Lotta all’ultimo fregio
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Marco RiciputiAi piedi dell'Acropoli sta nascendo un nuovo museo. Ma manca l'attrazione principale: i marmi del Partenone, trasferiti a Londra nell'Ottocento. Il British Museum non intende per ora restituirli.
Attraverso una parete di vetro, la luce si diffonde all'ultimo piano del nuovo Museo dell’Acropoli. Il pavimento è ricoperto con dei cartoni. Puzza di polvere e calcina. «Ci troviamo al terzo piano, nella galleria del Partenone» spiega Dimitrios Pandermalis, professore di archeologia e direttore della Società per la costruzione del nuovo museo dell’Acropoli. Con un elmetto di sicurezza in testa cammina dondolando su lastre di cemento e balconi vacillanti. «Un giorno qui saranno appesi tutti fregi del Partenone.» Ma per il momento il nuovo edificio alle pendici dell’Acropoli è ancora lontano dal poter accogliere queste antichità dal valore inestimabile.
Passato e presente ostacolano il futuro
I lavori di costruzione dovrebbero concludersi a settembre, mentre l'inaugurazione del museo è prevista per gennaio 2008. Inizialmente si sperava di farla entro il 2004, anno delle Olimpiadi. «I lavori iniziarono solo in quell'anno» spiega Pandermalis. «Duranti gli scavi preparatori, su una superficie di 4000 metri quadrati venne alla luce una vasta area di antiche costruzioni. Così abbiamo dovuto aspettare l'autorizzazione a procedere da parte del tribunale.»
Bernard Tschumi riuscì a trarre il meglio da questa situazione critica. Architetto svizzero, autentica star nel suo settore, nel 2003 vinse il bando per la costruzione del nuovo Museo dell’Acropoli. L'edificio non tocca il suolo: si appoggia su pesanti pilastri di cemento. Cosi le aree recentemente scoperte potranno diventare parte integrante dell’area museale.
I lavori, tuttavia, sono ostacolati non solo dall’Atene antica, ma anche da quella moderna. Attraverso la parete di vetro si può vedere un escavatore divorare avidamente una delle case vicine. L’area dei lavori si estende su 25mila metri quadrati e sorge nelle vicinanze del centro cittadino. «Ci sono stati problemi con i vicini» ammette Pandermalis. «26 abitazioni sono già state abbattute e i proprietari indennizzati.» Procedimenti legali, risarcimenti e i complicati trasporti dei reperti dal vecchio museo alla nuova Acropoli, hanno fatto lievitare la spesa a quota 150 milioni di euro. Una cifra coperta dai finanziamenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e dal Governo greco.
Antichità senza prezzo agganciate alle gru
La sfida più impegnativa era inserire il nuovo museo in un area, quella del tempio del Partenone, ricca di storia. La galleria all’ultimo piano è parallela all'antico luogo di culto e si sviluppa diagonalmente rispetto alla base del museo. Attraverso la parete di vetro si può ammirare il Partenone, che a sua volta si rispecchia nei vetri della galleria. Un effetto ottico che risulta convincente anche adesso, col sole di mezzo dì che picchia sulla terrazza panoramica.
Nella facciata del museo rivolta verso l’Acropoli si nota un'apertura. «Serve per i trasporti» spiega Niki Dollis, assistente di Pandermalis. «Le sculture sono state portate fino all’Acropoli e trasferite nel museo da tre gru. Per ogni pezzo sono servite due ore». L'assistente è scettica circa la data di inaugurazione del museo, prevista per l’inizio del 2008. «C’è ancora molto da fare! Solo per trasferire le esposizioni e i reparti dei servizi del vecchio museo serviranno alcuni mesi.»
Derubati della propria anima
Le famose decorazioni in marmo del Partenone sono la preoccupazione principale del museo. Ben 56 delle 96 mattonelle decorate si trovano al British Museum di Londra. La disputa greco-inglese attorno a queste opere d’arte risale ormai al 19° secolo. L’ambasciatore britannico dell’epoca, il conte Thomas Bruce, smontò parti del Partenone e di altri edifici dell’Acropoli per poi venderle al museo londinese.
Per i greci si tratta di un classico caso di furto d’arte. Di diverso avviso è Londra. «Il museo detiene legalmente le sculture» precisa Hannah Boulton, del Dipartimento per la comunicazione. «I fregi sono un tesoro dell’umanità e ogni giorno, qui da noi, migliaia di persone possono ammirarli gratuitamente.» Impensabile un loro ritorno in Grecia.
Una prima richiesta di restituzione venne fatta negli anni Ottanta dall'allora Ministro della Cultura greco, nonché attrice e icona nazionale, Melina Mercouri. A sostegno della causa negli ultimi anni si è sviluppato un vero e proprio movimento internazionale, con comitati presenti in 14 diversi paesi. In Grecia molto attiva è la Fondazione Melina Mercouri. «Sensibilizziamo l’opinione pubblica sul tema della restituzione dei fregi» spiega il fratello dell'ex ministro Spyros Mercouri, che si occupa di gestire le donazioni fatte alla fondazione. «Non si tratta di derubare tesori a molti musei. Bensì di ricomporre un unico grande tesoro: il tempio del Partenone, la culla della democrazia. La nostra anima!»
Fantasmi per Londra
La Società per la costruzione del nuovo museo dell'Acropoli spera che il nuovo edificio possa smuovere le acque di un dibattito ormai stagnante. Il British Museum dichiara da sempre che il museo non ha spazi espositivi adeguati. Ora, con la nuova galleria dedicata al Partenone, il visitatore potrebbe ammirare i fregi nella loro completa lunghezza, ben 160 metri. Con il resto dell’Acropoli a portata di sguardo.
Passeggiando attraverso l'area dei lavori, il professor Pandermalis mostra anche una piccola provocazione rivolta agli inglesi: le copie dei pannelli originali custoditi a Londra sono stati appese a fianco a quelli ateniesi, ma coperti con una leggera rete di metallo. «Il visitatore deve sapere riconoscere le copie dagli originali.» afferma sorridendo Pandermalis. E aggiunge: «le parti mancanti saranno come dei fantasmi».
Per Hannah Boulton, del British museum, in linea di principio sarebbe possibile prestare la collezione di fregi. «Ma il governo greco non si è mai pronunciato in questo senso.» E non c’è da stupirsi: i greci si sentono i legittimi possessori dei tesori, perché dovrebbero chiederli in prestito? Gli appelli alla comunità internazionale non hanno finora dato i risultati sperati. Britannici e greci si sono incontrati all’inizio di giugno sotto l’alto patronato dell’Unesco, ma «niente di nuovo, nessuna soluzione» precisa Hannah Boulton.
Il professor Pandermalis rimane comunque ottimista sull'avanzamento dei lavori. Spera in una soluzione diplomatica. «Non vogliamo che i britannici perdano la faccia. Puntiamo a creare uno spirito di cooperazione. In questi anni, d’altronde, abbiamo imparato tutti a sentirci un po’ più europei.»
Un ringraziamento a Pavlos Giannoulidis.
Translated from Europäischer Erbstreit