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Londra? Resta la grande malata d’Europa

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La struttura “dinosauro” del National Health Service britannico resta l’ultima del suo tipo in Europa. Anche la Scandinavia ha abbandonato questo modello. Lo scontro Brown-Blair.

Per il partito Laburista inglese la sanità è sempre stata una questione semplice da affrontare. L’NHS, si dice, è il più efficiente sistema immaginabile ed è in difficoltà solo per mancanza di fondi. Questa convinzione errata, anche dopo la modernizzazione della politica laburista attuata da Tony Blair, è rimasta ben radicata nelle menti e infatti il governo, all’inizio del suo mandato, ha destinato all’NHS somme di denaro pubblico senza precedenti (il budget dell’NHS è cresciuto quasi del 50% rispetto al ’97). Solo oggi, dopo sei anni di sprechi e con scarsi risultati da mostrare, il Partito Laburista sta rivedendo la sua posizione.

I dinosauri alla Brown e i moschettieri alla Blair

Le spese per la sanità sono cresciute dal 6,8 % del PIL nel 1997, all’8 % nel 2003 e raggiungeranno il 9,5 % nel 2007. Al tempo stesso però la percentuale di aumento delle attività ospedaliere è scesa da più del 4% all’anno nella metà degli anni ’90, a meno dell’1% attuale. Il timore che il denaro sarebbe stato assorbito da richieste di aumenti di stipendio, piuttosto che da miglioramenti effettivi delle capacità e delle strutture operative, ha trovato conferma con una ondata di rialzi salariali che si stima equivalente all’incirca tra 1/3 ed i 2/5 dei fondi extra assegnati. Il numero degli amministratori dell’NHS è ora superiore al numero di posti letto disponibili.

Semplificando si può dire che le divisioni all’interno del partito Laburista siano tra parlamentari dell’ala sinistra guidati da Gordon Brown, che ritengono che consistenti somme di denaro da spendere, combinate con obiettivi di rendimento stabiliti a livello centrale, possano ancora rendere l’NHS un sistema sanitario di prima classe, ed una élite riformista ai vertici del Partito che insiste sulla necessità di una liberalizzazione strutturale per dare possibilità di scelta ai pazienti e stimolare la concorrenza tra i fornitori del servizio.

Un urgenza? Si accomodi per… 40 ore

Per ironia della sorte la smentita più netta della visione dirigista di Brown viene proprio dalla natia Scozia, dove il budget dell’ NHS, di 1.300 sterline pro capite è del 21% più alto che in Inghilterra e dove la spesa per la sanità è uguale all’8,7% del PIL, una delle percentuali più alte nel mondo sviluppato. I risultati sono stati scioccanti: il tempo di attesa per il ricovero in ospedale è passato dai 41 giorni del 1997 ai 56 attuali; il tempo di attesa per il pronto soccorso e le emergenze è raddoppiato dal 1998/99 al 2000/01 per raggiungere le 40 ore; infine, nello stesso periodo di tempo, il costo medio degli interventi di pronto soccorso e di quelli chirurgici è cresciuto rispettivamente del 30% e del 39%.

Un’innovazione politica bene accolta, ad opera del governo Major, è stata l’introduzione nel Servizio Sanitario Nazionale di un “mercato interno”, per mezzo del quale sono stati assegnati ai medici di base i finanziamenti con cui acquistare servizi dagli ospedali per conto dei loro pazienti. Questo ha incentivato gli ospedali ad operare in modo efficiente e, come risultato, la produttività del Servizio Sanitario Nazionale è aumentata per 5 anni consecutivi. Poi venne il governo Laburista e, per essere più precisi, il Ministro della Sanità Frank Dobson, il tipo di politico della sinistra laburista sostenitore della pianificazione di stato il quale, fino alla fine, crederà sempre che non ci sia nulla di sbagliato nel Servizio Sanitario Nazionale che non si possa risolvere con sempre più soldi: basta spremere come arance i contribuenti. Il mercato interno è stato abolito e da quel momento la produttività sanitaria ha iniziato un forte declino, andamento che non ha ancora subito un’inversione di tendenza.

Durante l’amministrazione dei successori di Dobson, i riformisti Alan Milburn e John Reid, il Labour Party, riconosciuto il proprio comportamento insensato, ha reintrodotto il mercato interno nella forma dei Primary Care Trusts (PCTs) che ora amministrano i tre quarti del budget nazionale per la sanità. I circa 300 PCTs concludono contratti con gli ospedali premiando quelli che forniscono servizi migliori al prezzo minore. Alain Enthoven, economista di Stanford che per i Conservatori ha ideato il sistema del mercato interno, definisce il nuovo assetto come “un ampliamento” del suo progetto originale.

La novità si chiama “foundation hospital”

Ma mentre i PCTs sono un semplice restauro di una vecchia politica, i “foundation hospitals” sono qualcosa di nuovo. L’idea è quella di liberare gli ospedali del Servizio Sanitario Nazionale dal controllo del governo, iniziando da quelli a “3 stelle”, ovvero dai più efficienti. Come accade in Scandinavia gli ospedali, sebbene ancora soggetti a standard nazionali ed alla supervisione dell’ente di vigilanza, potrebbero fissare l’ammontare degli stipendi, specializzarsi, espandersi a loro discrezione e perfino prendere denaro in prestito dal mercato privato dei capitali. Dovrebbero solo rendere conto ad un consiglio di governatori eletti localmente.

Comunque, a causa dell’opposizione di interessi occulti del settore pubblico, queste riforme sono state modificate, ammorbidite e travisate oltre ogni limite. I “foundation hospitals” saranno soggetti a più controlli degli ospedali ordinari; la loro libertà di decidere degli stipendi sarà limitata; il numero di pazienti privati che potranno curare avrà un tetto massimo. Ciò manterrà gli ospedali finanziariamente dipendenti dal governo e ne renderà minima la competitività; la loro capacità nel prendere in prestito denaro sarà limitata ad un valore massimo deciso dalla nuova CHAI (Commissione di Revisione e Controllo della Sanità).

Bisogna ammettere che le alternative al Servizio Sanitario Nazionale hanno anch’esse i loro difetti. Le assicurazioni private americane garantiscono i migliori standard al mondo ma lasciano 40 milioni di persone senza assicurazione. Le assicurazioni sociali obbligatorie impongono costi di lavoro che scoraggiano le imprese dall’assumere dipendenti, e questo fatto spiega, almeno in parte, perché Francia, Germania e Austria abbiano un tasso di disoccupazione maggiore di quello del Regno Unito. Tuttavia gli sprechi e le timide riforme del partito Laburista garantiscono il fallimento. L’unico eventuale beneficio è che il prossimo governo Conservatore avrà la possibilità di concludere l’era dell’NHS, del Servizio Sanitario Pubblico, inteso come unico fornitore dei servizi sanitari.

L’esperienza della Scandinavia ha mostrato che perfino con grandi stanziamenti di denaro pubblico sono necessarie radicali riforme interne per costruire un sistema sanitario nazionale vitale. I tiepidi tentativi del partito laburista, fatti per salvare l’NHS, ritarderanno solo la sua fine.

Translated from Still the Sick Man of Europe?