisce gli elettori, ma si tratta del mezzo principe per fare politica in Europa. Attualmente Stati e Parlamento discutono del bilancio 2007-2013. Introdurre un bilancio pluriennale fu una decisione presa a suo tempo daDelors per diminuire la litigiosità tra i governi. Il problema è che persistono difetti strutturali. Nell’Unione europea abbiamo una situazione rovesciata rispetto a sistemi nazionali di tipo parlamentare come quello italiano. I governi detengono poteri esorbitanti al contrario del Parlamento europeo che non è l’organo principe per fare il bilancio. Inoltre l’Unione ha scarse risorse visto che il bilancio è poco più dell’uno per cento della ricchezza europea ed è per tre quarti è composto di contributi nazionali e per un quarto di risorse proprie. Tutto ciò significa che l’Europa non ha una capacità di sviluppo autonoma e che manca un governo europeo dell’economia. È un problema strutturale che rende la sua economia debole.
Il Consiglio Europeo si è reso protagonista di un’autentica odissea. Dopo il fallimento del vertice dello scorso giugno si è giunti ad un compromesso solo mesi più tardi, a dicembre. Come spiega queste difficoltà?
È un sistema decisionale medioevale. Puntiamo tutta l’attenzione sui governi e questi decidono in modo antidemocratico. Provate ad immaginare cosa accadrebbe ad esempio in Italia se la finanziaria fosse approvata da un consiglio dei governatori delle regioni invece che dal Parlamento! All’Europa serve una costituzione più democratica di quella bocciata dai cittadini francesi e olandesi, che dia maggior importanza al Parlamento europeo.
Il Parlamento Europeo ha rigettato a larga maggioranza l’accordo sul bilancio raggiunto dal Consiglio. Come giudica questa mossa: un gioco al rialzo che permetterà di raggiungere gli obiettivi di solidarietà, competizione e sicurezza dichiarati?
I governi hanno trovato un accordo per un bilancio che è minore di quello proposto dal Parlamento e dalla Commissione che ammontava a 112 miliardi di euro. Il Parlamento ha respinto questa proposta, che evidentemente non consente di raggiungere gli obiettivi iniziali. Ma si parla di un compromesso tra Parlamento e Consiglio che si aggira sui 2-4 miliardi in più di quello approvato dal Consiglio. Evidentemente, se l’assemblea di Strasburgo accetta questo compromesso, salverà forse la faccia, ma non la sostanza della sua proposta.
La crescita dell’Unione doveva passare per la strategia di Lisbona che, però stenta a decollare. Ora questo nuovo stallo politico rende ancora incerte le prospettive economiche dell’Unione. Perché ogni prospettiva di crescita sembra rimanere un miraggio in Europa?
La strategia di Lisbona è fallita. Non sarà possibile superare gli Stati Uniti entro il 2010. Questo perché è una strategia di coordinamento di piani nazionali. Ogni paese fa quello che vuole. Non è questa la strada della crescita europea. Bisogna ritornare alla strategia Delors: grandi progetti finanziati dal bilancio europeo. Non serve una somma dei singoli bilanci nazionali. Prendiamo ad esempio la difesa, dove ogni Paese ha le sue commesse e compriamo tutto dagli Stati Uniti; non esiste più un’industria militare europea. Lo stesso vale per le politiche energetiche, ogni paese ha la sua, ma queste spese vanno trasferite al bilancio europeo. Si parla di Patto di Stabilità e Crescita ma il piano di crescita deve essere europeo, le vie nazionali non bastano. Serve una tassazione europea, non nuove tasse, ma una ricalibrazione della tassazione esistente; insieme alle elezioni europee i cittadini devono sapere quanto delle loro tasse è usato per finanziare piani di sviluppo europei legati al bilancio comunitario. Un esempio vincente è il progetto Galileoche permetterà di sostituire il GPS americano, con tutte le ricadute favorevoli in campo militare e civile.
La Costituzione è congelata. Il no francese e olandese sono sufficienti per bloccare il processo di ratifica perchè è richiesta l’unanimità. Il candidato alla presidenza francese Sarkozypropone di bloccare il processo d’allargamento e far rivivere una versione ridotta della Costituzione. Cosa ne pensa?
I cittadini francesi hanno giustamente criticato il Trattato costituzionale. È giusto snellire la Costituzione e tenere soltanto la prima parte. Pensi a tutta la seconda parte così com’è! È come se si volesse inserire tutto il codice civile dentro la Costituzione italiana! Anche il rapporto tra bilancio ed allargamento è evidente: è da lì che passano tutte le politiche di solidarietà. La proposta Sarkozy ha un senso; il trattato va sottoposto ad un referendum, non solo francese ma su scala europea. Inoltre per l’entrata in vigore occorre adottare il principio della maggioranza in sostituzione a quello dell’unanimità.