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London Lockdown è la prima serie-web prodotta da remoto

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Cafébabel

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Con un team di regia, montaggio e produzione sparso tra Regno Unito, Italia e Germania e un cast di attori residenti a Berlino e Londra, London Lockdown, è la prima serie-web girata interamente da remoto. Abbiamo intervistato l’autrice e regista della serie - nonché fondatrice della casa di produzione, Daitona -, Valentina Signorelli. Ovviamente, tutto rigorosamente da remoto.

Valentina, perché avete deciso di realizzare una serie-web durante il lockdown?

Come moltre altre case di produzione, siamo stati obbligati a chiudere temporaneamente il nostro studio e ci siamo ritrovati a dover gestire la sospenzione di molti lavori commissionati in precedenza. Ciò ha provocato un contraccolpo psicologico non indifferente. Così, un giorno mi sono detta: “Figurati se a Londra non ci sono due attori che vivono insieme e trascorrono il lockdown nella stessa casa”. Nella capitale britannica ci sono molti giovani europei che condividono un alloggio con altre persone. Poi abbiamo scomesso sul passaparola via tag sui social.

E come si fa, tecnicamente, a realizzare una serie-web da remoto?

Fin dall’inizio eravamo pronti ad adattare la scrittura e la sfida della produzione alla situazione del lockdown e, conseguentemente, ai mezzi a disposizione. Di solito gli attori hanno accesso a un microfono perché sono abituati a fare dei self-tape per le audizioni a distanza. Il team di produzione era dislocato tra le città di Torino, Roma, Londra e Berlino. Ci siamo coordinati a distanza.

Qual è l’idea autoriale di fondo di London Lockdown?

Partendo dalla condizione in cui vivevano realmente gli attori - in isolamento in una casa appena fuori Londra - abbiamo deciso di raccontare la crisi attraverso una commedia. L’idea di base: due persone che, di fronte a una pandemia globale, si rendono conto di ciò che sta accadendo nel mondo soltanto a lockdown avviato e grazie a un'intelligenza artificiale, ovvero il sistema di sicurezza della casa.

Come vi è venuta in mente questa idea?

Ho letto un articolo sull’esperienza della pandemia vista dalla prospettiva di Jared Leto. A quanto pare, l'attore è stato nel deserto per un periodo di meditazione durante il quale non si era accorto delle nuove misure restrittive. Al suo ritorno nel mondo “reale”, ha iniziato a mandare messaggi di “energia positiva” a tutti i suoi contatti. È una storia che non ha senso, ma mi ha fatto ridere.

La vostra serie ricorda anche Camera Cafè e Love Bugs ...

Avevamo poco tempo per produrre il tutto e non potevamo utilizzare molte inquadrature. Durante il lockdown andavano per la maggiore riprese stile videochiamata, però, a dire il vero, non mi convinceva come soluzione. Quindi abbiamo optato per la prospettiva fissa. Ma doveva essere giustificata narrativamente in qualche modo. Ecco che è tornata utile l’idea originale dell’inteligenza artificiale. Tutta la serie è raccontata dalla prospettiva del computer.

Chi è Hassan Bin Amjad e cosa c’entra con London lockdown?

(Risata) È un musicista che non esiste! Senza fare troppi spoiler, possiamo dire che ogni puntata è dedicata a un macro-tema, a uno stereotipo che caratterizza questo grande melting-pot che è Londra.

A proposito di macro-temi, si parla anche di Brexit nella vostra serie. Non credi sia una forzatura?

In un certo senso era inevitabile trattare l’argomento, vista la nostra esperienza da italiani nel Regno Unito (Valentina vive a Londra da 7 anni, nda.). Ci sono 3 milioni di cittadini europei Oltremanica. Molti di questi ultimi pagano le tasse qui, ma - come spesso capita per gli immigrati in giro per il mondo - non hanno il diritto di voto. Questo implica una partecipazione alla vita politica non in linea con chi è autoctono. La Brexit è stato un forte trauma per gli europei che vivono qui.

Forse può sembrare banale, ma ci spieghi perché, nel dettaglio?

Al di là del sostegno che è arrivato da tante persone, per i cittadini europei nel Regno Unito, la società è cambiata radicalmente: è più difficile trovare un lavoro e/o accedere a un mutuo. Sta diventando complicato capire che diritti-doveri esistono. Si tratta di problematiche quotidiane che, dopo lo scoppio della pandemia, sono state completamente dimenticate dall’opinione pubblica. Per non parlare del fatto che, ovviamente, è diventato più difficile accedere alla cittadinanza.

La vostra casa di produzione, Daitona, è stata regitrata il 26 febbraio 2016, quindi quattro mesi prima della Brexit. Tu vivevi già a Londa. Perché non avete aperto il vostro business nel Regno Unito?

Tutte le persone che lavorano a Daitona hanno potuto studiare gratuitamente in Italia. Ci sembrava giusto pagare le tasse e contribuire alla crescita del nostro paese. A dire il vero, non so se sia stata una decisione azzeccata (risata).

Se dovessi consigliare un programma o una serie-web prodotta nel Regno Unito, quale sarebbe? E quali sono le tendenze principali nel mondo web in questo momento?

Il mio consiglio è Cut through the noise della BBC. È un formato web sotto ai 10 minuti incentrato su tematiche di attualità. Per il resto, direi che vanno per la maggiore le serie-web realizzate per i brand. È un trend che si è affermato sia nel Regno Unito, che in Italia.


La serie-web London Lockdown su Youtube con i sub ITA.

London lockdown è: Valentina Signorelli (sceneggiatura, regia, produzione), Gualtiero Titta (sceneggiatura). Lorenzo Giovenga (produzione, Lorenzo Lazzarini (produzione), Lavinia Carpentieri (attrice, Royal Academy of Scotland), Tom England (attore, Royal Academy of Scotland), Robert Walker (attore), Andrea Fiorito (montaggio), Lorenzo Piani (design del suono), Matteo Russo e Ascanio Bastianelli (comunicazione).

Daitona sui social: IG e Facebook.

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