L’Ue gioca la carta della “governance urbana”
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Puntare sulla riqualificazione delle periferie e sull’occupazione dei giovani: ecco la ricetta per rilanciare i centri urbani in crisi proposta da Bruxelles. Che ora ricorda alla Francia l’esistenza di appositi fondi strutturali.
Riqualificazione delle periferie, azioni a favore di una maggiore vivibilità dei grandi centri urbani, partecipazione della società civile alle politiche urbanistiche: sono gli ingredienti di una ricetta che si chiama “governance urbana”, uno dei principali strumenti utilizzati dall’Unione Europea in tema di lotta alla discriminazione e alla marginalizzazione degli immigrati. Questa strategia deriva da una chiara constatazione: il proliferare di situazioni di ghettizzazione, discriminazione ed esclusione sociale degli immigrati trovano terreno fertile proprio nelle banlieues, alias le periferie, delle grandi città europee. Basta guardare alla banlieue parigina, che da più di venti giorni ormai è teatro di drammatici episodi.
Unité, européité, égalité
Non a caso la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro,, nel suo Rapporto sulle sfide per la governance urbana dell’Unione Europea, sottolinea che sta aumentando sempre più il peso che l’Ue dà a temi come lo sviluppo territoriale e la pianificazione strategica delle grandi aree urbane.
La battaglia comunitaria alla discriminazione trova il suo fondamento nell’articolo 6 A del Trattato di Amsterdam: l'Ue può prendere provvedimenti per combattere le discriminazioni fondate su sesso, razza od origine etnica, religione e convinzioni personali, handicap, età, tendenze sessuali. Può inoltre incoraggiare misure per armonizzare la legislazione negli Stati membri in materia. Nel 2000 il Consiglio dei Ministri ha fatto il bis con una direttiva sulla discriminazione razziale ed una direttiva sulla discriminazione in materia di occupazione. Dulcis in fundo, ha approvato il Programma d'azione comunitaria di lotta contro la discriminazione per il periodo 2001-2006.
Equal ed Urban II: Missione Rinascita Periferie
Ma, al di là delle “dichiarazioni di intenti”, cosa fa concretamente l’Europa? Oltre alle direttive, l’Ue ha messo a disposizione cospicui finanziamenti. Il programma Urban II, già alla seconda edizione per il periodo 2000-2006, ha finanziato con 728,3 milioni di euro (attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale, Fesr) progetti di riqualificazione urbana in settanta aree degradate su tutto il territorio comunitario. Approccio creativo e innovativo alla riqualificazione urbana, sviluppo ecocompatibile e coinvolgimento della popolazione locale sono i requisiti richiesti da Urban II. Il programma ha finora sovvenzionato il rinnovo di centinaia di edifici e spazi pubblici, corsi di formazione per gruppi svantaggiati, sistemi di trasporto pubblico rispettosi dell'ambiente, sistemi di gestione dell'energia con maggior rendimento e l'impiego di forme di energia rinnovabili. Il tutto, favorendo l’occupazione locale.
Fa perno sull’occupazione anche il programma Equal, finanziato dal Fondo sociale europeo (Fse). Equal significa 3,274 miliardi di euro spalmati su sette anni (2000-2006) per combattere l'emarginazione sociale e la discriminazione basata sulla razza o sull'origine etnica. Questo programma punta sull'inserimento professionale, lo spirito d'impresa, la capacità di adattamento e le pari opportunità. Per valutarne i risultati bisognerà attendere la fine dell’anno: la Commissione Europea presenterà infatti entro il 31 dicembre 2005 un rapporto di valutazione dell'applicazione del programma.
Intanto la Commissione Europea e le autorità francesi si sono incontrati il 17 novembre per discutere dell’eventualità di una riallocazione di fondi pari a cinquanta milioni di euro: cifra non creata ad hoc, ma già in precedenza destinata alla rivitalizzazione del tessuto urbano francese. Staremo dunque a vedere che ne sarà di questi cinquanta milioni, già attribuiti ma non ancora spesi.