Loretta Napoleoni: «L’Europa? Un grande paradiso fiscale»
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Incontro con l’economista italiana di cinquantacinque anni che vive a Londra. Specilista di finanza e terrorismo, l’abbiamo incontrata a Roma durante la promozione del suo libro, La Morsa. La crisi finanziaria? «Un’occasione perduta per l’Europa di avere una sola voce».
L’intervista a Loretta Napoleoni è stata preceduta dall’acquisto del suo Economia canaglia (Il Saggiatore), un saggio che sembra tutti abbiano letto in questi tempi di crisi. Parla di come i consumatori vivano in un mondo costruito dai media, intrappolati in una rete virtuale di desideri e illusioni sociali, mentre la realtà economica è mutata velocemente. A gestire il pianeta è “l'economia canaglia”, una forza indomabile in mano a nuove generazioni di spregiudicati uomini d'affari, imprenditori e finanzieri.
Distratti da Al Qaeda, derubati da Wall Street
«Questo è dunque un libro sul mondo moderno che rischia di venire totalmente ridisegnato dall’azione di forze economiche oscure. È un libro su quello che è solo l’ultimo capitolo di una storia antica, una storia che ci costringe a ricordare che l’umanità è sempre costretta a pagare un prezzo molto alto per quelle definite poi conquiste nei libri di storia», si legge nell’introduzione. «Guardi, ho poco tempo a disposizione. Tra venti minuti ho un appuntamento in radio, poi un’altra intervista, una cena di lavoro…», si sente un po’ una rockstar? «Eh, sì. Ho in agenda molti incontri e il peggio è che sono a Roma e la mia segretaria nell’organizzarmi la giornata ne ha tenuto poco conto: è difficile spostarsi da un lato all’altro del centro velocemente!». Il numero d’Internazionale della settimana pubblica un suo articolo dal titolo Il sogno di Bin Laden e annuncia l’imminente uscita di La Morsa (Chiarelettere editore): «Il pezzo è un estratto del libro dal capitolo Las Vegas e Dubai, le due metropoli simbolo della decadenza e della contaminazione dell’Occidente che dalla fine del 2001 crescono e si arricchiscono. Con lo scoppio della bolla finanziaria del 2008 sono le prime a soffrire la crisi perché legate alla finanza d’assalto globalizzata». Sulla copertina al titolo segue: Distratti da Al Qaeda, derubati da Wall Street. Come ne usciamo? «Mentre i politici ci terrorizzavano, la finanza ci rubava i risparmi: è questa la morsa in cui siamo stretti noi tutti». Nel taxi dà indicazioni per raggiungere via Asiago, con la sicurezza di chi è nata a Roma e vi ha vissuto fino a ventiquattro anni quando – come scritto nella sua nota biografica – «Dopo aver tentato inutilmente di trovare lavoro in Italia vince la prestigiosa borsa di studi Fulbrigth e si trasferisce negli Stati Uniti. Si considera un emigrata e non un cervello in fuga».
L’Occidente è crollato senza Bin Laden
Un giornale radio apre con una notizia sulla crisi. “Crisi” è la parola più pronunciata degli ultimi otto mesi: «La crisi economica è l’effetto dell’11 settembre e delle guerre che ne sono seguite. Bin Laden con l’attacco alle Torri Gemelle pensava di iniziare un atto di purificazione dell’Occidente invece è accaduto il contrario. Grazie a una politica che non produce nulla e spende denaro che non possiede, il tracollo di quel mondo di celluloide e passioni incontrollabili c’è stato davvero, ma è arrivato dopo e per mano dell’Occidente stesso». Chi si sta arricchendo grazie a questo cortocircuito economico? «Come spesso accade, il crimine organizzato. Pensi a Napoli, per esempio, dove le piccole imprese a rischio chiusura si stanno rivolgendo agli usurai per fronteggiare la crisi. La ‘Ndrangheta si sta muovendo meglio della Camorra, soprattutto sul territorio europeo dove ci sono Stati, come la Germania, che non hanno una legislazione per contrastarla». Ecco, Europa. Il giornale radio annunciava proprio politiche condivise: «Questo momento storico poteva essere un’opportunità per l’Ue per ridisegnare il proprio ruolo a livello mondiale ma le troppe voci, le diverse politiche interne ed estere dei Paesi membri ne hanno ridotto l’incisività». Sfoglia il quotidiano e trova la pagina dell’estero con lo scandalo che sta investendo la classe dirigente britannica: sembrano lontanissimi i giorni in cui la stampa incoronava Gordon Brown come l’uomo che avrebbe portato l’Europa fuori dalla crisi: «Non c’è una nazione in particolare che sta gestendo la crisi meglio, quella che si trova in condizioni peggiori è sicuramente la Gran Bretagna che rischia una crisi decennale anche a causa degli errori commessi negli ultimi sei mesi».
L’Europa? «Un grande paradiso fiscale»
Che che ruolo ha, allora, l’Ue? «Semplicemente si è trasformata in un paradiso fiscale a causa del Patrioct Act approvato nel 2001 dal Congresso americano che introduce controllo e severità sul flusso di denaro che arriva negli Stati Uniti. In questo modo il riciclaggio del denaro sporco si è spostato nel vecchio continente grazie alla mancanza di una normativa omogenea ed esaustiva contro il riciclaggio e i paradisi fiscali. Ancora una volta a guadagnarne è la ‘Ndrangheta che si è fatta, grazie all’ascesa di Salvatore Mancuso (un immigrato siciliano che è diventato il nuovo leader dell’organizzazione terroristica paramilitare colombiana), un’alleata commerciale dei narcotrafficanti della Colombia». La Napoleoni, ormai quasi giunti a destinazione, controlla gli appuntamenti, scorre con le dita tra gli orari dell’agenda e tagli di giornale dei passati mesi, si prepara all’ultima domanda: come ne usciamo? »La crisi potrebbe essere positiva e far riflettere sulle conseguenze negative della globalizzazione ma non aspettiamoci che a farlo siano i politici, bisogna mobilitare la società civile». Secca e coincisa, l’avrà ripetuto più volte di quanto immaginato.
Paga il tassista e scende velocemente dall’auto, raggiunge un gruppo di giornalisti fuori dagli studi di Rai Radio Tre. Esita, torna indietro sottraendo una copia del suo ultimo libro dalle mie mani, scrive qualcosa e si allontana. Apro, leggo il suo autografo a caratteri grandi: sarò mica una groupie, io?
Si ringrazia Giulia Civiletti per la disponibilità e la pazienza.