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L'UE e i rifugiati : « Credetemi, nessuno è indifferente »

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Translation by:

Veronica Beco

Nonostante 12 ore di riunione tra i capi di stato e di governo, la riforma sulla politica migratoria dell'UE non si è praticamente mossa di una virgola. Nonostante ciò, i principali rappresentanti europei hanno mostrato una certa soddisfazione al termine delle discussioni. Indecente ?

« Per favore : credetemi. Nessuno è indifferente nell'Unione Europea. Parlo della gente, delle istituzioni, dei politici (...) Dovremmo e cercheremo di fare tutto il possibile per aiutare voi e i cittadini di Aleppo ». Afferma Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, che ha parlato di fronte al sindaco di Aleppo Est ieri mattina in nome delle istituzioni europee.

Le cifre a favore delle istituzioni europee

« Così come le organizzazioni umanitarie e di difesa dei diritti dell'uomo che lavorano in Europea, noi siamo gravemente preoccupati dal fatto che i politici europei cerchino sempre più di ricacciare i migranti fuori dall'Europa, rendendo difficile fare domanda di asilo e lasciando agli stati di frontiera esterni, come la Grecia, l'onere di assumersi tutta la responsabilità ». Queste parole provendono dalla società civile, rappresentata da un gruppo di ONG tra le quali figurano Amnesty International, Oxfam o Human Rights Watch. Si tratta di una dichiarazione conguinta indirizzata ai membri del Consiglio Europeo il 15 dicembre 2016.

Questo giorno è stato importante. Una nuova occasione di discutere la politica migratoria dell'Unione e di dibattere della dichiarazione adottata con la Turchia lo scorso marzo. Si è trattato di fare un primo bilancio del Partnership Framework of Cooperation, il buovo piano lanciano nel giugno 2016 dalla Commissione europea che prevedeva dei partenariati speciali con i paesi tersi d'origine allo scopo di « salvare delle vite in mare, accrescere il numero dei rientri, permettere ai migranti e ai rifugiati di restare in patria e, a lungo termine, sostenere lo sviluppo dei paesi terzi così da rimediare alle cause profonde della migrazione irregolare ».

Perfino prima dello svolgimento del Consiglio europeo, le statistiche erano in favore delle azioni europee. Secondo l’UNHCR, nel 2016, gli arrivi irregolari in Grecia sono passiti da circa 20 000 a settimana in febbraio a meno di 5 000 a settimana a partire da aprile, un mese dopo la dichiarazione con la Turchia e la chiusura della celebre  « Rotta dei Balcani ». Inoltre, sempre nel 2016, il numero delle vite salvate grazie alle operazioni gestite dall'Unione Europea è già arrivato circa a quota 110 000. Infine, l'azione senza dubbio più efficace, Triton, lanciata nel 2015 - che costa più di 2,9 milioni di euro al mese - prevede il controllo delle acque internazionali fino a 30 miglia dalle coste italiane.

Ma alla fine, niente di nuovo dopo questo summit, che si riferiva alle conclusioni dell'incontro di ottobre sul rafforzare l'impegno con la Turchia e invitava gli stati membri a sforzi congiunti. Il Consiglio ha ugualmente riaffermato il suo impegno con cinque paesi africani d'origine e di transito e ha invitato gli stati membri a mantenere le proprie azioni in virtù del Partnership Framework. Infine, ha incoraggiato gli stati membri a fornire all'Ufficio Europeo di Sostegno per l'Asilo delle risorse sufficienti.

I capi di stato e di governo non hanno mutato posizione in riferimento ai principi di responsabilità e di solidarietà che sono alla base della loro azione. ma resta ancora molto lavoro da fare per giungere ad una posizione condifica da tutti, anche se la necessità di riformare il sistema d'asilo sotto la presidenza maltese condivisa all'unanimità. Ciò significa che se un accordo c'è, questi dovrà essere firmato prima del 30 giugno, poiché la nuova presidenza inizierà in gennaio. 

Secondo un diplomatico, Angela Merkel si è dichiarata per un accordo prima di questa data, ma il primo ministro maltese Joseph Muscat non era dello stesso parere e ha dichiarato che i maltesi « avrebbero fatto del loro meglio ».

« Mi dispiace »

« L’urgenza oggi è di far evacuare il più possibile la popolazione che non può vivere sopportando bombardamenti e massacri », aveva dichiarato il presidente francese François Hollande al suo arrivo. « Sosteniamo ogni sforzo per proteggere al massimo la popolazione siriana. E' una crisi dolorosa, difficile. Mi dispiace che l'Europa non riesca a giovare un ruolo politico e diplomatico più importante », aveva aggiunto Charles Michel, primo ministro belga.

Dopo l'incontro, i leaders si sono congratulati delle posizioni adottate. Paolo Gentiloni, presente qui per la prima volta in veste di Presidente del Consiglio italiano, in seguito alle dimissioni di Matteo Renzi, si è dichiarato lieto del fatto che l'Unione dia un'importanza capitale alla questione migranti. « Ma andiamo avanti a piccoli passi. » L'Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, aveva sottolienato l'importanza di rinforzare i rapporti con i paesi africani, il Niger in particolare, per impedire alle persone di arrivare in Libia e di imbarcarsi. Questa visione è condivisa dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, visibilmente soddisfatto dopo la riunione. « L’obiettivo ora è di ottenere consenso per riformare la politica d'asilo ». 

Un conesnso intenso, che per contro non ha portato alcuna sorpresa né alcun passo avanti concreto. Si attende ora la risposta della società civile: sarà contenta del risultato del summit ?

Translated from L'UE et les réfugiés : « Croyez-moi, personne n'est indifférent »