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Lost in Europe: la lunga storia di un immigrato nell’Ue, tra il Dublino II e le leggi nazionali

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societàPolitica

Clandestino, immigrato regolare, richiedente asilo, rifugiato o anche da rimpatriato. Tanti status, una sola condizione: quella di immigrato di fronte ad un sistema legislativo in continua definizione come quello europeo. Tante provenienze, una sola destinazione nella maggior parte dei casi: i centri di permanenza temporanea.

Come si affronta in Europa la questione? Il quadro legislativo europeo è ampio e complesso: va dalla Carta Sociale europea alla Convenzione europea sulla Sicurezza Sociale. Una pietra miliare sul tema è, però, il Sistema Dublino II, approntato specificatamente per una categoria particolare di immigrati: i richiedenti asilo, ovverosia chiunque si trovi «nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche …» (Convenzione di Ginevra relativa allo Status di Rifugiato, art. 1). Far richiesta dello status di rifugiato è infatti un diritto inviolabile dell’uomo cui gli Stati devono provvedere rapidamente ma correttamente.

Asylum shopping?

Foto: jugemental / FlickrIl sistema di regolamentazione Dublino II si rivolge in particolare proprio ai richiedenti asilo, essendo stato creato per evitare il cosiddetto fenomeno di “asylum shopping”: l’obiettivo è in pratica evitare che un immigrato possa fare domanda per lo status di rifugiato nel Paese europeo che offre le migliori garanzie sociali. A tal proposito prevede, dunque, che sia il primo Paese facente parte dello spazio Schengen in cui l’immigrato arriva e dove gli si registrano le impronte digitali, a dover esaminare ed accogliere l’eventuale domanda d’asilo. Per cui, se in teoria un iracheno entra in Europa attraverso la Grecia, può fare domanda d’asilo esclusivamente in Grecia. Semplice e chiaro. Ma «Il problema è che non tutti gli Stati membri rispettano i parametri di protezione determinati dalle direttive europee e dalla Convenzione di Ginevra», spiega Julien Blanc, collaboratore veterano in centri d’accoglienza in Francia e Belgio. «Ad esempio in Grecia c’è un tasso di riconoscimento delle domande d’asilo da parte degli immigrati iracheni di circa lo 0%, a confronto del 76% della Svezia. In questa situazione sarebbe ingiusto accusare gli immigrati di “asylum shopping” visto che in Grecia gli si nega tale diritto, diritto che al contrario è ottenibile in Svezia. Il problema, in termini tecnici, è l’assenza di armonizzazione nello spazio Schengen del tasso di riconoscimento dello status di rifugiato e le cattive prasi di alcuni Stati membri. Le Ong denunciano il Sistema Dublino II poiché esso non tiene conto delle grandi differenze tra Stati membri nelle prassi di riconoscimento dello status di rifugiato». In più, il Sistema Dublino II scarica la maggior parte dell’onere dell’accoglienza sui Paesi del Sud e dell’Est dell’Unione europea dove, per evidenti ragioni geografiche, si registra il maggior numero di domande.

I centri di permanenza temporanei al collasso

Foto: ewishamdreamer / Flickr«L’asilo non può essere sottomesso né a quote né a restrizioni. È un obbligo internazionale che riguarda qualsiasi Stato abbia ratificato la Convenzione di Ginevra» aggiunge Pierri Henry, direttore generale di France Terre d’Asile, una delle più importanti associazioni francesi che si occupa di rifugiati e di apolidi. La situazione emerge in tutta la sua portata se solo si da un’occhiata alla situazione nei centri di permanenza temporanea (Cpt) : Lampedusa è al collasso, in Grecia non ci sono più centri d’accoglienza disponibili e si è costretti a far dormire i richiedenti asilo in camere d’albergo sovraffollate o per le strade; in Slovacchia, a Tchètchènes, la situazione è molto simile a quella greca;in Belgio le condizioni sono migliori ma i centri sono ugualmente sovraffollati e il numero di collaboratori è sempre insufficiente.Dobbiamo ricordare, infatti, che in Europa quello dell’immigrazione è un fenomeno importante: la percentuale di immigrati internazionali aumenta più velocemente della popolazione mondiale, di cui ne è il 3%. Si parla di 200 milioni di persone che da sole comporrebbero il quinto paese più popolato al mondo. Di questi, dai 30 ai 40 milioni sono in situazione illegale. E sebbene solo il 20% delle domande d’asilo vengano accolte, l’Unione Europea resta la prima destinazione dei richiedenti asilo e da sola riceve più della metà delle domande presentate al mondo, circa nove volte in più degli Stati Uniti. Quanto ai principali Paesi d’origine, si passa dai Paesi vicini come Russia, Serbia e Turchia, ai Paesi in gravi situazioni politiche come Afghanistan ed Iran.

Si potrebbe concludere con le parole di Jean-François Mattei, Presidente della Croce Rossa francese, pronunciate in occasione del Seminario Migranti tenutosi al Consiglio d’Europa lo scorso 19 e 20 febbraio: «Dobbiamo parlare per coloro che non hanno o non hanno più voce, dobbiamo andare incontro a coloro che alcuni non vogliono vedere perché considerati “illegali”. Dobbiamo fare tutto ciò che necessario per proteggerli in ciò che rende tutti noi umani: la dignità di Uomo».

Prima publicazione 20 aprile 2009.